Da Pompiano fino a Palms Springs l’artigianato Italiano di Daniele Gualeni conquista l’America
«La mia vita? Un po’ l’ho cercata un po’ mi è capitata». Così parla del suo successo il designer bresciano
Da Pompiano a Palms Springs l’artigianato Italiano conquista l’America, grazie al pompianese Daniele Gualeni.
Da Pompiano a Palms Springs: la storia del designer Gualeni
«La mia vita? Un po' l’ho cercata e un po' mi è capitata». Così parla del suo vissuto il designer Gualeni, classe 1978, che diciassette anni fa da Pompiano è approdato in America per dare voce al proprio genio creativo.
Ora vive nel bel mezzo deserto della California a Palms Spings, una vera e propria oasi, da sempre meta di californiani benestanti in cerca di un luogo dove riposare e dalle celebrities Usa, come Frank Sinatra ed Elvis Presley, la terra della mitica route 66. Ma come ha avuto tutto inizio?
«Dopo essermi laureato in ingegneria meccanica ho capito che la mia strada era un’altra – ha raccontato – Così con tanti sogni nel cassetto ed una valigia carica di aspettative, nel 2006 sono salito sul primo volo con destinazione New York per imparare l’inglese». Con grande disappunto della madre, muove i primi passi nel mondo del design Newyorkese e capisce sin da subito che quello era il suo posto. «Mia mamma mi propone di studiare industrial designer, un’ottima occasione per combinare il genio artistico con la mia esperienza di ingegnere e rientro in Italia per conseguire a a trent’anni il master in design di prodotto». Da qui l’apertura del suo studio di industrial design, e colleziona importanti clienti come la rinomata azienda Ravelli, produttrice di stufe a pellet di fama mondiale. Ma la realtà italiana in qualche modo lo frena e decide di rientrare nel Paese a stelle e strisce.«Nel 2009 sono rientrato a New York ed ho intrapreso il mio percorso di integrazione all’estero». Mentre la grande mela era il quartier generale dove le idee prendevano forma, l’aspetto produttivo rimaneva in Italia sotto il regime fiscale Italiano «Adesso che sono residente americano mi rendo contro di quanto ho sbagliato – ha confessato – frenato dalle paure, ma la costanza di lavorare in un territorio in cui credi mi ha premiato, le mie idee migliori e i progetti di successo li ho creati nei caffè di New York».
L'importanza del contatto umano
Ma cos'è che lo ispira?
«Capire cosa la gente vuole e per poterlo fare dovevo vivere con la gente, averla intorno, dovevo essere dinamico ed osservatore. In Italia non avevo percezione di futuro. Era come vedere un film in pausa, di cui non capisci i dialoghi e non sai la scena successiva. In America no, tutto è molto più accelerato».
E per Gualeni sono stati dieci anni molto produttivi. L’apertura dell’azienda di lampade artigianati disegnate da lui e prodotte a livello familiare, le prime mostre e il visto di exceptonal person che lo porta a spostare tutto in America.
«E’ stata una grandissima palestra di vita New York, con la sua dinamicità. E’ energia per la mente per chi deve vivere delle proprie idee».
L'avvento del Covid
Fino al momento in cui tutto il mondo nel 2020 si è trovato in ginocchio.
«L’anno prima ho conosciuto mio marito Benji Schwinner, campione mondiale di swing dance e coreografo. Quando è scoppiata la pandemia Benji era in giro per il mondo e in America non si capiva cosa stava succedendo. Io ero rientrato da poco dall’Italia e avevano appena chiuso la Lombardia. Qui si sottovalutava il fenomeno. Ricordo di aver ricevuto la chiamata della Farnesina che stava organizzando il volo di rientro. Ho pensato “non posso abbandonare l’appartamento, il magazzino pieno dei miei prodotti, il mio compagno”. E poi per quanto sarei stato lontano? Era l’ultimo volo, ricordo di aver pensato per un momento “E adesso che faccio?”. Cancelli il mio nome è stata la risposta. Sono riuscito giusto in tempo a raggiungere Benji in California che nel frattempo era rientrato dalla Germania ed è esploso tutto. In California eri libero di andare dove volevi, nessuno faceva social meeting. L’ho vissuta come una campeggiatura isolata. Non nascondo che ci sono stati problemi tra cui quelli legali con aziende italiane, ma sono grato di essere stato qui, non so come avrei fatto in un appartamento di 40mq».
Poi in piena pandemia il matrimonio che ha dato un nuovo equilibrio, ed il nuovo inizio.
«Qui il cibo, la cultura e il clima sono diversi. Mi sono reso conto che New York era stata una sorta di bolla che non era realmente l’America. Il Covid mi ha dato il tempo di crescere nella realtà americana».
Ed immerso nello stile di design della Mid Century City, dove tutti vivono come nel 1950 e sono attenti a mantenerne l’atmosfera, ha avuto una rivelazione.
«La vita qui è stata una sorpresa inaspettata perché qui ho venduto tutte le mie lampade che per lungo tempo erano stipate in magazzino, ho scoperto di essere sulla costa sbagliata. Qui la gente è impressionata dai miei lavori e il design italiano è ricercato. Ora sto cercando reinvetarmi, ho ancora clienti italiani, oltre ad aziende americane, faccio industrial design, continuo a disegnare lampade, lavoro ancora per la Ravelli. Ho cercato di spostare la produzione qui ma fatico a trovare gli artigiani. L’artigianato Italiano è una risorsa impressionante. In Italia abbiamo network di artigiani che va tutelato e me ne sto rendendo conto da qua».
Tanti progetti in programma
La scelta del nome aziendale Unapologetically Italian unitamente alla sua bravura gli hanno permesso di aggiudicarsi a pieni voti lo spazio sul mercato del design di lusso. Nel cassetto c’è la creazione del suo primo libro, una raccolta di indicazioni dedicate a chi vuole andare a vivere all’estero, per evitare che altri incappino nei suoi stessi errori. Ma il Covid ha portato anche Bredley, un pittbul di 4 anni, sottratto dai combattimenti illegali e che ora è l’Hambassador per i cani che devono essere salvati nei canili. Con i loro video ironici postati sulla pagina Instagram trovare una casa a 400 cani in questi 3 anni.