Tra il dire e il fare c’è di mezzo… il portafogli. Per la precisione, quello di Regione Lombardia. Parliamo del progetto di costruzione di un nuovo ospedale, a Chiari, a servizio dell’Asst Franciacorta: un’ipotesi accarezzata da anni, ma che nei mesi scorsi è tornata sui banchi della politica locale, mettendo per una volta tutti d’accordo, da destra a sinistra. C’è soltanto un piccolo problema: quello di trovare i circa 250-300 milioni di euro necessari per trasformare uno splendido capitolo del libro dei sogni in un progetto concreto.
Politica locale
La politica locale, nei mesi scorsi, ha dato prova di una rara capacità di fare rete: un ottimo punto di partenza. Lo dimostra la lunga sfilza di firme in calce alla lettera che tutti e 44 i sindaci dei Comuni del territorio dell’Asst Franciacorta hanno inviato al governatore Attilio Fontana, ormai un mese fa. Martedì, la corazzata ha mosso un altro passo decisamente importante. Il consigliere regionale Diego Invernici (Fratelli d’Italia) si è fatto portavoce del territorio e ha chiesto e ottenuto, tramite una mozione in Consiglio regionale, che la stessa Regione dia mandato all’Asst Franciacorta di realizzare uno studio di fattibilità sulla grande opera. Tradotto: che si passi al concreto, tramite uno studio richiesto dalla stessa Regione che metta nero su bianco cifre e costi (reali) del futuro ospedale.
Nel dettaglio, il documento presentato da Invernici chiede di «valutare i costi e i benefici della costruzione di un nuovo presidio ospedaliero rispetto alla ristrutturazione di quello esistente, tenendo conto della situazione attuale e delle esigenze future della popolazione, delle possibilità di sviluppo e delle limitazioni fisiche e strutturali dell’ospedale esistente, dell’impatto economico e dei benefici derivanti da una struttura moderna e funzionale».
Asst Franciacorta
Già nel 2016 l’allora direttore generale dell’Asst Mauro Borelli aveva presentato un primo studio di fattibilità per costruire un nuovo ospedale a Chiari, su un terreno già di proprietà dell’azienda sanitaria che si trova in via Beata Vergine di Caravaggio. Siamo a sud della città, a due passi dall’autostrada Brebemi e quindi in una posizione decisamente più «strategica» rispetto all’attuale «Mellino Mellini», che non solo presenta problemi di spazi interni, ma si trova anche nel pieno centro città, in una struttura d’inizio Novecento. Difficile ampliarlo. Difficile ristrutturarlo. Difficile immaginare che possa essere “aggiornato” agli standard della medicina di oggi. Tantopiù che oggi il nosocomio di Chiari svolge anche il ruolo di hub per tutta la Asst Franciacorta, con un Dipartimento di emergenza-urgenza accettazione da quasi 60mila accessi all’anno.
«Nel corso degli anni, il presidio ha subito una serie di interventi di ristrutturazione e riqualificazione che, pur avendo migliorato alcune aree, non hanno potuto superare i limiti fisici, strutturali, antisismici e antincendio della struttura originaria – ha spiegato Invernici, articolando la richiesta dello studio di fattibilità – Inoltre, lo sviluppo urbanistico ha profondamente modificato l’accessibilità al presidio esistente sia per l’utenza che per gli operatori sanitari. A ciò si aggiunga il fatto che il ruolo di hub del presidio di Chiari richiede il completamento dell’offerta di servizi sanitari e di supporto, con l’introduzione di nuove specialità ospedaliere che comportano ulteriori adeguamenti strutturali interni ed esterni alla struttura».
Sul fronte infatti della riqualificazione edilizia, prosegue il consigliere, «gli adeguamenti, visti i limiti fisici, strutturali e urbanistici, potrebbero avere un impatto economico rilevante e richiedere tempi non compatibili con le attuali e future esigenze della popolazione». Quanto alla collocazione, il terreno di proprietà aziendale esattamente a poche centinaia di metri dal casello sarebbe ideale. «Per dimensioni e viabilità, consentirebbe la costruzione di un moderno ed efficiente presidio ospedaliero». Insomma: il messaggio (politico) è chiaro. A tessere la tela era stato, in primis, il sindaco di Rovato Tiziano Belotti nei mesi scorsi, mettendo d’accordo tutti i colleghi e dialogando con tutti i consiglieri i regionali bresciani: Simona Tironi, Giorgio Maione, Claudia Carzeri, Emilio Del Bono, Floriano Massardi, Miriam Cominelli e lo stesso Invernici. La mozione in Consiglio regionale è passata con la stragrande maggioranza dei voti (59 su 61).
Il dibattito in Consiglio comunale
Sulla vicenda sono intervenuti in molti. Mercoledì sera in Consiglio comunale è stata anche discussa e approvata una mozione di maggioranza sul tema, presentata da Gianmario Sirani e approvata poi con alcuni emendamenti delle minoranze con i voti di tutta l’Assise esclusi i gruppi «Chiari Virtuosa» e «Chiari Capitale» che si sono astenuti. Oggetto, sostenere la richiesta di uno studio di fattibilità per il nuovo ospedale, ma anche costituire un Osservatorio permanente per monitorarne gli sviluppi e convocare insieme ad Asst gli «Stati generali della Sanità».
Libretti: «Opportunità unica, bene la comunione d’intenti»
Per Maurizio Libretti, ex reggente e oggi segretario del Pd cittadino, la decisione del Pirellone è «un passaggio positivo e di grande rilevanza».
