Guerra

Tra le ferite dell’Ucraina: il racconto di Marzia Lazzeri

La giovane cooperante è al lavoro con suo gruppo per portare supporto psicologico e sanitario

Tra le ferite dell’Ucraina: il racconto di Marzia Lazzeri
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Dal febbraio 2022, sono stati registrati 6,8 milioni di rifugiati ucraini, oltre 3 milioni e mezzo di persone sono ancora sfollate all'interno del Paese, 39mila vittime accertate con più di 2mila e 400 bambini uccisi o feriti.

Lo scenario di guerra

 

Quasi 3mila e 600 strutture educative, tra cui circa 2mila scuole, hanno subito danni dall'escalation della guerra e oltre 2 milioni di abitazioni sono state danneggiate, principalmente negli oblast di Donetsk, Kharkiv e Zaporizhzhya. Le perdite economiche hanno superato i 499 miliardi di dollari. Dati che raccontano di uno scenario quasi incredibile da credere per chi la guerra non la vive e non la vede con i propri occhi. Qui, nell’Ucraina martoriata dalla guerra che sembra non voler cessare, opera il Cesvi, un’organizzazione umanitaria italiana nata nel 1985 e attiva in 23 Paesi del mondo per supportare le popolazioni più vulnerabili nella promozione dei diritti umani, nel raggiungimento delle loro aspirazioni, per lo sviluppo sostenibile. Tra gli operatori del Cesvi c’è anche la giovane lenese Marzia Lazzari, che ha raccontato il suo lavoro in terra ucraina a pochi passi dal fronte a fianco della popolazione tra bambini, ragazzi e donne che attendono il ritorno dal fronte di figli, padri e mariti e la fine dei bombardamenti per poter ricominciare davvero a vivere.

Marzia Lazzeri

"In qualità di Emergency Area Manager ho iniziato a lavorare per il Cesvi circa tre anni fa, a luglio saranno tre anni esatti e fin dall’inizio mi sono occupata di contesti di emergenza tra cui Venezuela, Colombia, Iraq e in ultimo anche l’Ucraina. Quello di cui sono responsabile è la gestione e l’implementazione dei progetti nei vari paesi di competenza tra cui l’Ucraina dove sono stata tre volte per circa tre mesi".

Ha raccontato la cooperante che ha vissuto a stretto contatto con la popolazione  sotto attacco.

"Le sensazioni la prima volta che si va nelle zone ad est del paese quindi nel Oblast che è a poche decine di chilometri dalla linea del fronte sono sicuramente molto impattanti in quanto la maggior parte degli edifici e delle case sono ancora distrutti. C’è questa strada che da Karkiv porta a Isium, città in cui noi lavoriamo che ha tutti i ponti che sono stati minati e quindi non ci sono più e si passa da strade che sono costruite a lato, passando in zone completamente minate. Come primo impatto è sicuramente molto forte, poi parlare con la gente che ormai da tre anni è in guerra e sotto continuo bombardamento è un carico di emotività importante. La popolazione continua a vivere nelle zone che sono state occupate e poi liberate dagli Ucraini, per cui è stanca e vive in una sensazione di smarrimento rispetto a cosa ne sarà del futuro visto che gli attacchi continuano ad esserci. Il peso psicologico è ancora molto importante".

Il ruolo di Lazzeri è centrato sulle attività di supporto psicologico e psicosociale.

"Quello che facciamo come Cesvi, grazie anche ai fondi della cooperazione italiana, sono attività di supporto psicologico e psicosociale sia di gruppo che individuale e il ritorno della popolazione è molto alto, il target dei beneficiari è formato soprattutto da persone anziane o di mezza età e donne, perché gli uomini sono al fronte. Ognuna delle famiglie vive una situazione di incertezza in quanto c’è chi ha figli al fronte, il marito, ha una parte della famiglia a pochi chilometri ma in territori russo quindi sicuramente la popolazione vive in una costante situazione di paura, stanchezza e incertezza. Oltre a questo lavoriamo in ambito educativo con bambini e ragazzi che sono in didattica online ormai da cinque anni, soprattutto quelle più vicine al fronte perché le scuole possono aprire solo se hanno dei rifugi antiaerei per cui stiamo supportando alcune scuole per la loro costruzione e accompagnare il ritorno a scuole di insegnanti e bambini attraverso il supporto psicosociale. Oltre a questo e lavorare tramite questo team mobili per portare supporto, lavoriamo anche in ambito di sensibilizzazione per lo sminamento e sul pericolo delle mine in quanto appunto la maggior parte del territorio è minato. Lavoriamo in partenariato anche con alcuni ospedali e centro di salute per fornire farmaci ed equipaggiamenti sanitari, soprattutto perché c’è assenza di continuità nella fornitura di medicinali e negli ospedali vicini al fronte restano aperti solo alcuni reparti".

Un impegno importante che non è terminato.

"Il prossimo impegno mi vedrà quasi sicuramente di nuovo in Ucraina per accompagnare il nostro team locale, per una missione di monitoraggio e quindi per valutare come stiamo rispondendo ai bisogni della popolazione e sulla base di questo poter elaborare nuovi interventi umanitari e nel frattempo sto seguendo anche altre emergenze tra cui l’Iraq e la situazione del Kurdistan irakeno dove come Cesvi lavoriamo da diversi anni e il rafforzamento e la preparazione di interventi per poter rispondere a emergenze dovute a catastrofi naturali in Italia, quindi a fianco del team Italia per poterci preparare a questo, ma anche su alcuni dossier come Gaza, Sudan e Siria".

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