Fontana: "Siamo la regione che cresce di più in Europa"
Nell’intervista con il governatore Attilio Fontana abbiamo parlato di Pnrr, sostenibilità, sanità, trasporti, sostegno alla famiglia e autonomia
La Lombardia continua a crescere dal punto di vista economico, anche grazie al lavoro che la Giunta regionale sviluppa nei vari ambiti, con le giuste sinergie fra i vari assessori. È attenta alla sostenibilità ma guarda con timore alcune direttive europee che potrebbero frenare le imprese lombarde e lo sviluppo della regione. Continua a investire nei presidi ospedalieri cercando nel contempo di ridurre le lunghe liste d’attesa mentre prosegue il consistente piano di rinnovo dei treni dove però non mancano i problemi legati alla rete ferroviaria dove Rfi è ancora ferma al palo. Sono questi alcuni dei temi toccati nel corso della lunga chiacchierata con il governatore lombardo Attilio Fontana, 71 anni, avvocato, varesino, riconfermato alla guida di Regione Lombardia il 13 febbraio scorso.
L'intervista al Presidente Attilio Fontana
La Lombardia è la regione che sta crescendo di più in Europa.
Lo dicono i numeri della crescita economica che, nonostante il periodo difficile, continuano a esprimere un segno positivo: nel 2022 la crescita in Lombardia è stata del 3,9% superiore rispetto alla media italiana attestata al 3,4% Cosa può fare la Regione per rafforzare questo trend?
"E' la dimostrazione di come il sistema Lombardia funzioni meglio di ogni altro. Un sistema fondato sulla collaborazione pubblico-privato. Secondo quanto sostenuto dal commissario europeo per l'Economia, Paolo Gentiloni, siamo la regione che ha fatto registrare la crescita maggiore in Europa nell'ultimo periodo. Cosa fare? Continuare il lavoro che sta portando avanti l'assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi sul fronte dei sostegni alle imprese, capitalizzazione delle piccole aziende, valorizzazione delle filiere produttive, digitalizzazione ed efficientamento energetico. Tante idee che consentono di far funzionare meglio la macchina lombarda, dando fiducia agli imprenditori".
Lei ha di recente lamentato il poco coinvolgimento della Regione nella gestione delle risorse del Pnrr.
Questo ha determinato difficoltà che ora il Paese, e i comuni in particolare, stanno avendo nel realizzare le opere necessarie. Come si risolve questa situazione?
"Sugli investimenti che possono essere fatti in una realtà come la nostra abbiamo un 20% di margine di manovra. Il restante viene gestito da ministeri e singoli Comuni. Insieme ai governatori delle altre Regioni, nell'ambito della Conferenza, avevamo fatto presente questo aspetto. E lo avevamo fatto spiegando che ci sarebbero state sofferenze e lentezze, anche perché i Comuni hanno un capitale umano sempre molto risicato tra divieti di assunzione e mancate sostituzioni dei dirigenti. Chi è stato designato negli ambiti scoperti ha dovuto dedicarsi a progetti che erano rimasti in arretrato, il che ha complicato ulteriormente le cose".
Quali interventi è riuscita a portare avanti la Lombardia attraverso i fondi del Pnrr e cosa avete in progetto di fare ancora?
"Abbiamo avviato progetti nei campi della digitalizzazione, Case di comunità, acquisto dei treni, Hydrogen Valley in Valcamonica e rigenerazione urbana. Al momento è difficile prevedere le prossime mosse, in quanto il portale nazionale Regis, la piattaforma per la programmazione, gestione e monitoraggio degli investimenti pubblici in ambito europeo, sta avendo qualche problema e per questo è difficile fare previsioni".
La sostenibilità è un tema strategico e che l’Europa indirizza con direttive stringenti in diversi ambiti: qualità dell'aria, automotive, case green, allevamenti. Cosa sta facendo Regione Lombardia per lo sviluppo sostenibile?
"La sostenibilità è elemento qualificante del Piano regionale di sviluppo. Stiamo andando verso scelte in grado di migliorare il rapporto con l'ambiente senza avere approcci ideologici. Bisogna sfatare una credenza che sta prendendo piede nell'immaginario collettivo: in questi anni abbiamo fatto moltissimi interventi che sono serviti a ridurre le emissioni nella nostra regione, pari a un terzo di quelli stabiliti dall'Ue. Tutto ciò però non basta: abbiamo una situazione geo-morfologica, quella del bacino padano, che coincide con una sorta di catino dove la cerchia di Alpi e Appennini impedisce la circolazione dell'aria. E le nuove direttive che intende introdurre l'Ue rischiano di far chiudere molte aziende e il 60% degli allevamenti. Con effetti simili a un lockdown. Bruxelles ha risposto a queste osservazioni, con una lettera della vicepresidente della Commissione, promettendo che verrà preso in considerazione il caso lombardo e delle altre regioni padane. Quanto all'automotive ritengo che puntare tutto sull'elettrico sia sbagliato. Mettersi nelle mani della Cina, l'unica ad avere ampia disponibilità delle terre rare, equivarrebbe assistere a una Russia bis come nel caso del gas. Cerchiamo di diversificare gli strumenti tecnologici per poi prendere le decisioni migliori".