«Mai prima d’ora si era registrata un’attenzione così forte per il futuro della sanità nell’Ovest bresciano – continua l’ex vicesindaco – Questo è il risultato di una convergenza di fattori decisivi: l’unità di tutti i 44 sindaci del territorio dell`Asst, inclusi quelli delle città più grandi come Palazzolo, Rovato, Iseo e Orzinuovi, oltre a Chiari, nel riconoscere le criticità e definire i percorsi da seguire evitando campanilismi. C’è poi il consenso bipartisan delle forze politiche in Regione, disponibili ad accogliere le richieste del territorio; e la determinante apertura della dirigenza dell’Asst nel perseguire questo obiettivo. Infine, la pronta disponibilità di una nuova area nel lascito Barcella, situata proprio a Chiari. Si tratta di un’opportunità unica, frutto di una condivisione senza precedenti tra istituzioni e territorio. È fondamentale, dunque, procedere rapidamente con un’analisi approfondita dei costi, dei benefici e delle opportunità, così da giungere a una decisione ben ponderata e fondata su basi solide avviando così un percorso il più possibile trasparente e condiviso in modo tale da evitare i fraintendimenti che stiamo vedendo in altri luoghi del territorio come per esempio a Desenzano».
Vizzardi: «Ma si definisca cosa fare dell’attuale ospedale
Tra i più cauti in aula, l’ex sindaco di Chiari Massimo Vizzardi.
«Premesso che l’obiettivo di ciascun amministratore regionale è e deve essere quello di perseguire ogni azione tesa ad offrire la soluzione migliore per i cittadini ed il migliore utilizzo delle risorse pubbliche, senza fare scelte a priori e prendendo decisioni basate sui dati e sulle opinioni anche di chi vive e lavora sul territorio – ha argomentato l’ex sindaco – lo studio di fattibilità dovrà partire da un esame dei bisogni anche e soprattutto di chi lavora all’interno della struttura ma anche dei cittadini, dovrà coinvolgere tutti i soggetti interessati, dovrà valutare se sia migliore un’ipotesi tesa a ristrutturare l’esistente o una soluzione diretta ad edificare un nuovo presidio ospedaliero in area più periferica».
Vizzardi non trascura un aspetto di cui finora si è parlato poco: il futuro dell’attuale ospedale, nel caso in cui venisse soppiantato. «Dovrà altresì essere chiarito quale la destinazione che avrà l’importante superficie ed immobili che oggi ospitano il più importante presidio ospedaliero di Asst Franciacorta» conclude.
«Non possiamo rischiare di creare un vuoto urbanistico o di alimentare mega operazioni immobiliari» gli ha fatto eco in Consiglio comunale, mercoledì sera, l’ex assessore Domenico Codoni.
Codoni: «I clarensi dovranno prendere la macchina»
Sempre Codoni ha invece espresso dubbi sui tempi (prevedibilmente lunghi) di cantiere e sul rischio di perdere una struttura sanitaria molto identitaria e «clarense».
«Dobbiamo essere cauti affinché non si verifichino iniziative da parte di Amministrazioni limitrofe, che potrebbero voler trasferire altrove i servizi ora collocati a Chiari. Il futuro dell’ospedale deve rimanere saldo qui, perché il suo valore non è solo sanitario, ma anche profondamente identitario per la comunità clarense – spiega Codoni – Inoltre, collocare il nosocomio vicino alla BreBeMi costringerebbe tutti i cittadini di Chiari a spostarsi in auto o con autobus, mentre ora molti raggiungono l’ospedale a piedi o in bicicletta».
«La costruzione di un nuovo presidio ospedaliero richiederà anni, se non un decennio, e durante questo periodo si rischia che non vengano più destinate risorse al nosocomio esistente – prosegue – Nel frattempo, i cittadini di Chiari (e di tutto il bacino servito) necessitano di un presidio all’altezza. È forse più realistico valutare una ristrutturazione e un potenziamento dell’ospedale attuale, dato che la parte nuova e il Pronto Soccorso non sono ancora sfruttati al massimo».
Infine l’affondo politico: «Anche se l’iter amministrativo spetta a Regione Lombardia e alla direzione di Asst Franciacorta, l’Amministrazione comunale dovrà comunque esprimere competenze, visione strategica e capacità di intervento urbanistico. Ne sarà capace? Chiediamo studi, dati e un confronto approfondito prima di dare un sostegno incondizionato a un progetto di tale portata».
Salogni: «Attenzione al futuro dell’attuale ospedale»
Anche Marco Salogni (Comitato civico) ha approvato la mozione (emendata) in Consiglio comunale, rimarcando però che il futuro Osservatorio dovrà prestare attenzione al futuro dell’attuale «Mellini». «Se è vero che dobbiamo ragionare oggi sullo Studio di fattibilità che si andrà a realizzare, dovremo anche ragionare sulla realizzazione effettiva del nuovo ospedale: quali strutture verranno realizzate sull’attuale ospedale? L’area resterà a destinazione sanitaria? Dobbiamo essere pronti».
Zotti: «Momento storico»
A chiudere il sindaco Gabriele Zotti.
«L’approvazione di questo documento in Regione, forte della firma di 44 sindaci, rappresenta per Chiari un momento storico – ha spiegato – Come accaduto per la caserma dei carabinieri, non bisogna focalizzarsi su polemiche politiche ma sul fatto che questa opera darà maggiori garanzie di Pronto intervento a chi si troverà in stato di necessità. E l’ospedale resterà sul territorio clarense» ha detto invece il sindaco Gabriele Zotti.
Ora la palla è ufficialmente a Milano, e presto sui tavoli della Direzione generale del Welfare e di Guido Bertolaso ci sarà uno studio di fattibilità con delle conclusioni che potremmo già scrivere: si può fare, ne vale la pena. E a quel punto, non servirà che decidere.