Pmi bresciane: il 42% teme un calo degli ordini nel prossimo semestre
Lo osserva il report congiunturale del Centro studi Confapi Brescia, realizzato interrogando un campione di 100 imprese associate, in prevalenza metalmeccaniche, con fatturati tra uno e cinque milioni di euro
Pmi bresciane: il 42% teme un calo degli ordini nel prossimo semestre.
I dati
Ecco alcuni dati: nell'anno che poco meno di un mese fa ci siamo lasciati alle spalle (il 2024) il 63% delle piccole e medie imprese bresciane ha registrato un calo di fatturato rispetto all'anno precedente. Il 55% delle imprese ha anche registrato un calo della produzione e il 57% degli ordini. L'occupazione è rimasta stabile per metà delle imprese, un quarto ha avuto incrementi di organico, un quarto ha diminuito la forza lavoro (anche se nella gran parte dei casi non sono licenziamenti, ma semplicemente pensionamenti che non sono ancora stati sostituiti).
Centro studi Confapi Brescia: il comportamento delle Pmi bresciane
Lo osserva il report congiunturale del Centro studi Confapi Brescia, realizzato interrogando un campione di 100 imprese associate, in prevalenza metalmeccaniche, con fatturati tra uno e cinque milioni di euro. In un quadro generale non roseo, i dati congiunturali di dettaglio relativi all'ultimo trimestre del 2024 non si discostano in modo sostanziale da quello precedente, anche se il fatturato risulta lievemente meglio (36% lo segnala in crescita rispetto al 34% del terzo trimestre; 45% in riduzione rispetto al 54%).
Più movimentata la situazione sul piano occupazionale: se nel terzo trimestre l'indicatore risultava stabile per 85 aziende su 100, nel quarto si scende a 63 imprese. Cresce invece sia il numero di chi incrementa l'organico (da 8 a 18%), sia di chi lo diminuisce (da 7 a 19%).
Resta alta anche la tensione sui costi della produzione: nel quarto trimestre il 60% delle PMI osserva infatti un aumento (contenuto o marcato) dei costi dell'energia, praticamente il doppio (32%) di chi aveva registrato aumenti nel terzo trimestre. Nel quarto trimestre quasi un'impresa su due dichiara un grado di utilizzo degli impianti inferiore al 50% (22% inferiore al 50%, 28% tra il 50 e il 70%). Un'impresa su quattro ha, invece, un grado di utilizzo degli impianti superiore all'85%, il restante quarto tra il 70 e l'85%. Una situazione certamente complessa, che si inserisce in un quadro di indebolimento complessivo dell'area euro (che è anche il principale mercato estero di sbocco delle PMI bresciane) da un lato e di crescente tensione sui costi dell'energia e delle materie prime dall'altro.
«Il tema costi preoccupa, e grava sui margini delle associate; tuttavia, da solo non ha generato effetti diretti sui ritmi produttivi - osserva l'indagine del Centro studi Confapi Brescia -. Sollecitate direttamente sul punto, le intervistate affermano che la prima causa è proprio il calo degli ordini (7 su 10). D’altro canto, proprio il calo della domanda ha consentito pause più lunghe a 3 imprese su 10, una riorganizzazione interna all’azienda volta al miglior sfruttamento dei tempi delle vacanze natalizie».
Cosa ci si aspetta per il 2025
Le attese per il 2025 - rispetto al primo semestre 2025 le imprese restano particolarmente caute. Una parte preponderante non si aspetta variazioni apprezzabili negli ordinativi, ma una parte comunque significativa si attende invece una contrazione. Le imprese che si attendono, infatti, un calo degli ordini in Italia sono il 42%, in Unione Europea il 41% e nell'area extra UE il 35%.
«Il tessuto imprenditoriale si mostra tuttavia molto propositivo - rileva il rapporto -: quattro intervistate su dieci affermano infatti di essere alla ricerca di nuovi mercati/attività, mostrando reattività e flessibilità».
Rilevante anche quel 18% di imprese che sta operando in termini di riqualificazione tecnologica e il 16% che pensa di inserirsi in nuove filiere strategiche.
«Il 2024 ha evidenziato diverse criticità che in parte perdurano - afferma Pierluigi Cordua, presidente di Confapi Brescia e Lombardia -. I costi crescenti sul fronte energia e gas da un lato e la domanda calante dall'altro rappresentano un mix che sta fortemente penalizzando le nostre imprese. A questo si aggiungono le normative UE sull'automotive, sempre più stringenti in termini di emissioni, che stanno generando effetti paradossali: se l'elettrico non ingrana, la domanda di automobili a motore termico, seppur non entusiasmante, c'è, ma i maggiori produttori preferiscono rallentare la produzione per evitare di incappare in pesanti sanzioni. L'effetto su tutta la filiera, in questo contesto, rischia di essere devastante».
«Se la Germania continua a soffrire (mercato di riferimento principale per il Made in Brescia), un'ulteriore incognita è rappresentata dall'export, da sempre motore del sistema produttivo bresciano. C'è un grosso punto di domanda su cosa farà Trump rispetto ai dazi, sapendo che gli effetti sarebbero chiaramente negativi per il sistema bresciano. È positivo, come evidenzia la ricerca del nostro centro studi, che i nostri imprenditori non siano fermi e si stiano dimostrando dinamici, alla ricerca di nuovi mercati e opportunità. Positiva anche l'occupazione che, pur in un contesto difficile, si mantiene a livelli elevati».
Di qui, anche un inciso sull'importante ruolo associativo:
«Confapi Brescia continua nella sua azione di rappresentanza degli imprenditori. Costante è l'impegno nell'offerta dei nostri servizi, che spaziano dalla formazione all'internazionalizzazione, fino al supporto sindacale. È in momenti così complicati che il ruolo dell'associazione diventa determinante, fornendo sostegno per affrontare le sfide del mercato».