l'esperienza

Da Coccaglio all'Adamello (e ritorno) in 22 ore: l'impresa solidale di Michele Lancini

Niente motori, se non quello della generosità: tutto il ricavato dell'iniziativa verrà utilizzato per regalare un sorriso ai bambini ricoverati nei reparti di oncologia pediatrica

Da Coccaglio all'Adamello (e ritorno) in 22 ore: l'impresa solidale di Michele Lancini
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Si è conclusa in 22 ore (2 ore in meno sulla tabella di marcia) l'impresa di Michele Lancini: da Coccaglio alla cima dell'Adamello e viceversa, pedalando sulla bici o usando le proprie gambe, senza usare alcun tipo di motore se non quello della solidarietà che ha accompagnato il suo sogno sportivo. Tutto il ricavato dell'iniziativa sarà infatti devoluto all'associazione colognese Un sorriso per Matteo e per Ettore, che da anni promuove una raccolta giochi per i bambini ricoverati nei reparti di oncologia pediatrica del civile e di altri ospedali e non solo.

Da Coccaglio all'Adamello (e ritorno) in 22 ore: l'impresa solidale di Michele Lancini

Foto di Maurizio Margiotta

"Siamo stati velocissimi, a tornar giù ero così carico che non poteva fermarmi nessuno", è il commento a caldo di Michele Lancini, che pco prima delle 22.10 ha tagliato il traguardo dell'arrivo allestito in via San Pietro a Coccaglio: ad accoglierlo decine di persone in festa, tra applausi, grida e pacche sulla spalla. Grande appassionato di montagna ed escursionista esperto iscritto ai Cai, allo scoccare della mezzanotte tra venerdì 28 e sabato 29 luglio era salito in sella alla bici alla volta Ponte del Guat (in Val Malga), dove ha affrontato la salita di circa 1.800 metri di dislivello:mpassando dal rifugio Gnutti ("dove abbiamo anche incontrato la pioggia, sono caduto un bel po' di volte", ha sottolineato) e dalla Ferrata Terzulli, arriverà fino al Ghiacciaio Pian Di Neve e alla Cima Adamello, a quota 3.539 metri. Poi il ritorno, costeggiando le sponde bresciane del Sebino fino all'arrivo a casa per un totale di 220 km, in anticipo di bene due ore sul tempo massimo.

A spingerlo non è stata la fama, la gloria, quanto la solidarietà che ha reso ancora più speciale sogno sportivo "che ora è passato totalmente in secondo piano - ha continuato Lancini - Perchè durante questa esperienza ho ricevuto più di quello che ho dato: in questi mesi passati a costruire questa impresa ho conosciuto tantissime persone stupende che mi hanno arricchito, persone straordinarie, e questo è solo il primo passo, ormai siamo un team". Dietro l'avventura, la fatica, gli applausi, c'è infatti il lavoro e il sostegno di tantissimi attori: dal Cai di Chiari, in particolare Simone Mazzotti che ha “seminato in me l’idea di associare questa esperienza a qualcosa di benefico, trasformando il mio sogno sportivo in una favola", aveva raccontato Lancini, ai tanti sportivi di Coccaglio che lo hanno accompagnato lungo il percorso a piedi e in bici, dal Comune alla Pro Loco di Coccaglio che hanno sostenuto e pubblicizzato l'evento, all'associazione Un Sorriso per Matteo e Ettore, che utilizzerà i fondi raccolti per realizzare i suoi progetti.

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