Assemblea pubblica per i lavoratori della Stanadyne di Castenedolo: speranza, determinazione e richiesta di certezze.
L’assemblea pubblica
Un’assemblea pubblica carica di emozione e determinazione si è tenuta oggi (venerdì 7 marzo 2025) per discutere il futuro dei lavoratori della Stanadyne di Castenedolo. La filiale italiana dell’azienda americana, controllata dal fondo Cerberus, ha avviato la procedura di liquidazione lo scorso 4 dicembre, lasciando centinaia di dipendenti in una situazione di precarietà e incertezza.
La partecipazione è stata ampia e sentita: istituzioni locali, sindacati e politici si sono uniti ai lavoratori per esprimere solidarietà e cercare una soluzione. La musica in sottofondo ha accompagnato gli interventi, molti dei quali carichi di riconoscenza ma anche di amarezza per le responsabilità disattese.
La voce dei lavoratori: “Non siamo numeri”
Emblematiche le parole di una lavoratrice:
“Non possiamo morire per l’incoscienza di chi avrebbe dovuto trovare una soluzione. Gli acquirenti ci sono, noi abbiamo fatto il nostro dovere e pretendiamo che lo facciano anche gli altri. Per loro contano solo i numeri, ma noi non siamo numeri. Vogliamo trasformare la speranza in certezza”.
Un’altra dipendente, con 32 anni di servizio in azienda, ha condiviso il dolore della situazione:
“La Stanadyne è una famiglia, ormai ci guardiamo negli occhi e sappiamo cosa stiamo vivendo. Tutto si sta sgretolando e molti colleghi cercano altre opportunità. Fa male”.
La politica e le istituzioni: impegno e critiche
La politica locale e nazionale ha preso parola, con esponenti di diverse fazioni che hanno sottolineato l’importanza di mantenere alta l’attenzione su questa crisi. Miriam Cominelli ha evidenziato il peso umano della vicenda, mentre il sindaco Bianchini ha ribadito l’impegno a mantenere aperti tutti i canali istituzionali. Il consigliere Massardi si è detto colpito e ha promesso massimo supporto, sottolineando però la mancanza di un intervento prioritario da parte di chi dovrebbe guidare la risoluzione della crisi.
La deputata Bordonali ha lodato il grande lavoro di collaborazione tra istituzioni e lavoratori, sottolineando che “se oggi la Stanadyne esiste ancora, è grazie a voi”. Benzoni ha definito la situazione “una crisi umana più che economica” e ha confermato la pressione esercitata sul Ministero affinché partecipi attivamente alla risoluzione del problema. Il 17 marzo ci sarà il tavolo regionale a cui parteciperà anche il Ministero incaricato.
L’onorevole Girelli ha denunciato la logica puramente multinazionale che ha portato alla chiusura, sottolineando la necessità di un cambio di passo e di responsabilità:
“Non si va in vacanza quando c’è una crisi in atto, si resta per affrontarla”.
Anche il senatore Bazoli ha messo in evidenza l’assurdità della chiusura di un’azienda sana:
“La Stanadyne non è un’azienda in crisi, ma una pedina sacrificabile all’interno di una multinazionale che guarda solo ai numeri. Qui c’è un’occasione concreta per salvare i posti di lavoro: perderla sarebbe un delitto”.
Un messaggio di resistenza e speranza
Barbara Basile, della fiom, e Gigi, il sindaco chiamato orami così da tutti, due punti di riferimento per i lavoratori in questa battaglia, hanno chiuso l’assemblea con un messaggio di determinazione:
“Perdere la Stanadyne significa dare ragione a chi l’ha messa in liquidazione. Non possiamo permetterlo. Avete combattuto tanto, siete arrivati alla fine e vincerete”.
L’assemblea si è conclusa con un appello all’unità e alla compattezza, nella speranza che la politica e le istituzioni trasformino le parole in fatti concreti. La battaglia per il futuro della Stanadyne di Castenedolo continua, con i lavoratori in prima linea per difendere il loro diritto al lavoro e alla dignità.
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