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Con la De.Co il “made in Coccaglio” diventa un marchio di fabbrica

E’ stato approvato all’unanimità il regolamento della De.co., la Denominazione comunale, istituita per valorizzare i prodotti e le attività di pregio che rispecchiano l'identità del territorio

Con la De.Co il “made in Coccaglio” diventa un marchio di fabbrica

Il made in Coccaglio diventa un «marchio di fabbrica». E’ stato approvato all’unanimità il regolamento che disciplina la De.co., istituita per valorizzare i prodotti e le attività di pregio agro-alimentari e artigianali locali che costituiscono una risorsa di valore identitario, culturale, storico, economico, turistico nonché uno strumento di promozione dell’immagine del Comune di Coccaglio.

Il “made in Coccaglio” diventa un marchio di fabbrica

«Questa delibera è propedeutica ad accogliere le richieste dei soggetti interessati che vogliono dare un valore aggiuntivo alle tipicità del nostro territorio con la Denominazione comunale», ha spiegato il sindaco Alberto Facchetti durante l’ultima seduta consigliare. La prima di queste, non è un mistero, potrebbe essere la «polenta di Coccaglio», una prelibatezza da tempo sponsorizzata dall’associazione Tradizioni Agricole e cucinata con mais coltivato «in casa»: ma che sia questo o un altro prodotto tutti i «candidati» dovranno rispettare tutti i requisiti dettati dall’apposito disciplinare e quindi, prima di tutto, essere lo specchio della cultura e delle particolarità del territorio.

La chiesa parrocchiale (che, non a caso, spicca sul logo della De.co) e la piazza, il castello, i tesori del Museo Mazzocchi. Di luoghi e edifici «simbolo» Coccaglio ne ha diversi e ne va orgoglioso, «ma la De.co può dare spazio, dal punto di vista culturale, all’identificazione del paese con qualcosa di concreto e particolare, come un prodotto, una specialità alimentare e anche un’attività – ha continuato il primo cittadino – Vorrei che proprio questi, i locali storici del paese, ci diano una mano a valutare di volta in volta le richieste e la storia dei prodotti che richiederanno la denominazione, perché loro per primi conoscono le peculiarità e la storia, a volte dimenticata, del territorio».