Bancarotta, riciclaggio e frodi fiscali nell’edilizia: tre in manette e un sequestro per 163 milioni
Delle sette misure cautelari, tre sono state indirizzate a soggetti di Palazzolo sull'Oglio le altre a soggetti residenti nella Bergamasca
Bancarotta, riciclaggio e frodi fiscali nell’edilizia: tre in manette e un sequestro per 163 milioni
Cosa è emerso
Creavano società fittizie per riciclare denaro. E’ quanto emerso dalle indagini di Carabinieri e Guardia di Finanza, che mercoledì sono sfociate nell’esecuzione di sette misure cautelari nei confronti di altrettanti imprenditori bresciani e bergamaschi accusati di bancarotta fraudolenta, riciclaggio e altri reati fiscali, oltre a 45 perquisizioni nei confronti di 22 indagati e al sequestro preventivo per circa 163 milioni di euro.
Bancarotta ma non solo
Le indagini avevano preso il via nel 2016 a seguito di un’ispezione del Nil (Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro) in un cantiere nel Pavese, che aveva portato alla luce l’esistenza di una serie di società cartiere assistite dallo stesso commercialista. Il professionista, mensilmente, «portava in compensazione i contributi assicurativi e previdenziali relativi alla manodopera, vantando poi dei crediti di imposta risultati inesistenti», si legge nel comunicato firmato dal procuratore di Milano Marcello Viola. Scavando più a fondo, dall’attività investigativa degli inquirenti (i militari del Nil di Pavia e di Milano, il Nucleo Operativo del gruppo Carabinieri di Tutela del Lavoro e il Nucleo Operativo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano) è emersa l’esistenza di una struttura associativa responsabile, oltre che di indebita compensazione (per 59mila euro), anche di vari reati fiscali quali dichiarazione infedele, omessa presentazione della dichiarazione Iva e relativo versamento, così come delle ritenute (58 milioni), bancarotta fraudolenta (273 milioni tra passivo nei confronti dell’Erario e mancati pagamenti), riciclaggio e auto-riciclaggio (74 milioni circa).
Un articolato sistema di frode
Lo scheletro di «un articolato sistema di frode nel settore edilizio» che tramite numerose srl fittizie (con oltre 200 dipendenti in seno, ma di fatto inattive) intestate a prestanome e finti contratti di appalto e subappalto, nascondeva la manodopera irregolare. Gli oneri fiscali venivano compensati con crediti d’imposta inesistenti: e quando poi l’Erario bussava alla porta con il primo avviso di accertamento, ecco che la società veniva messa in liquidazione.
Il denaro sporco, infine, ogni settimana veniva trasferito dai conti italiani a quelli esteri (soprattutto croati) dai quali veniva prelevato dai cosiddetti «spalloni», che riportavano i contanti riciclati in Italia, alcuni dei quali erano stati intercettati nel 2017 a Palazzolo sull’Oglio. Proprio qui, nel corso delle indagini, a seguito di una perquisizione e di alcuni sequestri eseguiti su 6 indagati era stata fermata un’autovettura che sotto il cofano custodiva non solo il motore, ma 770mila euro in contanti, provento dell’attività di riciclaggio, da poco ritirati da una banca croata e reintrodotti illegalmente sul territorio. Uno dei soggetti, trovato in possesso di due pistole calibro 7,65 con matricole abrase, era anche finito in manette.
Le indagini
Le indagini, ancora in fase preliminare, hanno portato all’arresto di tre soggetti (uno in carcere, gli altri due ai domiciliari) e all’esecuzione dell’obbligo di dimora nei confronti di altri quattro presunti responsabili. I militari hanno agito anche nella zona fra Chiari e Palazzolo, dove in mattinata è stato avvistato anche l’elicottero della Guardia di Finanza e le pattuglie dei carabinieri della Compagnia di Chiari: uno dei provvedimenti riguarda infatti anche un palazzolese, nella cui abitazione è stata trovata anche della cocaina. Altre 22 persone, infine, sono attualmente iscritte al registro degli indagati. Le sette misure cautelari, in particolare, riguardano tre soggetti di Palazzolo sull'Oglio mentre gli altri quattro provengono dalla Bergamasca.