La mobilitazione degli agricoltori al Brennero: Coldiretti contro il falso Made in Italy
Oltre diecimila imprenditori agricoli provenienti da tutta Italia, nelle giornate dell’8 e del 9 aprile hanno “occupato” il Brennero per tutelare il Made in Italy. “No al Fake in Italy, no al falso cibo italiano” ha gridato a gran voce la Coldiretti, mentre sul confine Italo-Austriaco, insieme alle Forze dell’Ordine, ha bloccato tir, camion frigo e autobotti per controllarne e verificarne il contenuto.
“Vogliamo regole chiare perché i consumatori possano avere sempre la certezza della provenienza di ciò che acquistano. Vogliamo l’estensione dell’obbligo dell’indicazione d’origine per tutti i prodotti europei, come avviene in Italia. Ed infine vogliamo la reciprocità, ovvero, che i prodotti che vengono importati dall’estero in Italia rispettino le stesse regole che vengono imposte ai nostri produttori” ha affermato Ettore Prandini dal palco del Brennero. Delle richieste che danno voce non solo ai desideri e ai bisogni degli imprenditori agricoli, costretti a fare i conti con una concorrenza estera scorretta, ma anche dei consumatori, che chiedono più chiarezza su quello che trovano sugli scaffali dei loro supermercati. Secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa al Brennero, infatti, sono oltre 8 su 10 (83%) gli italiani che chiedono lo stop alle importazioni di prodotti agroalimentari che non rispettano le stesse regole di quelli italiani in materia di sicurezza alimentare, ambientale e di tutela del lavoro.
Tanti i mezzi passati dal Brennero e fermati dagli agenti della Polizia e della Guardia di Finanza: un tir di tulipani provenienti dall’Olanda e diretti a Verona; un autobotte di latte tedesco destinata ad un impianto di Treviso dove diventerà yogurt; e sempre dalla Germania un camion frigo pieno di cosce di maiale diretto ad uno stabilimento di Modena, per diventare verosimilmente prosciutti. Tutti prodotti che, come ha sottolineato la Coldiretti: “arrivano in Italia dall’estero, ma siccome l’ultima fase di trasformazione avviene in Italia finiscono per essere definite made in Italy, come i prodotti alimentari che sono realmente di origine italiana”. Un problema che, come ha spiegato Prandini è sia economico che sociale: “Perché spesso e volentieri in questi paesi non ci sono nemmeno tutele per i lavoratori e la manodopera, come invece abbiamo in Italia. Questo si traduce in un prezzo più basso che fa concorrenza ai veri prodotti agroalimentari italiani e li penalizza nei punti vendita”.
I prezzi più bassi dei prodotti alimentari, sono infatti tra le motivazioni principali dell’aumento delle importazioni. Il mercato dell’import alimentare in Italia vale oggi più di 65miliardi di euro: “soldi che potrebbero invece essere destinati a veri prodotti agroalimentari italiani” ha rimarcato Prandini.
La mobilitazione della Coldiretti rappresenta anche una risposta all’attacco arrivato dalla Corte dei Conti Ue nell’Audit concluso lo scorso dicembre in merito ai decreti italiani sull’etichettatura d’origine per pasta, riso, derivati del pomodoro, latte e formaggi, salumi, considerate ostacoli al libero commercio nonostante l’elevato e legittimo interesse dei consumatori a conoscere l’origine della materia prima di quanto mette nel piatto. E pesa anche l’esclusione dalla Direttiva Breakfast di prevedere l’obbligo dell’indicazione di origine per succhi di frutta e marmellate, inizialmente inserito e poi bocciato in fase di Trilogo tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue. In vista delle prossime elezioni europee perciò Coldiretti è tornata a chiedere con decisione l’estensione dell’indicazione d’origine in etichetta. “L’Europa dovrebbe essere dalla nostra parte ma non lo è. - ha affermato Prandini deciso - Già oggi dovevamo avere l’autorizzazione per l’obbligo dell’indicazione d’origine su tutti i prodotti europei, una decisione che è stata invece ulteriormente rinviata, noi non possiamo più accettarlo. Vogliamo la trasparenza sui mercati, perché siamo sicuri che dove c’è trasparenza l’agroalimentare italiano vince”.
Proprio dal Brennero è partita quindi la grande mobilitazione della Coldiretti per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola: obiettivo un milione di firme, per dire basta ai cibi importati e camuffati come italiani e difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori, estendendo l’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta a tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue. La campagna potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly.
Focus bresciano
“La nostra richiesta è fermare i prodotti che arrivano dall’estero che non hanno caratteristiche e standard di qualità, di sicurezza e di tutela dell’ambiente come quelli prodotti in Italia. Dobbiamo garantire l’origine in etichetta, dobbiamo dare al consumatore la possibilità di scegliere consapevolmente un prodotto, dobbiamo difendere l’agroalimentare e la salute dei nostri consumatori, trasparenza e origine del prodotto sono i punti fondamentali da garantire”. Queste le parole della presidente di Coldiretti Brescia Laura Facchetti in occasione della grande mobilitazione al Brennero, con la presenza di oltre oltre mille imprenditori agricoli dalla sola provincia di Brescia, che hanno lasciato le proprie aziende per partecipare alla mobilitazione #nofakeinitaly promossa da Coldiretti.
“Grazie alle operazioni delle forze dell’ordine in questi due giorni abbiamo verificato il contenuto di tir, camion frigo e autobotti per dire no al falso Made in Italy e stop agli inganni verso i consumatori - precisa Marco Canobbio rappresentante di Giovani Impresa Coldiretti Brescia - bisogna fermare l’importazione di prodotti camuffati, è necessario aumentare i controlli delle frontiere sia nazionali che europee per evitare le truffe sulle tavole degli italiani”.
Per questo i membri di Coldiretti Brescia sono stati in prima fila nel firmare e nel promuovere la campagna #nofakeinitaly, lanciata al Brennero. La raccolta firme, punta anche a mettere finalmente in trasparenza tutti quei prodotti che sono ancora oggi anonimi e che rappresentano circa un quinto della spesa degli italiani: dal pane ai legumi in scatola, dalle marmellate ai sottoli, fino a ortaggi e frutta di IV Gamma, carne di coniglio e cavallo.
“Con questa iniziativa – aggiunge la presidente di Coldiretti Brescia Laura Facchetti - chiediamo alle istituzioni ed al nuovo parlamento europeo di tutelare maggiormente i coltivatori ed i consumatori europei ed italiani. Chiediamo la reciprocità dei requisiti produttivi per i prodotti importati: gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo”.
Coldiretti chiede anche maggiori controlli per bloccare le truffe a tavola: basti pensare ai recenti casi di patate straniere vendute come italiane o dei falsi carciofi brindisini di provenienza africana, o dell’olio di semi venduto ai ristoranti romani come extravergine.