Il genio ligneo di Ferrari Arredamenti, un’eccellenza «made in Brescia»
Una «piccola grande azienda» nata e cresciuta a Darfo Boario Terme
Da Abu Dhabi a Kazan (Russia), da Lugano a Londra, da Milano a Calcutta fino allo Swaziland, passando per la Nigeria, il Senegal e il Kuwait. Sono solo alcuni dei luoghi in cui sono finiti, nel corso degli anni, gli arredi e i serramenti in legno di Ferrari Arredamenti, una «piccola grande azienda» nata e cresciuta a Darfo Boario Terme, Val Camonica, che da settant'anni porta il genio bresciano in giro per il mondo. Un genio scolpito nel legno, l'elemento che accompagna vite e destini di quattro generazioni della famiglia Ferrari.
Ferrari Arredamenti: le origini in Val di Scalve
Tutto cominciò con una segheria. Originari della Val di Scalve (Bergamo), terra di boschi e di minatori, i Ferrari arrivarono a Darfo negli anni Trenta, con il capostipite Andrea Ferrari. Nel corso degli anni, piano piano, alla lavorazione dei grandi tronchi degli abeti locali si affiancò una prima, modesta produzione di mobili e di serramenti in legno, ad uso del piccolo mercato della bassa valle, a Darfo e dintorni. Ma è proprio in quel piccolo mobilificio da paese - portato avanti poi dai figli di Andrea, Domenico e Romolo - che la passione per il lavoro s'impasta presto con uno spiccato spirito imprenditoriale, dando il La ad una crescita aziendale che oggi sembra impressionante. È del resto proprio la continuità l'elemento che colpisce, ascoltando i racconti di famiglia dei cinque cugini che oggi controllano l'azienda: Andrea e Adriana, figli di Domenico, e i figli di Romolo: Sabina, Roberta e Angelo. Le generazioni si intrecciano e si sovrappongono, e i locali sono sempre più grandi, i pavimenti sempre più coperti dalla segatura, mentre nell'aria resta lo stesso avvolgente profumo di legno e di resina, la cifra olfattiva del vero lavoro artigianale: qualità, manualità, ingegno. Tutti loro, sembra impossibile ma è così, quel profumo non sentono nemmeno più, tanto vi sono abituati fin dalla più tenera infanzia.
Lo sviluppo negli anni Sessanta
La svolta arriva negli anni Sessanta. «Arrivare a Milano da Darfo significava impiegare mezza giornata, sulle strade provinciali che costeggiavano il lago - racconta Angelo - In quegli anni cominciammo, parallelamente all'attività della segheria, a comprare mobili in Brianza, la patria della falegnameria, per poi a rivenderli nella nostra valle. Ricordo che a Darfo, in camion, portavamo decine e decine di camere da letto e di cucine, tutte uguali...».
Il boom economico certamente aiuta, così come aiuta la crescita demografica di quegli anni, che oggi ci sogniamo. Ma contemporaneamente, alla rivendita dei grandi marchi si aggiunge la progettazione e la realizzazione di mobili e serramenti su misura, di qualità sempre più curata. E così alla segheria (che sarebbe rimasta attiva fino alle soglie del secolo), si aggiungono il grande capannone produttivo di via Bontempi, dove si realizzano mobili su misura e serramenti ad altissime prestazioni energetiche, e lo show room di via Aria Libera, poco distante, nel centro del paese. Nemmeno lo sbarco in Italia del più famoso colosso dell'arredamento low-cost mondiale (era il maggio 1989 quando Ikea aprì a Cinisello Balsamo) piega la crescita dell'azienda, che per fortuna gioca in un altro campionato. «Oggi vendiamo ai nipoti dei nostri primi clienti - continua Angelo Ferrari - È sulla qualità che vogliamo puntare, su mobili progettati e pensati per vivere decenni, non qualche stagione». La ricerca in materia di design e di innovazione tecnologica diventa centrale in un mondo in cui le macchine sono sempre più centrali nella produzione, sia degli arredamenti che dei serramenti che il mercato chiede sempre più efficienti dal punto di vista energetico.
Ordini da tutto il mondo
E le commesse arrivano da ogni angolo del globo. A Darfo oggi si costruiscono pezzi unici che finiscono in regge nobiliari, in ambasciate, negli hotel tra i più antichi e lussuosi d'Europa, o negli uffici di marchi internazionali. Tra i progetti più particolari, è di Ferrari la realizzazione di parte del padiglione spagnolo dell'Esposizione universale di Milano, nel 2015.
La sfida vera, semmai, oggi più che mai, anche per Ferrari non è sul mercato mondiale, ma sotto casa: nella mancanza ormai sistematica della manodopera necessaria.
«Noi siamo alla quarta generazione, ma si fa sempre più fatica a trovare persone disposte a lavorare nel nostro settore»
spiega ancora Andrea, tornando su un tema più volte sollevato anche dalle associazioni di categoria di tutto il Made in Brescia. Nemmeno le scuole professionali sul territorio, dove pure sono aperti alcuni corsi di falegnameria, riescono a garantire le leve per un efficace ricambio generazionale. Un problema che mina, in Val Camonica come ovunque, un patrimonio di conoscenza tecnologica senza pari al mondo. E che prima o poi, davvero, dovremo salvare.