Manerbio

Rita Repetto racconta la storia della sorella ad Avanti Popolo: "Un omicidio lungo due anni"

"Sento rabbia e dolore perché Roberta si poteva salvare con le giuste cure". Martedì prossimo il processo d’appello

Rita Repetto racconta la storia della sorella ad Avanti Popolo: "Un omicidio lungo due anni"
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Rita Repetto ha raccontato la tragica storia della sorella Roberta nella trasmissione Avanti Popolo. Martedì prossimo, 21 novembre, il processo d’appello.

Rita Repetto racconta la storia della sorella

Ad oggi per Paolo Oneda e Paolo Bendinelli c’è un giudizio d’appello ma lei chiede una pena maggiore».

Queste le parole con cui Nunzia De Girolamo ha accolto Rita Repetto, prima di addentrarsi nella dolorosa vicenda che ha portato alla scomparsa nell’ottobre 2020 della 40enne, operata per l’asportazione di un neo senza anestesia e senza esami istologici nel Centro Anidra di Borzonasca nel genovese. Ma quello asportato era un tumore maligno. Dopo un anno e mezzo di agonia a dolori atroci Roberta era stata ricoverata, in condizioni disperate, prima a Lavagna e poi a Genova, all’ospedale San Martino. La diagnosi? Una gravissima forma di melanoma (tumore della pelle) ormai in metastasi in tutto il corpo.

De Girolamo ha definito la storia di Roberta quella di una donna che chiedeva aiuto. Una richiesta aiuto che purtroppo qualcuno ha ignorato.

Il guru, il medico e la psicologa Paola Dora, anche lei imputata per omicidio volontario, hanno ignorato le richieste di aiuto di mia sorella - ha detto secca Rita Repetto in apertura della trasmissione di Rai3 - Sento rabbia e dolore, perché mia sorella si poteva salvare con le giuste cure e invece ha provato dolori lancinanti nei due anni successivi all’operazione: un omicidio che è durato due anni.

Roberta ha vissuto per 12 anni nel Centro Anidra, era una ragazza ricca di talenti, laureata in Conservazione dei beni culturali, insegnate di yoga, aveva aperto una sua agenzia immobiliare, un vulcano di energia.

«Era forte e coraggiosa ma anche fragile, come tutti noi, la sua sfortuna è stata quella di aver incontrato chi di questa fragilità si è approfittato. Roberta si era affacciata alla realtà del Centro olistico per intraprendere un percorso di crescita personale dopo un momento di “fatica” con il fidanzato, per risolvere questi problemi aveva deciso di andare nel centro a due passi da casa, non si è trasferita in una grotta lontana dal mondo, ma in un bel posto nel verde, su invito di un amico d’infanzia diventato poi psicologo del Centro. Questo è il motivo principale per il quale noi eravamo abbastanza tranquilli. Ma lei stava vivendo un momento difficile e se in quei momenti incontriamo chi ci promette di stare meglio c’andiamo, non perché siamo sciocchi o degli allocchi ma semplicemente perché vogliamo stare bene al di là dei titoli di studio. Ecco perché non smetterò mai di ripetere che quello che è capitato a lei può capitare a tutti in un momento di fragilità.

I fatti del Centro Anidra

«Roberta cercava delle risposte e all’inizio sembrava le avesse trovate, stava bene nel Centro Anidra, voi ci siete andati avete conosciuto gli imputati» ha incalzato De Girolamo:

Io ho stretto la mano a tutti e tre gli imputati, ho portato i miei figli in questo posto proprio per conoscere le persone che mia sorella frequentava, a noi ha sempre detto che era serena e che aveva intrapreso questo percorso per risolvere i suoi problemi di coppia e liberarsi dei bisogni terreni che tutti abbiamo come la gelosia, per esempio, fra tanti, e noi non avevamo motivo di dubitare.

I campanelli d’allarme

Roberta nel tempo aveva iniziato ad allontanarsi dai familiari, dagli amici storici per passare sempre più tempo al Centro. Nel 2018 l’operazione sul tavolo della cucina della struttura di Borzonasca da parte del medico dell’Ospedale di Manerbio Paolo Oneda, alla presenza del guru e della psicologa.

