«Vita Altra»: lo sguardo dell'uraghese Davide Belotti guida la cinepresa
Emigrato all’estero per inseguire la settima arte (e non solo), il giovane uraghese ha realizzato la sua prima opera
di Giulia Contin
«Alla fine di una strada infinita, un uomo siciliano di mezza età si guarda indietro, impotente di fronte al cambiamento e vittima della nostalgia del non vissuto. Due sconosciuti vivono il sogno di quest'uomo, l'altra vita».
Autentico, introspettivo e a tratti vertiginoso. «Vita Altra» è lo sguardo di un giovane regista uraghese, presto emigrato all’estero per inseguire la settima arte (e non solo). Davide Belotti, classe 2000, ha raccontato al nostro settimanale il processo creativo e le ambizioni legate al suo lungometraggio, destinato ad essere il primo di tanti.
Partiamo dall’inizio, quando hai iniziato a muovere i primi passi nell’arte?
Nasco come performer di teatro e ballerino. Fin da piccolo, inoltre, mi divertivo a fare il videomaker e il fotografo. In concomitanza con la fine delle superiori mi sono trasferito a Bruxelles, dove ho vissuto per 3 anni. Lì ho coltivato la passione per le inquadrature, riuscendomi ora a considerare un fotografo direttore. Ad oggi mi trovo in Colombia, per cercare nuove storie da raccontare.
Parlando del film, come è stato realizzato e quanto tempo ci è voluto?
Ho iniziato da solo, facendo ricerche, viaggi e tutto quello che si fa quando si vuole far maturare un’idea. Ho scritto un soggetto, presentato ad altri amici con cui mi sono confrontato. Dopo una prima fase su carta, è iniziata la parte pratica, quella del set e della produzione a cui hanno preso parte più di 170 persone, fra cui anche professionisti. Abbiamo girato il film in 10 giorni per varie location, nel nord Italia, tra Chiari e Urago, il lido di Ostia a Roma, in Sicilia e a Bruxelles.
Dopo la registrazione delle scene, è arrivata la post-produzione.
Sì. A Bruxelles ho avuto la fortuna di lavorare con diverse case discografiche, e alla fine del mio percorso ho chiesto ad alcuni musicisti di collaborare. C'è stata una grande connessione di talenti che ha reso il progetto molto valido anche se rimane un esperimento di giovinezza. È stato il lavoro di un anno e mezzo.
Qual è la storia di «Vita Altra»?
Il film parla di un uomo siciliano di mezza età che viene catturato in un prima e in un dopo della sua vita. La sua storia viene «divisa» concettualmente tra una ragazza francese ed un ragazzo nigeriano che affrontano momenti diversi ma comunque congiunti. È come i due giovani fossero entrambi gli alter ego dell’uomo anziano. Non c’è una storia lineare, tutti e tre sono protagonisti e tutti e tre sono interconnessi.
Il titolo del film è molto corto ma denso di significato.
Il titolo è stato un processo difficile; racchiude una storia con degli strati così profondi per poi renderla apparentemente superficiale. Il titolo resta all’interno di una grande metafora e allegoria; l’immagine che suggerisce è quella di una poesia in prosa.
L'emozione traspare dalle tue parole, che cosa significa per te guardare il lavoro concluso?
È stata un’avventura incredibile. Sono ipercontento di aver mosso quest’importante passo nella mia ricerca e, speriamo, carriera artistica. D’altro canto, sono molto critico con me stesso e ragiono molto su quello che ho fatto. Non è per forza un aspetto negativo, si tratta piuttosto di considerazioni e passi avanti nella consapevolezza di me stesso. Nel mio percorso devo ringraziare molte figure, anche il Comune di Urago D’Oglio, ma soprattutto la costante e importante presenza di mia sorella Giorgia.
Qual è il futuro riservato a «Vita Altra»?
Stiamo riservando il film ad un festival. Passeremo il primo anno così e nell’inverno prossimo potremo partecipare ad altre rassegne e mostrarlo a più persone. Dopo questo passaggio, il film è aperto alla distribuzione. Spero che un giorno sia dove anche gli altri possono vederlo.
È possibile supportare l’attività di Davide e la sua partecipazione ai film festival. Per maggiori informazioni: cielopolicromo@gmail.com.