Mobilitazione

Sciopero nazionale di Lidl Italia: la situazione nel Bresciano

I sindacati chiedono migliori condizioni contrattuali, la proprietà difende la sua proposta

Sciopero nazionale di Lidl Italia: la situazione nel Bresciano

I lavoratori di Lidl Italia tornano a scioperare per la seconda volta nel giro di pochi mesi. Dopo la mobilitazione dello scorso maggio, venerdì 18 luglio è stata proclamata un’intera giornata di agitazione. Uno sciopero che ha ovviamente interessato anche il territorio Bresciano, dove sono presenti numerosi supermercati a marchio Lidl.

 Sciopero nazionale di Lidl Italia: la posizione dei sindacati

Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs spiegano in un comunicato congiunto che lo sciopero scaturisce dal “mancato riscontro delle richieste sindacali per migliorare le condizioni salariali”.  In particolare, i sindacati chiedono l’introduzione di premi di risultato o aumenti del salario fisso o, ancora, l’introduzione di buoni past. “Non sono arrivate nemmeno risposte concrete in merito a una necessaria revisione dell’organizzazione del lavoro, che riduca i carichi insostenibili e la flessibilità unilaterale comandata dall’azienda. Tutto ciò avviene nonostante i positivi risultati economici raggiunti da Lidl Italia (oltre 7 miliardi di fatturato e 1,3 miliardi di utili negli ultimi 5 anni), un dato che rende ancora più grave il rifiuto di un adeguato riconoscimento del contributo delle lavoratrici e dei lavoratori da parte dell’impresa”.

Sciopero nazionale: la replica dell’azienda

Questa la replica di Massimiliano Silvestri, presidente di Lidl Italia:

“Da sempre ci impegniamo per garantire condizioni economiche di miglior favore a tutte le nostre collaboratrici e i nostri collaboratori e, già a partire dal 2009, Lidl Italia è l’unica realtà del settore discount – e una delle poche nella GDO italiana – ad essersi dotata volontariamente di un Contratto Integrativo Aziendale. In occasione delle trattative per il rinnovo, ancora una volta, abbiamo confermato il nostro impegno proponendo un pacchetto di misure significativamente migliorativo per uno sforzo economico complessivo pari a 20 milioni di euro aggiuntivi, corrispondente ad un aumento superiore al 50% rispetto al contratto in essere. Parte dell’attenzione costantemente dedicata ai dipendenti, si evince anche dal fatto che Lidl Italia retribuisce il lavoro al minuto e prevede importi di superminimo in busta paga superiori a quelli del settore, oltre a riconoscere una maggiorazione domenicale del 135%, rispetto a quella prevista dal CCNL che è pari al 30%. In aggiunta, parallelamente alla proposta economica, ci siamo impegnati per proseguire sulla strada già intrapresa di istituire le 25 ore settimanali come monte ore minimo contrattuale, rispetto alle 18/20 ore previste dal CCNL di settore; prevedere il passaggio da 5° a 4° livello per i collaboratori impiegati nei centri logistici ed, infine, introdurre la sperimentazione per migliorare la pianificazione degli orari settimanali e delle domeniche.  Restiamo convinti della validità della nostra proposta, costruita in base al fondamentale criterio della sostenibilità economica di lungo periodo, e auspichiamo che le organizzazioni sindacali ne comprendano a fondo il valore”

La situazione nel Bresciano

Allo sciopero hanno aderito quasi tutti i punti vendita della nostra provincia, con rare eccezioni. Tuttavia, non necessariamente questo ha comportato la chiusura del supermercato. E’ il caso, ad esempio, di Rovato, dove il negozio che si affaccia su via 25 Aprile è aperto, seppur con qualche limitazione nella merce esposta e una riduzione del personale in servizio. Nella mattinata di venerdì, infatti, due soli addetti stavano lavorando in tutto il supermercato, cercando di far fronte alle richieste dei clienti.

Chi ha scelto di lavorare lo ha fatto nella convinzione che le condizioni contrattuali proposte da Lidl Italia siano “nettamente migliori” rispetto a quelle di altri discount; in particolare, gli addetti in servizio hanno evidenziato una programmazione degli orari e dei turni sostenibile (anche in considerazione delle esigenze famigliari) e condizioni di lavoro notevolmente migliorate dopo la pandemia.