Made in Italy: oltre mille imprenditori agricoli bresciani al Brennero per fermare il falso cibo italiano
Laura Facchetti: "Chiediamo alle istituzioni ed al nuovo parlamento europeo di tutelare maggiormente i coltivatori ed i consumatori europei ed italiani"
Made in Italy: oltre mille imprenditori agricoli bresciani al Brennero per fermare il falso cibo italiano.
Oltre mille imprenditori agricoli bresciani al Brennero per tutelare il Made in Italy
Una mobilitazione dai grandi numeri quella di oggi (lunedì 8 aprile 2024) al Brennero da parte degli imprenditori agricoli, importante anche la presenza dei bresciani.
"La nostra richiesta è fermare i prodotti che arrivano dall’estero che non hanno caratteristiche e standard di qualità, di sicurezza e di tutela dell’ambiente come quelli prodotti in Italia. Dobbiamo garantire l’origine in etichetta, dobbiamo dare al consumatore la possibilità di scegliere consapevolmente un prodotto, dobbiamo difendere l’agroalimentare e la salute dei nostri consumatori, trasparenza e origine del prodotto sono i punti fondamentali da garantire".
Queste le parole della presidente di Coldiretti Brescia Laura Facchetti in occasione della grande mobilitazione al Brennero, con la presenza di oltre diecimila imprenditori agricoli provenienti da tutta Italia - e di oltre mille dalla sola provincia di Brescia – che hanno lasciato le proprie aziende per partecipare alla mobilitazione #nofakeinitaly promossa da Coldiretti.
“Grazie alle operazioni delle forze dell’ordine oggi verifichiamo il contenuto di tir, camion frigo e autobotti per dire no al falso Made in Italy e stop agli inganni verso i consumatori - precisa Marco Canobbio rappresentante di Giovani Impresa Coldiretti Brescia - bisogna fermare l’importazione di prodotti camuffati, è necessario aumentare i controlli delle frontiere sia nazionali che europee per evitare le truffe sulle tavole degli italiani”.
La "stop" richiesto da oltre otto italiani su dieci
Secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa al Brennero, oltre 8 italiani su 10 (83%) chiedono lo stop alle importazioni di prodotti agroalimentari che non rispettano le stesse regole di quelli italiani in materia di sicurezza alimentare, ambientale e di tutela del lavoro.
“Con questa iniziativa – aggiunge la presidente di Coldiretti Brescia Laura Facchetti - chiediamo alle istituzioni ed al nuovo parlamento europeo di tutelare maggiormente i coltivatori ed i consumatori europei ed italiani. Chiediamo la reciprocità dei requisiti produttivi per i prodotti importati: gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo”.
Finalità
E proprio dal Brennero parte la grande mobilitazione della Coldiretti per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola: obiettivo un milione di firme, per dire basta ai cibi importati e camuffati come italiani e difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori, estendendo l’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta a tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue. La campagna potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly. La raccolta firme – prosegue Coldiretti - punta anche a mettere finalmente in trasparenza tutti quei prodotti che sono ancora oggi anonimi e che rappresentano circa un quinto della spesa degli italiani: dal pane ai legumi in scatola, dalle marmellate ai sottoli, fino a ortaggi e frutta di IV Gamma, carne di coniglio e cavallo. Restano inoltre completamente anonime le portate sui menu dei ristoranti. Coldiretti chiede anche maggiori controlli per bloccare le truffe a tavola: basti pensare ai recenti casi di patate straniere vendute come italiane o dei falsi carciofi brindisini di provenienza africana, o dell’olio di semi venduto ai ristoranti romani come extravergine.
In risposta all'attacco della Corte dei Conti Ue
La mobilitazione della Coldiretti rappresenta anche una risposta all’attacco arrivato dalla Corte dei Conti Ue nell’Audit concluso lo scorso dicembre in merito ai decreti italiani sull’etichettatura d’origine per pasta, riso, derivati del pomodoro, latte e formaggi, salumi, considerate ostacoli al libero commercio nonostante l’elevato e legittimo interesse dei consumatori a conoscere l’origine della materia prima di quanto mette nel piatto. E pesa anche l’esclusione dalla Direttiva Breakfast di prevedere l’obbligo dell’indicazione di origine per succhi di frutta e marmellate, inizialmente inserito e poi bocciato in fase di Trilogo tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue.
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