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Cade in bici e non cammina più: "Non vogliamo succeda ancora"

L’incubo di Giuseppe Nelini e dei suoi cari, precipitato da un muretto. La famiglia non chiede alcun risarcimento, ma che venga messa in sicurezza l’area

Cade in bici e non cammina più: "Non vogliamo succeda ancora"
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La vita può cambiare in un attimo. In una calda mattina d’estate. Su una strada percorsa centinaia, migliaia di volte. Caso, il fato o il destino. Ognuno lo può chiamare come vuole, ma certamente è stato beffardo.

Cade in bici e non cammina più: "Non vogliamo succeda ancora"

Era il 16 agosto del 2021, poco prima delle 11. Giuseppe Nelini stava tornando in bicicletta verso casa quando in via Sant’Angela Merici, dopo essersi scontrato con un muretto, è precipitato per oltre un metro. Una caduta che al momento era sembrata quasi «banale», ma che invece ha dato vita all’incubo dal quale sono stati risucchiati sia il clarense, oggi 77enne, che tutta la sua famiglia. Da quel giorno, infatti, Nelini non ha più camminato e, piano piano, è iniziato un lento declino psico-fisico che, qualche mese fa, ha costretto i suoi cari ad accompagnarlo in Casa di riposo.

A raccontarne la storia, assurda, la moglie e la figlia. A spingerle a parlare non è di certo la rabbia, come ci si potrebbe aspettare, ma la preoccupazione che quanto accaduto già diverse volte, e nel loro caso divenuto una tragedia, possa verificarsi ancora. Dunque, l’appello, la necessità di mettere in sicurezza il tratto con il muretto tra via Sant’Angela Merici e via Olimpia il prima possibile.

«Era un uomo autonomo, aveva la sua età, ma si muoveva tranquillamente per andare in centro in bicicletta e per fare delle piccole commissioni - hanno spiegato - Stava tornando a casa, in bicicletta sul passaggio pedonale, quando è successo l’irreparabile. Per non passare troppo vicino ad una pianta (poi accuratamente tagliata dai nuovi proprietari della villetta ad angolo, ndr), si era spostato verso la destra. Non aveva ancora raggiunto il divisorio (che quando non passano i mezzi di pulizia è posizionato sia all’inizio che alla fine del tratto, ndr) che si trova prima della cabina elettrica, quando ha perso l’equilibrio, probabilmente dopo aver picchiato il pedale contro il muretto, ed è caduto rovinosamente al suolo».

In quel tratto, proprio all’intersezione tra via Olimpia e via Sant’Angela Merici, l’altezza del muretto è di circa 25 centimetri, con uno spessore di 27 centimetri, mentre, al di sotto, la strada dista 110 centimetri. Costruito negli anni ‘90, il muro è lungo circa 50 metri e il dislivello con la strada sottostante parte da 25 centimetri fino ad arrivare a circa 170. Quello di Nelini, precipitato nel tratto finale, è stato quindi, un volo di oltre un metro.
Sul posto arrivarono subito i soccorsi e la Polizia Locale che trovarono l’uomo seduto su una sedia: poi, però, venne trasportato immediatamente in ospedale dove furono riscontrate fratture multiple (costali e al bacino soprattutto) e anche un versamento pleurico. Ma l’incubo, vero e proprio ha preso vita dopo le dimissioni.

«Era piena estate e servivano letti - ha raccontato la famiglia - Lo rimandarono a casa, seguito inizialmente dalla Continuità assistenziale, e noi ci siamo dovuti adeguare con tutto quanto necessario».

Le spese sono state fin da subito ingenti e la famiglia si è immediatamente rivolta ad un avvocato: dopo aver presentato tutta la documentazione e ricostruito i fatti, però, nessuno ha pagato per quanto accaduto. Il «famigerato muretto», infatti, non è di proprietà del Comune ma appartiene a un privato. Ma anche se ne avrebbero tutto il diritto, i familiari di Nelini non chiedono denaro, ma solo una maggiore sicurezza.

«Non ci diamo una spiegazione di quanto accaduto - hanno continuato - Fosse successo in casa, magari sulle scale, sarebbe potuta essere “colpa” nostra, ma così è davvero assurdo. Abbiamo fatto tutto il possibile per tenerlo con noi, ma ad un certo punto abbiamo dovuto accompagnarlo in Casa di riposo. Questo fatto ha cambiato la sua vita e quella di tutti noi. Per di più, passiamo di là tutti i giorni. Vicino ad una strada senza alcun tipo di protezione e che ogni giorno ci ricorda quanto accaduto. Negli anni, più volte abbiamo sentito piangere bambini caduti: il muretto è proprio nei pressi di un parco pubblico, spesso addirittura ci giocano sopra. Potrebbe davvero verificarsi una tragedia ancor più grossa. Chiediamo solo che qualcuno prenda in mano la situazione. Che venga posizionata una rete o un qualsiasi tipo di protezione volta a tutelare l’incolumità delle persone».

Il dislivello è dell'altezza di una persona

«La nostra è stata una tragedia, una fatalità - ha concluso la famiglia - Non risponde più nessuno ormai. Nemmeno l’assicurazione. Vogliamo però essere categoriche sul fatto, soprattutto in vista delle elezioni comunali, che quanto accaduto non è in alcun modo da imputare a questa Amministrazione. Non è dunque da strumentalizzare o da trasformare in caso politico. La situazione è quella da circa quarant'anni e ne sono passate tante di Giunte. Auspichiamo solo che, per il futuro, si possa mettere in sicurezza la zona. Non vogliamo che quanto successo a nostro padre possa accadere a qualcun altro».

Messa al corrente dei fatti, l’Amministrazione è comunque prontamente intervenuta:

«Sulla situazione di via Olimpia sicuramente ci prendiamo l’impegno di metterci la testa - ha ribadito Domenico Codoni, assessore all’Edilizia e all’Urbanistica - Sono state molte le vecchie questioni affrontate e risolte in questi anni ma, come in questo caso, molto rimane ancora da fare. Il nostro impegno è di mettere attorno a un tavolo gli interessati e arrivare ad una soluzione: non è una “promessa elettorale” ma un modo di fare che ci ha contraddistinto in questi anni».

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