Progetto Imago: le associazioni camune unite per far sentire il loro dissenso
Un mese fa la presentazione
Maxi progetto Imago: le associazioni camune unite per far sentire il loro dissenso.
Le associazioni camune hanno fatto sentire il loro dissenso contro il grande progetto Imago
É stato presentato un mese fa il grande progetto denominato Imago della fondazione valle dei segni della Comunità montana. Esso prevede la realizzazione di due hub tra Ceto e Capo di Ponte finalizzati alla valorizzazione delle incisioni rupestri. Come? Attraverso un museo esperenziale nel sito industriale ormai dismesso ex NK. Un'idea che ha trovato contrarie però le associazioni camune le quali si sono unite per far sentire il loro dissenso.
La voce contraria del Movimento 5 Stelle
Ad intervenire facendo sentire propria voce contraria anche Pollini del Movimento 5 Stelle.
"La proposta della “Fondazione Valle dei Segni” volta alla realizzazione di due nuovi centri - o “hub” come piace chiamarli a loro - e altrettante funicolari presso i siti museali di Ceto e Capo di Ponte, nonché l’ennesima ciclopedonale turistica ancora tutta da progettare, mi lascia letteralmente sconcertata e incredula. Ventisei milioni di euro per un progetto che mira a portare in valle 150.000 visitatori l’anno, ignorando completamente la storia e il contesto in cui andrà a insediarsi e che finirà con lo svilire e snaturare il territorio camuno. Alla base del progetto vi sarebbe l’assunto per il quale, se il turista non va al museo allora il museo deve andare dal turista, ma non può essere il patrimonio storico e culturale di un territorio ad adeguarsi ai desiderata di una certa tipologia di turista che ricerca comodità e relax, non certo cultura e storia. Perché così facendo a uscirne sviliti è proprio il patrimonio culturale di una comunità e le persone che lavorano alla sua tutela. Lavoratori che rappresentano uno dei nodi più intricati da risolvere nell’ambito della gestione dei siti camuni. La direzione museale regionale, che ricordiamolo fa capo al ministero, non è in grado di garantire la presenza costante di dipendenti e questi vengono sostituiti da personale sottopagato con contratti indecenti e inquadrati nei cosiddetti “servizi fiduciari”. Contratti le cui mansioni prevedono la vigilanza e l’accoglienza, ma che spesso si ritrovano a fare di tutto e di più, dall’apertura del museo alla guida ai visitatori. Mentre qualcuno pensa a riscrivere la storia buttando al vento 26 milioni di euro, il museo di “Capo di Ponte”, quest’anno e per la prima volta nella sua storia, ha anticipato di un mese l’orario invernale proprio per carenza di personale. Qualcuno dovrebbe spiegare come sarà possibile gestire un flusso stimato di 150.000 persone all’anno in queste condizioni. Sottoscrivo l’appello lanciato da sedici realtà territoriali, con a capofila il “Collettivo 5.37” - 5.37 è la paga oraria di questi lavoratori - con cui ho già avuto modo di interagire proprio per le questioni riguardanti il loro contratto di lavoro e che chiedono di fermare l’ennesimo scempio ai danni della Val Camonica".