La storia

Gatto impallinato salvato dalle volontarie di Cologne

Lo avevano trovato sotto un cespuglio, ferito e dolorante, con un’infezione in corso alla base della coda e un occhio compromesso

Gatto impallinato salvato dalle volontarie di Cologne
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Lo avevano trovato sotto un cespuglio, ferito e dolorante, con un’infezione in corso alla base della coda e un occhio compromesso.

Gatto impallinato salvato dalle volontarie di Cologne

Una situazione già disperata ancora prima di scoprire, dalle radiografie, i numerosi pallini conficcati in tutto il corpo di "Santo", un micio di circa 4 anni, recuperato e salvato dalle volontari del gruppo Gatti Senza Quartiere. Salvato, sì, perché fortunatamente per lui c’è stato un lieto fine, per quanto ne sia uscito ammaccato: ma la morale va oltre una singola vicenda e apre invece una finestra su una problematica (quella del randagismo) che investe l’intero territorio nazionale, alimentata dall’indifferenza dei più e delle istituzioni.

"Per fortuna lo abbiamo individuato, altrimenti non saremmo qui a raccontare questa storia",

ha raccontato Monica Ippolito, una delle volontarie che a fine settembre hanno recuperato Santo dal giardino di un’abitazione alle pendici del Monte Orfano per poi scoprire, dopo la corsa dal veterinario, che qualcuno gli aveva sparato con un fucile da caccia. Nel muso, nell’orecchio, dentro l’occhio e in diverse parti del corpo: di pallini ne hanno contati più di dieci e non è nemmeno scontato che alcuni siano sfuggiti alle radiografie.

Operato d’urgenza, "Santo" ora è fuori pericolo, ma rimarrà sempre un soggetto fragile. Cieco (l’occhio infetto è stato rimosso, mentre dall’altro ha perso la vista) e immunodepresso (è risultato positivo alla leucemia felina), ora è in stallo presso una volontaria, ma presto una nuova famiglia se ne prenderà cura.

"E’ il gatto più dolce e coccolone che abbiamo mai visto, sicuramente domestico ma nessuno lo ha mai reclamato",

ha continuato, sapendo che da festeggiare c’è poco. Perché quella di "Santo" è solo una delle tante, troppe situazioni che impegnano il gruppo colognese.

L'impegno

Nel 2023 le volontarie avevano trovato una nuova casa a 100 cuccioli e adulti, mentre quest’anno le adozioni sono già 105 tra cessioni di proprietà, gatti recuperati sul territorio e cucciolate varie: il tutto a spese delle volontarie, in termini di tempo, energie e anche soldi. Solo le cure di Santo ammontano a 800 euro, ma tra cibo, trattamenti antiparassitari e sterilizzazioni per tutti i mici curati il costo non è indifferente. Le iniziative solidali, come le cene e il calendario (per la disponibilità contattare il gruppo sui canali social o alla mail, gattisenzaquartiere@gmail.com ndr) la collaborazione con le realtà animaliste del territorio e le donazioni coprono l’emergenza ma non risolvono il problema che, prima di tutto, è culturale.

"Il randagismo è un fenomeno ancora troppo diffuso e l’unica soluzione è sterilizzare: prima del Covid Regione Lombardia aveva avviato una campagna e messo a disposizione di associazioni e oasi un tot di microchip, ma ancora oggi noi ci troviamo a lottare contro la crudeltà dell’uomo e una mentalità ancora sbagliata - ha proseguito - Un gatto randagio, non sterilizzato, va incontro a pericoli e malattie, ma è anche una questione di igiene sul territorio".

Gli esempi virtuosi ci sono. Molte richieste di adozione arrivano anche da Milano e da Como, dove le campagne di sterilizzazione sono più diffuse, e in alcuni casi i Comuni lavorano a braccetto con le realtà animaliste, come nel caso degli avvelenamenti avvenuti ad Adro. Nel caso di Gatti Senza Quartiere, le volontarie hanno aperto un dialogo anche con l’Amministrazione per capire se si può collaborare in qualche modo, ma l’appello prima di tutto è alla sensibilità del singolo e del cittadino. Perché storie come quelle di "Santo" non le vogliamo raccontare più.

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