Prorogata la mostra di Nino Ferrari alla fondazione Ugo da Como
L'esposizione sarà visitabile fino al 22 settembre
Considerato il grande successo che sta riscuotendo, la mostra “Nino Ferrari - L'arte del metallo tra tradizione e modernità” allestita alla Fondazione Ugo Da Como di Lonato del Garda è stata prorogata fino al 22 settembre.
Nino Ferrari
La rassegna è un omaggio alla straordinaria produzione di Nino Ferrari (Canneto sull’Oglio 1908 - Brescia 1981), maestro della lavorazione dei metalli, del cesello e dello sbalzo su argento, rame e peltro, attivo a Brescia e a Milano tra gli anni Trenta e gli anni Settanta del Novecento. Le sue opere sono esposte all’interno di alcune sale della Casa del Podestà, cuore del complesso monumentale della Fondazione Ugo da Como, integrate nel percorso di visita permanente della dimora e valorizzate attraverso un allestimento progettato appositamente per l’occasione. La mostra è quindi un’occasione del tutto particolare per visitare la dimora del senatore Ugo da Como (fra le più affascinanti Case Museo del Nord Italia), rimasta intatta con le sue preziose collezioni artistiche e bibliografiche. Per far meglio conoscere al largo pubblico la straordinaria figura di Nino Ferrari, saranno organizzate due visite guidate alla mostra con la curatrice Stefania Cretella dell’Università degli Studi di Verona e una conferenza, sempre della curatrice, dedicata a Gio Ponti e Nino Ferrari.
Nino Ferrari e Gio Ponti
Nino Ferrari è uno dei grandi interpreti del nuovo gusto artistico che si diffonde negli anni Trenta e Quaranta, esprimendosi non solo in architettura, ma anche negli oggetti realizzati per la casa. Riprendendo l’antica tradizione lombarda, dà vita a creazioni sempre in dialogo tra la tradizione storica e le espressioni più moderne della sua contemporaneità, con una straordinaria abilità nel saper trasformare artigianalmente la materia grezza, attraverso un’eccezionale conoscenza delle tecniche e dei materiali.
Lo stile moderno di Nino Ferrari è da mettere in relazione con l’architetto Gio Ponti, il più importante designer italiano del dopoguerra. Il loro è un rapporto molto intenso e proficuo, testimoniato attraverso documenti d’archivio e opere realizzate da Ferrari su idee dell’architetto. La loro lunga collaborazione si colloca tra il 1936 e il 1952, anni in cui molte opere di Ferrari compaiono sulla rivista “Domus”, mensile sull’arte della casa e del giardino fondato e diretto da Gio Ponti. Proprio nel 1936 Gio Ponti dà vita al marchio “Casa e Giardino – Forniture utili e d’arte per la casa in città e in campagna”, con lo scopo di creare una collezione di oggetti per la casa moderna, risultato della collaborazione tra “tutti gli artisti creatori di nuovi modelli, tutte le industrie e tutti gli artigiani”. Nino Ferrari è uno di questi e diverse sue opere recano la marca “Casa e Giardino”, unitamente alla sua firma.
La collaborazione con grandi artisti e designer
Il percorso espositivo prende avvio dai primi anni di attività di Ferrari (1926), rilevando lo stretto legame maturato con forme e decori tratti dalla tradizione e dalla storia, per poi affrontare la definizione del suo caratteristico “stile modernissimo”, fino ad arrivare alla nascita dei fruttuosi rapporti di collaborazione instaurati con artisti e designer del calibro di Guido Frette, Gio Ponti e Roberto Sebastián Matta e alla sua partecipazione a esposizioni nazionali e internazionali. La mostra presenta opere provenienti da collezioni private e da alcuni importanti istituti pubblici (tra cui le Raccolte civiche del Castello Sforzesco di Milano) e propone per la prima volta al pubblico oltre un centinaio di opere tra lavori in argento, rame, peltro e altre leghe metalliche; disegni su carta e cartoncino; stampi in gesso, opere in diverse fasi di lavorazione e strumenti di lavoro.
