Rovato

Una via ricorda l’ex parroco di Duomo

Al taglio del nastro della strada dedicata a don Giovanni Prandelli il cardinal Marchetto

Una via ricorda l’ex parroco di Duomo
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Tributo postumo al sacerdote morto nel 1999 e sepolto nel cimitero della frazione che ha guidato per quasi 30 anni.

Una via ricorda l’ex parroco di Duomo

Il nome di don Giovanni Prandelli ora è scritto, nero su bianco, sull’insegna stradale di un nuovo quartiere residenziale di Duomo, ai margini della campagna.
L’inaugurazione della via, intitolata all’ex parroco del Sacro Cuore (dal 1955 al 1984), si è svolta sabato pomeriggio, alla presenza di un padrino d’eccezione: sua eminenza il cardinale Agostino Marchetto, segretario emerito del pontificio Consiglio della Pastorale per migranti e itineranti, già nunzio apostolico in Madagascar e Mauritius, Tanzania e Bielorussia, definito dal Papa il più grande ermeneuta del Concilio Vaticano II.

La carriera religiosa

Nato a Flero nel 1911 e ordinato sacerdote nel 1934, don Prandelli fu nominato vicario a Sabbio Chiese e a Bovezzo. Poi divenne parroco nel 1938 a San Bartolomeo di Salò e, successivamente, a Monte Maderno. A Duomo di Rovato, dove fu accolto il 26 giugno del 1955, realizzò molte opere significative; l’ex parroco della frazione rovatese morì a Bagnolo Mella (dove assunse l’incarico di cappellano nella casa di riposo, restando poi a viverci da degente) il 4 agosto 1999, a 88 anni, ma è sepolto nel cimitero di Duomo.

Il corteo

Il corteo, accompagnato dalla banda Pezzana e dagli Alpini di Rovato, Lodetto e Pedrocca, ha preso il via dalla scuola primaria della frazione. Sul sagrato della chiesa il cardinale Marchetto, affiancato dal prevosto monsignor Mario Metelli e dai sacerdoti rovatesi, ha stretto la mano alle autorità presenti.
Da qui la sfilata è partita per raggiungere la nuova strada, dove si sono tenuti i discorsi. «In nove anni da sindaco ho inaugurato due vie, entrambe a Duomo: la prima dedicata a don Agostino Gilberti e la seconda oggi a don Giovanni Prandelli - ha esordito il primo cittadino rovatese Tiziano Belotti - Sono figure che tengono insieme le comunità e le fanno crescere: don Giovanni è stato parroco di Duomo per 29anni e il suo ricordo è ancora vivo». Il sindaco di Flero Pietro Alberti si è unito ai ringraziamenti, dicendosi «onorato» nel ricordare un uomo con grandi capacità aggregative.

Il ritratto di don Prandelli

E’ toccato al nipote ripercorrere le tappe più salienti della vita di don Giovanni Prandelli. Figlio di Giuseppe Prandelli e Rosa Alberti, manifestò fin da piccolo «una vivace intelligenza nutrita da inesauribile curiosità, sostenuta da un grande desiderio di conoscenza e da una spiccata volontà». L’attitudine allo studio e l’interesse per la vita religiosa lo portarono in seminario, che gli aprì le porte a una brillante carriera. Fu però a Duomo «il periodo più intenso della sua attività sacerdotale, in cui rivelò tutta la sua intraprendenza pastorale». Tra le opere realizzate spiccano la ricomposizione dell’altare marmoreo a intarsi nell’antica chiesa dedicata alla Santissima Trinità e, nel 1963, il restauro dell’organo, con due soase opera del professor Carlo Morgari; nel 1964 i nuovi banchi della chiesa, nel 1965 l’impianto di riscaldamento e il funzionamento elettrificato delle campane; nel 1968 la furia scatenata di un violento uragano costrinse la parrocchia ad affrontare ingenti spese cui si fece fronte alienando un vecchio fabbricato; risale al 1972 il rifacimento generale del presbiterio. A questo elenco vanno aggiunti i lavori in oratorio; nel 1984, dopo aver celebrato il 50esimo di sacerdozio, rinunciò alla parrocchia, promettendo ai fedeli di tornare per il riposo eterno.

Il cardinale Marchetto

Davvero toccanti le parole del cardinale Marchetto. «Mi sento onorato di essere qui per festeggiare un sacerdote che ha seguito anche la riforma liturgica, ha fatto tutto quello che si doveva fare nelle chiese per adattare la realtà liturgica voluta dal Concilio vaticano II alle realtà del mondo di oggi - ha sottolineato - Don Giovanni termina la sua vita nel servizio agli anziani, prima come cappellano, poi resta lì come degente». Un comportamento che rende don Prandelli un esempio da imitare e che ha spinto il cardinale a riprendere l’appello di Papa Francesco a pregare in questo tempo in vista dell’Anno Santo: «Dio che ti prendi cura di noi nonostante la nostra pochezza, ti supplichiamo umilmente di non abbandonarci nella vecchiaia: a volte ci ritroviamo soli e scartati e spesso la solitudine è l’amara compagna della nostra vita. Donaci di riscoprire il gusto della fraternità», questo un passaggio della preghiera.

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