La palazzolese Tecla Botter spegne 100 candeline, il segreto? «Essere sempre allegri»
"Oggi piove, ma domani ci sarà il sole" è il mantra della decana, che domenica 15 ha festeggiato il traguardo assieme a tutta la sua famiglia
di Emma Crescenti
La statura non inganni, e nemmeno l’età. Perché nonostante il fisico minuto e i cento anni, Tecla Botter in fondo è la stessa ragazzina vispa che all’epoca si arrampicava sui banchi di scuola, troppo grandi per una bambina piccola come era lei: il secolo sulle spalle ha portato maturità, esperienza, cultura («studiare è importantissimo», rimarca più di una volta), ma non ha scalfito il suo carattere forte, né ha affievolito la curiosità che ancora le brilla negli occhi.
I cento anni di Tecla Botter
Seduta sul divano di casa ci racconta la sua storia cominciata il 15 dicembre del 1924, a Torbiato di Adro, dove viveva con la sua famiglia, nona di dieci fratelli.
Ci chiede di alzare un po’ la voce e spesso si scusa temendo di dilungarsi e di annoiare, ma ogni parola, ogni ricordo è prezioso e vale la pena di essere ascoltato, testimonianza di un’epoca che oggi è Storia, quella con la s maiuscola.
«Alle elementari ero la capoclasse e gli insegnanti mi chiedevano aiuto per far ripassare le tabelline ai miei compagni», ricorda con orgoglio Tecla. La «maestrina», la chiamavano, per quella voglia di sapere che l’ha sempre accompagnata, consapevole dell’importanza dell’istruzione, dello studio e della conoscenza: l’avventura a scuola è stata breve, erano i tempi che erano, la cultura negli anni se l’è creata da sola. «Studiavo sui testi di mio fratello», continua, e ancora oggi in casa non mancano i tanti libri (Lilli Gruber e Sveva Casati Modignani sono le sue «penne» preferite), nè le parole crociate, ginnastica per la mente.
Una vita tra lavoro e famiglia
Il suo fare deciso l’ha ereditato dal padre, antifascista senza peli sulla lingua in un mondo di camicie nere, forte del quale nel 1945 è partita per la Svizzera dove per anni ha vissuto in un convitto gestito dalle suore, lavorando in una fabbrica tessile per sostenere economicamente la sua famiglia. Nell’autunno del 1952 si è sposata con Giuseppe, di Palazzolo, conosciuto pochi mesi prima durante una visita a casa. Un amore nato tra le lettere, il loro. «Ci siamo visti poche volte, ma ci scrivevamo spesso: lui, appassionato di filatelia (fu uno dei fondatori del Circolo locale, ndr) mi diceva di inviargli lettere per i francobolli. Poi io avevo sempre detto che mi sarei sposata solo con un uomo che avesse studiato», ha continuato Tecla, che da lui ha avuto i figli Evita, Leonardo, Marco e Gianfranco.
Una vita di lavoro, la sua, che negli anni si era specializzata in dattilografia e stenografia, raccontata anche nel volume «Il tempo ritrovato»: una raccolta di ricordi e di testimonianze sulle dinamiche famigliari e sociali che hanno caratterizzato il Secolo Breve palazzolese, promosso dai Pensionati e presentato nel 2021. La sua più fidata compagna, però, è stata quella macchina da cucire che usava e ancora usa, coniugando il lavoro di mamma e di sarta.
Il segreto? «Essere sempre allegri»
Il segreto per girare la boa del secolo? «Essere sempre allegri: perché oggi piove, ma domani ci sarà il sole», commenta ridendo Tecla Botter, che i suoi 100 anni non se li sente proprio e nemmeno li dimostra. Un po’ di acciacchi ci sono, «ma non ne parlo mai, perché poi la gente si stanca», afferma sincera. L’onestà, infatti, è sempre stata la cifra della sua esistenza, un valore che ha insegnato anche ai figli e agli amatissimi nipoti con cui domenica ha festeggiato in grande stile, indossando i pantaloni a cui lei stessa aveva rifatto l’orlo il giorno prima e sfoggiando il suo miglior sorriso. Pronta, ci dice, a festeggiarne anche un altro di secolo.