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I racconti dell'ultimo giardiniere di Villa Mazzotti: "Conosco cose che nessuno può sapere"

Curò il verde della Villa, ora ne custodisce i segreti. Ma Mario Mazzola, 75 anni, non li vuole tenere per se: "Disponibile a fare da guida a chiunque voglia conoscerli"

I racconti dell'ultimo giardiniere di Villa Mazzotti: "Conosco cose che nessuno può sapere"
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«Conosco tanti segreti, aneddoti e storie di vita vissuta di quel parco. Sono stato tra gli ultimi ad andarsene, eppure non ho mai avuto occasione di poterli raccontare davvero. Vengono organizzate visite, percorsi e appuntamenti con guide e relatori che non l’hanno mai abitata. Io conosco cose che nessuno può sapere».
E’ con queste parole che l’ultimo giardiniere di Villa Mazzotti, Mario Mazzola, ha aperto il libro dei ricordi e raccontato la sua storia, e prima di lui, quella di suo padre. Lo ha fatto con minuzia, con attenzione e senza pretese. Catturando completamente l’attenzione con il suo parlare, in un viaggio a ritroso nel tempo.

Villa Mazzotti: i racconti dell'ultimo giardiniere

Storiche fotografie e chi più ne ha più ne metta: il clarense, che ha appena spento 75 candeline ha ancora una memoria di ferro è tornato indietro negli anni parlando a ruota libera, quasi come se stesse raccontando cose successe ieri.  Partito dall’albero genealogico, dal conte Lodovico Mazzotti Biancinelli che sposò Lucrezia Faglia (già vedova Fenaroli e già con un figlio), passando per i figli Francesco e Nelli (coniugata con Giulio Binda), ha liberato ricordi degli ambienti e dei fatti accaduti all’interno della storica residenza clarense per eccellenza.

«Il parco di adesso non ha più nulla a che fare con quello del passato - ha raccontato - Quando la Villa Mazzotti è stata costruita, il giardino era immenso. C’era anche un roseto che nemmeno io ho mai potuto vedere, le serre, il frutteto e tanto altro ancora. Era ben curato, con opere d’arte e un’organizzazione ben precisa. C’era anche un antico ricamo nella parte davanti, ci volevano due settimane e due giardinieri appositi per mantenerlo. Poi, piano piano, con meno soldi e meno forza lavoro, è stato per forza di cose eliminato, ma ci sono cartoline storiche che ne attestano l’esistenza. Negli anni la Villa è stata svuotata, e io mi ricordo benissimo tutto quello che c’era all’interno, la posizione precisa. La struttura non ha quasi più niente di autentico, nemmeno i lampadari, e così anche il parco ha un aspetto completamente diverso. Resta ben poco dei 9 ettari. Il lavoro per tenerli ben curati era immenso. Inoltre, sono spariti i vasi, le colonne e tutto ciò che ornava i viali. Mio padre è arrivato nel ‘46 come quattordicesimo operaio giardiniere. Solo anni dopo, per convincerlo a prendere il posto di capo, gli furono addirittura regalati due prestigiosi orologi dalla famiglia. Lui non voleva accettare, sapeva che c’era troppo lavoro, ma poi alla fine così è stato ed ho iniziato anche io con lui. Lui ha “rubato” con gli occhi perché chi c’era prima di lui non gli aveva insegnato tutto il lavoro. La Villa Mazzotti avrebbe bisogno di tanta cura, maggior attenzione. Ma purtroppo mancano i soldi, indipendentemente dalle Amministrazioni. Tra le sistemazioni più urgenti, sicuramente, le griglie. Ricordo perfettamente che sono 115. In 37 anni si sarebbero potuti fare più interventi di manutenzione e soprattutto, si potrebbe ricavare nuovamente il roseto. Anzi, si potrebbero fare tantissime cose e spostarne altre».

"Farò da guida a chi vuole ascoltarli"

Mazzola ricorda ogni cosa: dalla gestione del sistema di irrigazione al taglio e alla collocazione di ogni singola pianta, non tralasciando il fatto che dai viali e dalla portineria si ben vedevano i quattro angoli della Villa. Il clarense parla del suo lavoro come quello più bello del mondo, ci mette passione e dedizione, esattamente come quella profusa per il mantenimento del verde in Villa negli anni che ci ha vissuto (dal ‘58 all’82).

«Nel momento in cui verrò a mancare, tante cose verranno via con me - ha proseguito - Negli anni sono stati interpellato diverse volte, ma non è mai diventato nulla realtà. Io mi sono sempre reso disponibile per studiare e capire come riportare il parco al suo antico splendore».

Ma, nonostante l’età che avanza, non manca la voglia di mettersi ancora in gioco e, nuovamente, farsi avanti per quella che per molto tempo, prima che diventasse patrimonio del Comune a seguito della vendita (per mano di Binda, marito di Nelli che amministrava, ma che in realtà in Villa ci ha vissuto un gran poco e che aveva affidato tutto al suo fattore), è stata la sua «casa», il suo posto del cuore.

«Negli anni sono invecchiato, ma non ho dimenticato - ha concluso Mazzola - Di voglia di raccontare ne ho ancora tantissima. Se mai qualcuno volesse fare un giro con me all’interno del parco, sarò ben felice di fargli da guida. Non voglio tenere tutto per me, anzi. Mi piacerebbe molto divulgarlo. Raccontare di quanto c’era e invece adesso non c’è più. Sfatare falsi miti e aggiungere aneddoti che nessun altro potrebbe conoscere».

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