Chiari

Il Paradiso del Piede abbassa la serranda

Dopo la scomparsa di Luigi Masserdotti, fondatore dell’attività, la moglie Emilia ha proseguito per qualche anno prima di chiudere.

Il Paradiso del Piede abbassa la serranda
Pubblicato:

di Vitaliano Grassi

Due giri di catena attorno alla serranda, il click del lucchetto: ha chiuso per sempre il negozio di scarpe in via A. De Gasperi, in pieno centro storico a Chiari.

Il Paradiso del Piede abbassa la serranda

Al suo interno ormai vuoto, è rimasto come unico testimone, un passato fatto di lavoro, di una attività portata avanti per sessanta lunghi anni da Luigi Masserdotti e dalla moglie Emilia Zammarchi. E’ stata lei a chiudere, non per mancanza di lavoro, ma perché era dal 2016, anno della scomparsa del marito, che da sola portava avanti tutta l’attività. Una decisione comunque sofferta, ma inevitabile, in quanto il tempo passa per tutti: si vendevano calzature di ogni genere, entrambi i proprietari ci sapevano fare, era proprio il loro mestiere. Quando entravi non uscivi mai a mani vuote, perché trovavi sempre quello che volevi e di cui avevi bisogno. Da "Il Paradiso del Piede" si era sempre soddisfatti.

La storia

"Il Paradiso del Piede", è proprio il nome che identifica tuttora il negozio. Come sia nata l'idea risulta persino bizzarro da raccontare. E’ Miriam Masserdotti, una delle due figlie della coppia, che ne ha svelato il mistero.

Un signore attempato avvicinatosi al negozio di mio padre, dopo aver scambiato qualche parola con lui, aveva intuito che si cercava di dare un titolo al nuovo negozio. Un nome che facesse colpo, che fosse una attrattiva per chi fosse passato da lì. “Trovato! Lo chiamerai Il Paradiso del Piede”, gli disse. “A pochi passi c'è la chiesa dove i fedeli entrano perché la loro anima possa andare in Paradiso. Nel tuo negozio invece in paradiso ci entreranno i piedi dei tuoi clienti”.

Inutile sorriderci sopra, l’idea è stata davvero un buon auspicio perché gli affari sono sempre andati molto bene. Una fortuna costruita negli anni perché Luigi le scarpe le aveva nel sangue e nella mente.

Sin da ragazzo, quattordicenne, dopo la scuola con altri amici andava in laboratorio per imparare a a cucire le tomaie, a riparare le scarpe, pronto per diventare un vero “scarpulì”. Ma questo non gli bastava. Nella sua testa c’era ben altro. Con l'esperienza accumulata, sicuro di sé nel 1963 si sente pronto per una nuova avventura.

Così, Luigi Masserdotti aprì la sua prima attività per la vendita di calzature in via Zeveto, seguita poco dopo da un trasloco sempre nella stessa via per poi allocarsi definitivamente in via De Gasperi, nel suo «Paradiso del Piede», fino alla sua scomparsa nel 2016.

L'attività e i mercati

Il racconto è stato poi continuato dalla figlia Debora Masserdotti. Oltre al negozio, c'erano anche i mercati.

«Mio padre era un gran lavoratore, lavorava sette giorni su sette. A lui piaceva stare all'aria aperta. Era un uomo di piazza veramente, oltre al negozio ogni giorno andava a fare i mercati. Iniziava la domenica con Rivoltella del Garda, mentre il sabato era a Chiari, il venerdì a Cologne, il giovedì a Urgnano in terra bergamasca, il mercoledì a Palazzolo, il martedì a Castrezzato e il lunedì a Rovato».

Sempre col suo Ducato che per stare al passo coi tempi si era modernizzato per lavorare al meglio e farlo affaticare meno, ma quando rientrava, il clarense da uomo di piazza indossava di nuovo i panni da uomo di negozio. Camice nero, cravatte multicolori e a volte, perché no, anche con dei papillon, ma mai dimenticava la sua gentilezza ed educazione che sfoggiava sempre per rendere più piacevole il suo lavoro.

Era tendenzialmente un uomo buono e affabile con tutti. Il suo non era solo un negozio, ma come lui affermava spesso era considerato l'ufficio peccatorum dove entrava anche chi non doveva acquistare delle scarpe, ma chi voleva fare una semplice chiacchierata, sfogarsi un po come andare da un prete confessore.

Ha continuato la famiglia. E lui ci stava volentieri al chiacchiericcio, ma intanto seguiva i suoi clienti per cercare se andasse meglio una scarpa del 42 o del 43.

La cosa buffa e divertente che mio padre ci sapeva proprio fare, un cliente entrava e voleva quello. Lui invece gli consigliava quell'altro. Insomma vendeva quello che voleva lui, sempre nell'interesse e per accontentare al meglio il cliente.

Che fosse una buona e brava persona e generosa lo sapevano tutti, ma non per questo si faceva mettere sotto i piedi. Un giorno, un tale dopo un acquisto frettoloso, a tutti i costi, con modi arroganti e poco garbati pretese uno sconto esagerato. Luigi senza perdere il controllo, lo accontentò. Ma poi, a casa, trovò la sorpresa: la scatola conteneva una sola scarpa. Una lezione che l’uomo aveva capito. Aveva avuto il giusto prezzo della sua arroganza. Poi la storia è finita naturalmente bene, con una stretta di mano e via.

La maggior parte dei clienti venivano anche da fuori, perché sapevano di trovare a Chiari delle calzature uniche nel loro genere, costruite a mano da artigiani delle Marche, precisamente nelle zone di Montegranaro, una vera eccellenza per davvero. Erano talmente apprezzate che Emanuele Vezzoli, un prete clarense, se le era portate a Teheran, questa la curiosa scoperta di Debora che durante il suo viaggio di nozze aveva per caso incontrato il religioso.

Gli anni ottanta sono stati gli anni d'oro.  I supermercati ancora non avevano fatto la loro comparsa. I negozi del nostro centro storico lavoravano eccome se lavoravano. A ridosso delle festività e di grandi eventi, c'erano le code per entrare e si faticava a tenere il ritmo, un ritmo frenetico che noi dovevamo tenere per infiocchettare e incartare gli acquisti dei clienti. Ora le code sono scomparse, ci sono solo in autostrada. Tutto è cambiato, i supermercati hanno cannibalizzato i piccoli esercizi commerciali, offrendo una varietà di prodotti e a prezzi che il piccolo negozio non è in grado e non può certamente offrire. Chiamarsi Il Paradiso del Piede forse è stata una fortuna e un buon auspicio anche dopo finito il boom economico. Infatti i clienti affezionati a noi e ai nostri specifici prodotti non ci hanno mai abbandonato. Il merito è del caro papà Luigi che ha saputo realizzare i suoi desideri coinvolgendo e condividendo anche mamma Emilia, nella sua avventura che è durata una vita intera.

Davanti ad un’attività che chiude, rimane sempre tanta amarezza per la città: perdere un frammento del tessuto sociale che in fondo era parte integrante della comunità. Luigi, però, non era ricordato solo per il suo negozio, ma anche per la sua passione sportiva. Aveva imparato a stare in mezzo alla gente e si sentiva a suo agio quando come allenatore e direttore tecnico della società amatori calcio di Chiari (che ha vinto il campionato nazionale del 1974)  poteva stare con i suoi ragazzi, così come per una vita intera ha fatto con i suoi clienti. Adesso, però, il negozio di Luigi e di sua moglie Emilia ha chiuso, ma sempre resterà impressa la storia che in questo articolo si è cercato di raccontare.

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