Certificazione antimafia polemiche sull'obbligo

"E' l'ennesima procedura amministrativa, mentre tutti i politici continuano a ripetere che l’obiettivo primario è snellire la burocrazia”.

Certificazione antimafia polemiche sull'obbligo
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Certificazione antimafia. La possibile estensione dell'obbligo nelle aziende agricole italiane ha suscitato diverse polemiche.

Certificazione antimafia polemiche sull'obbligo

A nulla sono servite le proteste di molti imprenditori e operatori del settore agricolo. Nonostante le posizioni contrarie resta alto il rischio che l’obbligo della certificazione antimafia venga esteso alla quasi totalità delle aziende agricole italiane che percepiscono aiuti Pac e Psr (Piano di sviluppo rurale). Il 19 novembre scorso, infatti, è entrata in vigore la legge n. 161. Soggetti interessati le imprese agricole che ricadono nell’ambito dei regimi di sostegno previsti dalla Pac e che usufruiscono di fondi europei. La legge impone di presentare l’informativa antimafia.

Successivamente è stata posta una soglia di 5mila euro grazie all’emendamento inserito dal relatore Silvio Lai in commissione bilancio al Senato. Tale legge, sarà completamente operativa trascorsi 90 giorni dall’entrata in vigore della stessa. La notizia ha generato grande preoccupazione tra gli addetti dei Centri di assistenza agricoli (Caa) e degli enti pagatori. Finora, infatti, la certificazione antimafia era richiesta solo per importi superiori a 150mila euro ed erano circa 2mila le aziende interessate sul territorio italiano.

Una burocrazia appesantita

“Le nuove regole rischiano di paralizzare l’apparato burocratico. Inoltre potrebbero rallentare i pagamenti dei contributi, danneggiando in primo luogo le aziende, ma mettendo anche in seria difficoltà gli enti pagatori poiché l’attuazione della direttiva rischia di non far rispettare i termini di pagamento stabiliti dalle norme Ue per le erogazioni”. Questa la spiegazione di Gabriele Trebeschi, direttore di Confagricoltura Brescia.

Un primo rinvio alla partenza di questa nuova disposizione potrebbe arrivare con l’approvazione della nuova legge di Bilancio, ora alla Camera in attesa di approvazione. “Allo stato attuale, fermo restando che la legge non è ancora operativa e che potrebbe essere ulteriormente modificata da auspicabili interventi della politica e del Governo, sono obbligate alla presentazione della documentazione antimafia tutte le aziende che percepiscono aiuti Pac e Psr per un importo superiore a 25mila euro, mentre per le aziende con contribuzioni comprese tra i 25mila e i 5mila l’obbligo scatterà dal 31 dicembre 2018. Nessun adempimento verrà invece richiesto per i soggetti al di sotto dei 5mila euro”.

Una situazione in evoluzione

Le prossime settimane saranno comunque decisive per l’evolversi di una questione che rischia seriamente di immobilizzare gli uffici delle Prefetture, che si potrebbero vedere sommersi da un’immensa mole di richieste. Basti pensare che le aziende italiane che percepiscono fino a 5mila euro sono oltre 720mila, mentre quelle che si posizionano al di sopra superano le 170mila unità. “Si tratterebbe dell’ennesima procedura a carico delle aziende, mentre tutti i politici continuano a ripetere che l’obiettivo primario è snellire la burocrazia", ha concluso il direttore di Confagricoltura Brescia. "Auspichiamo un intervento per risolvere la questione e un impegno vero per ridurre e non aumentare gli adempimenti burocratici per gli imprenditori”.

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