"C'è stato un danno erariale": condannata la Giunta
Devono risarcire le spese legali dovute ai ricorsi sull’aumento dei certificati di idoneità d’alloggio
La Corte dei Conti ha condannato la Giunta di Rovato in carica tra il 2015 e il 2016 per "inescusabile negligenza".
"C'è stato un danno erariale": condannata la Giunta
Il danno erariale c’è stato e chi tra il 2015 e il 2016 sedeva in Giunta dovrà risarcire il Comune. E’ questo, in estrema sintesi, il verdetto della Corte dei Conti, che a fine settembre 2022 ha emesso una sentenza di condanna nei confronti di alcuni amministratori rovatesi. Un documento che è stato depositato e pubblicato solo alcuni giorni fa.
La vicenda
A innescare il procedimento la delibera n. 108 approvata dalla Giunta rovatese nel luglio 2015, che stabiliva l’incremento esponenziale (pari al 624%) dell’importo dei diritti di segreteria per il rilascio delle certificazioni di idoneità alloggiativa (da 50 a 312 euro). Un’analoga delibera era stata adottata dal Comune di Pontoglio e una cittadina straniera residente a Rovato, S.C., aveva promosso un’azione civile contro la discriminazione individuale e collettiva, supportata dall’Asgi (Associazione degli studi giuridici sull’immigrazione) e dalla Fondazione Guido Piccini per i Diritti dell’uomo. Con la delibera n. 166 del dicembre 2015, la Giunta aveva autorizzato il sindaco a resistere in giudizio e, in primo grado, il Tribunale di Brescia aveva emesso un’ordinanza che dichiarava discriminatorie le condotte dei due Comuni e ordinava la revoca dei provvedimenti. Con la delibera n. 168 del settembre 2016, la Giunta aveva autorizzato il sindaco ad appellare l’ordinanza davanti alla Corte d’appello di Brescia, che nel 2019 aveva sostanzialmente confermato il verdetto di primo grado, limitandosi a rimodulare le spese di lite tra i due Comuni.
Complessivamente, le spese sostenute dal Comune di Rovato per il contenzioso ammontano a 19.154 euro. Secondo la Procura regionale, tali oneri avrebbero determinato un «evidente pregiudizio erariale, direttamente imputabile alla responsabilità gravemente colposa degli amministratori comunali che adottarono con voto favorevole le tre delibere» (108 e 166 nel 2015 e 168 nel 2016). La responsabilità è stata estesa al segretario comunale, contestandogli di «aver omesso di far rilevare la palese illegittimità degli atti».
Il danno erariale
Il danno erariale è stato quantificato dalla Procura in 17.501 euro, a carico del sindaco Tiziano Belotti, dell’allora vicesindaco Pierluigi Toscani, degli ex assessori Simone Agnelli, Daniela Dotti (entrambi tuttora in Giunta), Sonia Bosio e Marianna Archetti e del segretario Domenico Siciliano.
La Corte dei Conti, nell’udienza dibattimentale che si è svolta nel settembre 2022, ha ascoltato le tesi difensive e ha respinto, ritenendola infondata, la contestazione in base alla quale le somme risulterebbero prescritte. E’ stata invece considerata fondata la domanda risarcitoria promossa dalla Procura regionale. Per la Corte dei Conti, il danno erariale deve essere imputato a «colpa grave», evidenziando che gli amministratori hanno decisamente forzato la discrezionalità amministrativa che l’ordinamento attribuisce all’organo di governo degli enti locali, decidendo di «incrementare esponenzialmente (624%) e senza alcuna plausibile ragione che possa obiettivamente porsi a confronto con quella discriminatoria dei soggetti stranieri» il costo dei diritti dovuti al Comune per il rilascio dei certificati di idoneità alloggiativa. Insomma, secondo la Corte dei Conti il pregiudizio erariale deve essere imputato ad un «comportamento gravemente negligente dei convenuti».
Tuttavia il Collegio, rilevando che gli amministratori avevano comunque l’intenzione di incrementare le entrate dell’ente e che i rischi derivanti dalla pervicace resistenza in giudizio potevano essere meglio rappresentati dal patrocinatore esterno al quale il Comune si era rivolto, ha deciso di fissare il danno erariale in complessivi 15mila euro. Ciascun amministratore e il segretario sono stati condannati a risarcire 2.350 euro ciascuno; unica eccezione l’ex assessore Archetti, che si è vista scomputare una quota perché la delibera del 2016 era stata adottata senza la sua partecipazione (il sindaco le aveva ritirato le deleghe a gennaio 2016), e dunque è stata condannata (in contumacia) a rimborsare 900 euro.