I must
Fra i must in esposizione, il piatto in argento sbalzato con quattro meandri ripetuti simmetricamente nella tesa e due gazzelle che saltano un ostacolo realizzato nella sua prima fase di ricerca (entro il 1935); la Testa di Medusa eloquente omaggio, in chiave moderna, dello Scudo con testa di Medusa di Caravaggio; il servizio di peltro a forma di “navicelle” eseguito su disegno di G. Fusi (architetto di cui non si conoscono altri lavori), che rappresenta un unicum all’interno del repertorio di Ferrari per la sua ironia e per lo spirito giocoso che anima il gruppo di quattro elementi; il set di piccoli segnaposto che sembrano risentire dell’influenza di certe creazioni proposte da Gio Ponti negli anni Venti; il vaso-versatoio in peltro che rielabora le forme dei vasi ellittici con piedini conici degli anni Cinquanta, donandogli ironiche sembianze animalesche grazie all’aggiunta di una coda ricurva e di un lungo collo terminante in una testa con cresta che funge da beccuccio: realizzato negli anni Settanta, potrebbe essere la messa in opera di un progetto, non pervenutoci, dell’artista surrealista Roberto Sebastián Matta (con cui collaborava, anche grazie al fatto che aveva sposato sua cugina Germana Ferrari) o una libera interpretazione di Ferrari dello stile del cugino acquisito. Le indagini attivate in occasione della mostra hanno permesso di recuperare, in una collezione privata, un vaso in rame esposto nel 1951 alla IX Triennale di Milano “Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne e dell'architettura moderna”, realizzato da Nino Ferrari e progettato da Gio Ponti.
Il catalogo
A supporto dell’esposizione è pubblicato un catalogo, edito da Skira, contenente un’introduzione a firma del professor Valerio Terraroli, un saggio storico-critico della curatrice Stefania Cretella e apparati di approfondimento relativi alle tecniche di produzione utilizzate dall’artista (ricostruite dal restauratore Andrea Baldrati) e alla vita di Nino Ferrari, memorie affidate alla figlia Anna e alla dott.ssa Renata Stradiotti. Il tutto corredato da immagini storiche e fotografie a colori delle opere esposte realizzate dal Fotostudio Rapuzzi.
La Casa del Podestà, sede espositiva
La mostra è ospitata all’interno delle stanze della Casa Museo del Senatore Ugo Da Como, politico, studioso, erudito, collezionista e bibliofilo. La dimora (nota come la Casa del Podestà perché originariamente era la dimora del Podestà veneto), composta da oltre venti ambienti interamente arredati secondo il tipico gusto storicista lombardo, è parte dello straordinario complesso monumentale di proprietà dalla Fondazione Ugo Da Como che comprende anche la sovrastante Rocca visconteo veneta (Monumento nazionale dal 1912). La visita alla dimora, sempre guidata, consente anche di ammirare l’eccezionale Biblioteca (fra le più importanti di proprietà privata della penisola), che si compone di 52.000 volumi, databili a partire dal XII secolo (con manoscritti, codici miniati, centinaia di incunaboli, migliaia di cinquecentine, rarità bibliografiche e autografi di Ugo Foscolo) e interamente accessibili per la consultazione da chi ne fa richiesta.
Patrocini
Regione Lombardia, Provincia di Brescia; Comune di Lonato del Garda
Università degli Studi di Verona – Dipartimento di Culture e Civiltà; Centro di ricerca “Rossana Bossaglia” per le arti decorative, la grafica e le arti dell’età moderna e contemporanea; Associazione Amici della Fondazione Ugo Da Como.
La mostra è realizzata grazie al determinante sostegno di BIOCHIM e COSLAB
Orari di apertura e informazioni
Tutti i giorni dalle 10 alle 18 (la visita guidata include sia la Casa museo che la mostra, comincia ad ogni ora e dura 45 minuti, ultimo ingresso alle ore 17). La prenotazione è consigliata. Per prenotazioni: Tel. 030 9130060, prenotazioni@fondazioneugodacomo.it