Padernello celebra i suoi fondatori
Andrico, Sanzogni, Pettinati celebrati con una targa
«Visionari, capaci di guardare lontano e innovare seguendo il proprio istinto e la propria intuizione; lungimiranti e perfezionisti», così sono stati ricordati tre uomini che nella storia della Fondazione Castello di Padernello hanno lasciato il segno.
Francesco Sanzogni, Giuseppe Andrico, Luigi Pettinati
La Fondazione Castello di Padernello, ha reso omaggio a Luigi Pettinati direttore della Cassa Padana; Francesco Sanzogni imprenditore edile e al bibliotecario Giuseppe Andrico con una cerimonia intima per svelare le tre stanze dedicate. Presenti, oltre ai parenti, gli amici di sempre, che in quelle mura hanno condiviso la stessa visione e con altrettanta lungimiranza portano avanti la mission. "Luigi Pettinati è stato un maestro e un compagno di viaggio eccezionale – ha raccontato Domenico Pedroni, presidente di Fondazione – Ho goduto della sua stima e della sua fiducia, spero nel tempo di averlo ripagato nel portare avanti la Fondazione applicando i suoi insegnamenti. Era avanti anni luce rispetto a noi che lo abbiamo seguito". A lui è stata dedicata La sala di Alta Formazione. Come un faro continuerà ad illuminare le giovani menti. Mentre la sala considerata oggi la più bella del castello, quella che è ancora in fase di ristrutturazione “La sala Azzurra” porterà la targa di chi della bellezza ne ha fatto un mestiere. "Francesco Sanzogni è stato un imprenditore capace – ha proseguito – molto competente e professionale, amante della bellezza e rispettoso dell’ambiente mosso dalla sete di crescere e migliorare. Una persona semplice e solare". La sala azzurra, situata nella parte est era stata pensata trent’anni fa come il piccolo teatro rinascimentale. Ora abbattute le tramezze e recuperato il soffitto è stato ricreato il salone delle udienze. Mentre all’amico Giuseppe Andrico non poteva che essere destinata la biblioteca. "Eravamo all’inizio di un ragionamento che il castello sta concretizzando sostanzialmente adesso 30 anni dopo. L'idea di valorizzare il territorio e farlo crescere attraverso una biblioteca nasce dall'idea di Don Antonio Fappani , Andrico veniva il martedì e il giovedì, per raccogliere e catalogare tutti i libri. Grazie al suo lavoro oggi è uno spazio fruibile dai giovani e dai laureandi in cerca di informazioni vere e punto di riferimento per la rete bibliotecaria bresciana e cremonese". Nel ricordo, ricco di stima si è unito, tra gli altri, anche Ignazio Parini, presidente onorario di Fondazione. "Dobbiamo dire grazie a molte persone, ma va ricordato che se non ci fosse stato il dottor Pettinati non avremmo acquistato il Catello - ha confidato - Stavamo rinunciando all’idea quando ci ha ammonito e ci ha spinto a non farlo dando il via ad una serie di iniziative che ci hanno portato ad acquistarlo. E’ stata una persona illuminata e illuminate, che mi ha aperto un mondo dal punto di vista civico sociale". E ricordata la bariloca dell’amico Andrico, e la sua dedizione, "Di Sanzogni ricordo l’umiltà nell’ascoltare, sinonimo di intelligenza oltre l’indiscussa competenza e capacità lavorativa".
Tre targhe frutto di un testamento morale, manifesto di una visione condivisa capace di coinvolgere, entusiasmare e creare terreno fertile.