La Regione Lombardia ha recentemente stanziato 800 milioni di euro per interventi strutturali e di ristrutturazione negli ospedali lombardi.
Restano però le lunghe liste d'attesa e la mancanza di 30.000 medici in Italia. Questo è un tema di competenza nazionale, ma state valutando qualche soluzione per contribuire alla sua soluzione?
"Proprio in questi giorni abbiamo deliberato in Giunta altri 20 milioni, che si aggiungono ai 60 già previsti, per il contenimento delle liste d'attesa. Si tratta di un problema nazionale. Roma ha commesso errori rispetto alla programmazione delle lauree per medici e infermieri. Il Covid ha creato ritardi notevoli, con gli ospedali che hanno dovuto dedicarsi soltanto a questa attività. Ricordiamoci che mensilmente eroghiamo un milione di prestazioni di cui annualmente beneficiano anche 185mila cittadini che provengono da altre regioni. Siamo convinti che nello spazio di alcuni mesi troveremo altre soluzioni. Se mancano i medici, gli stessi sono costretti a lavorare a ritmi forsennati. Recuperare 30mila professionisti della sanità non è cosa facile, ci vogliono 10 anni per preparare un nuovo medico. A tutti, in generale, dobbiamo un grosso grazie".
Il problema dei trasporti è sempre delicato. Recentemente Regione ha fatto il punto in occasione dell’entrata in servizio del nuovo treno numero 111
Siete arrivati a metà dell’opera dell’investimento da 1,7 miliardi che prevedeva l’acquisto di 222 nuovi treni entro il 2025. Il 31 luglio scade il contratto di servizio con Trenord ma si parla di un rinnovo fino al 2033. Con quali novità?
"Il servizio dovrà imporsi di superare le difficoltà esistenti. La Regione ha fatto la sua parte a partire proprio dai nuovi treni Caravaggio, Donizetti e Colleoni. Però l'infrastruttura è vetusta e merita attenzione. Su questo Rfi è rimasta ferma al palo. In precedenza, nel 2019, avevamo sottoscritto un protocollo in base al quale la stessa avrebbe dovuto investire 14 miliardi in 7 anni. Sono trascorsi 4 anni ed è stato avviato solo un timido intervento. La presenza dei treni ad alta velocità, che hanno la precedenza, complica ulteriormente le cose. Se ci fossero più linee ce ne sarebbero alcune riservate a queste tipologie di treni. Invece così si creano complicazioni. I nuovi treni, decisamente più performanti e accoglienti, acquistati da Regione Lombardia, hanno contribuito ad abbattere i ritardi".
Un altro tema di grande attualità è quello del crollo delle nascite. In Italia nel 2022 per la prima volta si è scesi sotto il tetto delle 400mila unità.
Regione Lombardia da diversi anni mette in campo misure di welfare per favorire la natalità e sostenere le famiglie. Uno di questi è quello dei Nidi Gratis. State valutando anche altri analoghi provvedimenti?
"E' la misura regina. Ne abbiamo già realizzate altre. Servono tanti soldi ma la coperta è corta. Per noi la famiglia è fondamentale: se riusciremo ad avere più risorse, magari con l'autonomia, saremo in grado di vedere dei miglioramenti".
Veniamo infine a un tema politico
In questi giorni si fa un gran parlare dell’abuso d’ufficio. Lei è favorevole o contrario alla riforma?
"Assolutamente favorevole. È una misura chiesta a gran voce e che il ministro Carlo Nordio ha fatto propria. Il reato è indimostrabile nel 90% dei casi e non sussiste. Basta una qualunque comunicazione per far partire un processo che ha il merito di mettere alla berlina una persona senza poi arrivare a una sentenza di condanna".
Come procede infine l'iter per l'autonomia differenziata?
"E' in atto un'opposizione superficiale e pretestuosa. Fa credere in modo errato che abbiamo intenzione di sottrarre risorse alle altre Regioni. Se oggi lo Stato spende 100 euro per un'attività, chiediamo che quest'ultima venga svolta da noi con le medesime risorse messe a disposizione delle regioni. Ma purtroppo i grandi burocrati di Stato non vogliono perdere parte del loro potere, mentre alcuni amministratori non intendono assumersi la responsabilità di portare a casa la riforma. Che riusciremo comunque a trasformare in realtà, anche se quella prevista al momento è una procedura più lunga per arrivare al risultato. Avrebbero potuto valere gli accordi presi dal compianto Roberto Maroni e con l'ex sottosegretario Gianclaudio Bressa, che sancivano l'intesa tra singola Regione e Governo, andando poi al voto in Aula. Ora però servono le pre-intese, valutazioni del Parlamento, quindi nuove intese. Una procedura macchinosa di fronte alla quale manterremo la barra dritta".