La palazzolese Chiara Bonassi mette la firma sulla Proai Golem
La 40enne, in forza alla Atletica Paratico, lo scorso week end è arrivata prima nella sua categoria alla Maratona del Guglielmo: una vittoria dedicata al marito, Marco, e al suocer scomparso nel 2017.
Tutto è iniziato con un «proviamoci» ed è finito a 1957 metri di altitudine, davanti al monumento al Cristo Redentore, quando Chiara Bonassi domenica 11 giugno ha tagliato il traguardo della 30esima edizione della Proai Golem, prima nella sua categoria. Una vittoria dolce come mai, dedicata al marito Marco Ferrari, che tifava lungo il percorso, e al suocero Battista, mancato nel 2017, che ha corso con lei custodito in una foto nascosta sotto la divisa da podista.
La palazzolese Chiara Bonassi mette la firma sulla Proai Golem
Quarant’anni, iscritta alla Atletica Paratico, la palazzolese alla corsa si era avvicinata 15 anni fa. Dal tapis roulant era poi passata all’asfalto incoraggiata anche dal marito (anche lui appassionato podista), poi erano arrivate le gare lunghe come la Cento chilometri del Passatore, una delle ultramaratone più celebri che nel 2022 l’aveva vista correre da Firenze a Faenza.
Una corsa che avrebbe dovuto affrontare nuovamente quest’anno, ma annullata a causa dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna. E qui è maturata l’idea di correre lo stesso, ma in salita. «Era la prima volta che partecipavo alla Proai Golem - ha raccontato la podista - In pista ci doveva essere mio marito, che aveva vinto nel 2014 e questa gara la porta un po’ nel cuore, ma purtroppo era infortunato: allora, ridendo e scherzando, mi ha detto che dovevo farla io. Mi sono buttata, ho detto “vada come vada”: mai e poi mai avrei pensato di arrivare a vincere, è stato totalmente inaspettato».
Con l’allenamento da strada nelle gambe («poche la gare in montagna, e comunque mai così lunghe»), partendo da Provaglio, Chiara Bonassi ha affrontato i 30,7 chilometri della Maratona del Guglielmo. Una prova non semplice, resa più ostica, oltre che dalla pendenza, dalla pioggia che la sera prima si era riversata sulla zona.
"La vittoria dedicata a mio marito e mio suocero"
A 6 chilometri dal traguardo, ha iniziato a realizzare quanto stava accadendo. «Ho incontrato mio marito a bordo strada, nel vedermi gli occhi sono diventati lucidi - ha continuato - Nell’ultimo tratto di gara, poi, c’era tantissima gente: quasi non si può spiegare, il tifo, le grida di incitamento ti danno una carica pazzesca, quasi non ti fanno sentire più la fatica. Non avevo mai provato una sensazione così».
Tagliare il traguardo, dopo 3 ore, 41 minuti e 16 secondi, è stata un’emozione indescrivibile. Prima nella categoria donne, stringendo la medaglia sul primo gradino ha dedicato l’impresa a Marco, il suo tifoso numero uno, e a Battista, alpino, grande camminatore e appassionato della montagna.
«Quando mio marito aveva vinto nel 2014, suo padre era contentissimo, lo aveva sommerso di complimenti: è stato un momento davvero molto bello per entrambi, quindi questa gara se l’è sempre portata nel cuore - ha concluso - Poco prima di arrivare ho tirato fuori dalla tasca la fotografia di mio suocero e abbiamo concluso la corsa insieme: questa vittoria è dedicata a loro due».