La comunità indiana dopo l’accoltellamento: «Non ci sentiamo sicuri, ora abbiamo paura»
Sono circa 627 residenti sul territorio del Comune di Borgo San Giacomo, ora attoniti e sconvolti dopo i recenti fatti di violenza avvenuti in paese.
Giovedì 29 giugno due italiani da poco residenti in paese hanno accoltellato, fortunatamente senza gravi conseguenze, due indiani, senza alcun motivo. Ecco perché una rappresentanza della comunità indiana si è presentata lunedì sera al Consiglio comunale per chiedere quali provvedimenti siano stati presi.
Due indiani accoltellati: "Non ci sentiamo sicuri"
"Vi assicuro tutto il nostro impegno", ha esordito il sindaco Giuseppe Lama, tra i primi a presentarsi sul luogo dell’aggressione e molto attivo e determinato nel voler risolvere questa situazione. "Gli irresponsabili che hanno aggredito i due signori indiani hanno già ricevuto un daspo per l’oratorio, il nostro impegno è di estendere tale daspo a tutto il territorio di Borgo San Giacomo. Abbiamo già parlato con il Comandante dei Carabinieri che ci ha promesso che intensificheranno i controlli di pattuglia e che la giustizia sta già facendo il suo corso".
Il grosso problema infatti è che poche ore dopo l’arresto i due aggressori italiani erano già a piede libero, questo ha non solo spaventato ma anche indispettito la comunità indiana che ora non si sente al sicuro. "Noi crediamo alle parole del sindaco - hanno detto senza tanti giri di parole - Ma ora vogliamo vedere i fatti: non è possibile che quei due ora possano girare indisturbati".
I timori della comunità
La speranza è che non solo la Giustizia segua il suo corso, ma lo faccia velocemente. "Voglio rassicurare tutti che questo è stato un atto compiuto da due violenti già noti alle Forze dell’ordine - ha continuato Lama - Non è un attacco alla comunità indiana, non c’entra il razzismo, vi invitiamo a stare calmi: i Carabinieri intensificheranno la vigilanza e i criminali saranno sicuramente puniti".
La buona volontà del sindaco, tuttavia, non è riuscita a rassicurare la comunità indiana del paese. "Questi due italiani hanno accoltellato i primi indiani che hanno visto - hanno continuato fuori dalla seduta consiliare visibilmente emozionati - C’erano anche degli italiani sul posto, perché non hanno accoltellato loro? Perché cercavano proprio gli indiani, lo avevano anche già detto in oratorio che volevano uccidere tutti gli indiani". Il clima resta quindi teso. "Le nostre famiglie non vogliono più uscire, cosa succede se prendono di mira una mamma con un bambino - hanno continuato - I due italiani ci guardano male tutte le volte che ci incrociano, noi non siamo tranquilli. E poi se le parti fossero state invertite, se fossero stati due indiani ad accoltellare due italiani ora probabilmente non sarebbero a piede libero".
Si teme un escalation di violenza
Il dubbio della comunità indiana, insomma, nemmeno troppo velato, è che la mancanza di misure cautelari possa dare adito a due pesi e due misure. "Uno dei ragazzi che è stato accoltellato è stato dimesso dall’ospedale di Chiari e poi ricoverato dopo poche ore a Manerbio, perché non lo hanno tenuto di più in osservazione?" continuano alcuni esponenti della comunità.
Per quanto quello di giovedì scorso sembri fortunatamente essere stato, sinora, un episodio isolato, di certo in paese la tensione è alle stelle ed è facile, persino comprensibile e forse anche scontato, che alcuni indiani ora si sentano un bersaglio. "Noi siamo persone tranquille, da anni viviamo qui senza nessun problema - hanno continuato - Però anche tra di noi ci sono teste calde, non vorremmo mai che qualcuno iniziasse a reagire".
Quello che si teme, in altre parole, è una escalation di violenza. La comunità indiana di Borgo è del resto da tempo un esempio di integrazione e convivenza e sebbene questo sia il solo episodio di grave violenza di cui si ha memoria, il clima potrebbe cambiare. Nel frattempo, le autorità continuano ad invitare alla calma, i controlli sono stati intensificati proprio per garantire una maggior sicurezza e sottolineano che la macchina della giustizia è in moto, come sottolineano che il movente non è razziale, purtroppo si tratta di violenza fine a sé stessa.