Sara Varone è una donna molto conosciuta: psicologa stimata, già karateka a livello nazionale, è stata protagonista di una vicenda che si è conclusa da poco e che lei vuole condividere per dare un contributo alla lotta contro la violenza di genere.
Lei ha subito una violenza davvero particolare…
«Ci sono molte più donne di quante si possa immaginare che sono incastrate in situazioni particolari. Io ho sentito costante per dieci anni una violenza che ho dovuto affrontare a livello giudiziario, una violenza silenziosa che il mio ex ha potuto attuare nei miei confronti agendo comunque nella legalità, chiamandomi a rispondere davanti ai giudici per ottenere un risarcimento, ho subito una sorta di stalking strisciante attuato nella legalità. Voglio essere però molto chiara nel ribadire che non sono stati giudici e avvocati ad usare violenza nei miei confronti ma un uomo che non sopportando l’idea di perdermi ha intrapreso una causa legale nei miei confronti per ottenere un “rimborso” delle spese affrontate quando eravamo conviventi. Racconto la mia storia mettendoci nome, cognome e faccia affinché leggendola magari anche una sola donna che si sente violentata nell’intimo possa trovare il coraggio di parlare, di chiedere aiuto, di denunciare».
Devono essere stati dieci anni terribili…
«Sì, tremendi, con una costante sensazione di impotenza, sempre nella condizione di chi deve difendersi pur sapendo d’essere con la coscienza a posto. E la sensazione più tremenda è che intimamente si ha la certezza che chi ti sta accusando sa benissimo di non avere alcuna ragione di chiedere un risarcimento ma allo stesso tempo attraverso un iter giudiziario vuole essere costantemente presente nella vita di chi ha deciso che su una storia è stata messa la parola fine. Pur abitando ormai distanti è come se lui volesse dirmi io ci sono ancora e di me non ti liberi. Ci siamo lasciati nel 2015 e subito mi ha chiesto una cifra enorme per le mie possibilità e ho rifiutato una mediazione. Per anni non si è più fatto vivo e proprio dopo la nascita della mia bambina nel 2019, mi sono sposata l’anno prima, forse non per caso si è rifatto vivo. Pochi giorni dopo il parto ho ricevuto la notifica dell’atto di citazione, il procedimento dunque è stato avviato quando ero in gravidanza».
Ma perché chiamarla davanti ai giudici?
«Il mio ex sosteneva che io mi fossi arricchita durante la convivenza a spese sue ma alla fine, cifre alla mano, i giudici della Cassazione non hanno potuto fare altro che ritenere insignificanti le sue richieste proprio partendo dal presupposto che una convivenza si basa sul reciproco aiuto. Lui sapeva benissimo che la pressione emotiva nei mie confronti poteva essere attuata solo attraverso un teorema legale dell’intimidazione. Un modo per affermare la sua presenza nella mia vita, posto che non ha più, da tempo. Di fatto però per dieci anni ho vissuto con l’ansia di trovare notifiche di atti giudiziari nella cassetta delle lettere».
Nonostante tutto, dopo dieci anni tra Primo grado, Appello e Cassazione lei è andata avanti, con la sua professione, si è sposata, ha una figlia stupenda…
«Ho trovato una grande appoggio innanzi tutto in mio marito: non riuscivo ad affrontare spese di un certo rilievo necessarie per la quotidianità per esempio ma mio marito è sempre stato deciso, prima dovevamo fare la nostra vita. Psicologicamente però è stato comunque condizionante. Per anni ho vissuto con la netta sensazione che il mio ex agisse soprattutto per non rompere il legame, io non volevo lottare, per me era finita e basta. Ho sempre fatto il mio lavoro di psicologa ma sinceramente è come se avessi avuto una sorta di nemico invisibile che mi girava attorno. Ecco che l’appoggio di mio marito e della mia famiglia è stato fondamentale, anche nei momenti in cui pensavo di aver sbagliato tutto».
Adesso che la vicenda giudiziaria si è risolta a suo vantaggio è più tranquilla?
«Spero proprio sia finita per davvero perché ho provato sulla mia pelle quanto possa essere subdolo il desiderio di vendetta da parte di chi non vuoi più nella tua vita. Ho carattere d’atleta e la professionalità che mi appartiene mi sostengono. Sto vivendo un momento particolarmente significativo anche perché a Montichiari sono tra i protagonisti dell’apertura di Health Boutique, un centro poli specialistico in via Brescia in cui operano psicologi, educatori, osteopata, nutrizionisti. Un centro in cui ci si occupa della salute per tutte le età a 360 gradi, ogni caso viene affrontato in equipe. Nonostante quello che ho passato penso e agisco solo pensando a un futuro migliore, per me, per tutti quelli a cui voglio bene, dando il massimo come professionista e come donna. Il percorso sportivo della mia vita mi ha insegnato che non ti puoi fermare quando perdi e devi dare ancora di più quando sei vincente».