Tutto quello che noi sappiamo lo abbiamo scoperto post mortem leggendo le chat e i diari di Roberta, da tutto questo materiale è emerso che si era fatta operare senza anestesia ne esame istologico da questo medico vero, un chirurgo, dirigente medico dell’Ospedale di Manerbio perché il Bendinelli aveva effettuato una diagnosi energetica col suo terzo occhio e aveva detto che l’operazione si poteva fare, mia sorella, per la Procura plagiata con subdole tecniche di manipolazione mentale, c’aveva creduto.

La famiglia ovviamente non sapeva nulla dell’operazione e dei dolori lancinanti che Roberta aveva provato nei due anni successivi.

Lei ha lanciato continue richieste di aiuto agli imputati e loro come rimedi consigliavano tisane zuccherate, bagni nel fiume ghiacciato, meditazioni, saune, digiuni, lampade di sale vicino alla schiena. Noi l’abbiamo trovata in condizioni tragiche dopo che ci aveva contattati perché stava troppo male: era in una baracca di legno senza finestre, vomitava sangue, aveva le gambe gonfie ed era senza voce. Ci aveva detto di voler andare nell’ospedale di Brescia dove lavorava il medico per fare qualche esame». La famiglia è riuscita a convincere la giovane donna e a portarla nell’ospedale di Lavagna con la «promessa» che dopo una prima Tac sarebbe ritornata al Centro Anidra. «Lei voleva stare con il maestro, il medico e la psicologa: si fidava di loro! Per darvi un’idea di fin dove può arrivare la manipolazione vi racconto questo fatto: prima di alzarsi dal letto si era girata verso il maestro chiedendo “Cosa dici? vado?”. Non era solo un melanoma in quel momento, Roberta era piena di metastasi, non vi era un organo senza un tumore, nonostante il dolore che provava ha dovuto comunque chiedere il permesso al guru. La sua identità era completamente annullata.

La ricostruzione di quanto accaduto dopo la morte di Roberta

Dopo la sua scomparsa i familiari hanno scoperto quanto in quegli anni Roberta aveva vissuto.

Lavori forzati, digiuni come quello che aveva affrontato di 21 giorni, nelle mail e nelle chat abbiamo trovato il messaggio in cui Oneda dichiara di aver tolto questo neo e poi mail piene di dolori, di sensi di colpa, di abusi perché il Bendinelli non solo comandava questi lavori forzati anche notturni, i digiuni ma anche pratiche sessuali: le comandava, le ordinava, mischiava le coppie con lo scopo di liberare gli adepti dai loro bisogni con la scusa del sesso tantrico che li avrebbe portati all’illuminazione. Si compiaceva di questa pratica.

La presa di posizione del guru, del medico e della psichiatra: "Loro, gli imputati, negano tutto - ha commentato la padrona di casa di Avanti Popolo - Con un lungo post hanno detto che Roberta ha sempre agito in totale libertà".

Il processo

In primo grado il "santone" Paolo Bendinelli e il medico manerbiese Paolo Oneda sono stati condannati per omicidio colposo a tre anni e quattro mesi.
Pene più leggere rispetto alle richieste del pm (16 e 14 anni), che ha riproposto l’omicidio volontario in concorso e, per Bendinelli, anche le accuse di maltrattamenti, violenza sessuale e circonvenzione di incapace.

In primo grado è stata assolta Paola Dora, accusata di omicidio volontario, per la quale erano stati invece chiesti 10 anni. L’11 luglio scorso è anche iniziato il processo ordinario per Maria Teresa Cuzzolin, ex legale rappresentante del Centro Anidra di Borzonasca, finita sotto indagine e accusata di circonvenzione d’incapace per via delle ingenti donazioni di denaro effettuate da Roberta Repetto a beneficio del Centro.

Il processo era stato rinviato lo scorso mese di gennaio, in attesa della pubblicazione delle motivazioni della sentenza relativa alla condanna di primo grado con rito abbreviato.

L’11 luglio 2023 si è tenuta la prima udienza del processo in Corte d’Assise d’Appello, dopo il ricorso presentato dal sostituto procuratore Gabriella Dotto. La prossima udienza in programma, che garantirà altri passi avanti, si terrà nella mattinata di martedì, 21 novembre.

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