Tragico incidente sulla A4: a processo l'autista del carro attrezzi
Nel sinistro di un anno fa aveva perso la vita un camionista moldavo di 36 anni.
Non ha avuto alcuna colpa Adrian Chitoroaga, l’appena trentaseienne di origine moldava ma residente da tempo a Vigodarzere, in provincia di Padova, rimasto vittima di un tragico tamponamento tra mezzi pesanti un anno fa in autostrada a Desenzano.
Il processo
Il camionista è sì finito contro l’autoarticolato che precedeva il suo autocarro, ma solo dopo essere stato a sua volta tamponato con violenza e per ben due volte da un carro attrezzi sopraggiunto alle sue spalle e per il cui conducente adesso è stato richiesto il processo. A conclusione delle indagini preliminari sul terribile sinistro, che ha anche bloccato per ore la circolazione, il Pubblico Ministero della Procura di Brescia, dott.ssa Elisabetta Carrea, ha chiesto il rinvio a giudizio per M. U., 48 anni, di Desenzano, per il reato di omicidio stradale e il Gip del Tribunale bresciano, dott.ssa Francesca Grassani, riscontrando l’istanza, ha fissato per il primo dicembre 2022, alle 10.20, presso il nuovo palazzo di Giustizia di via Gambara, l’udienza preliminare di un processo da cui la moglie, i due figli, un bambino e una bambina di appena dieci e nove anni, i genitori e il fratello di Chitoroaga, si aspettano giustizia.
Un tragico incidente
Il dramma si è consumato martedì 7 settembre 2021, alle 17,15, sull’Autostrada A4 nel tratto Brescia-Padova in corsia est, direzione Venezia, tra i caselli di Desenzano e Sirmione. Chitoroaga, che lavorava come autista per una lavanderia industriale del Padovano, stava eseguendo delle consegne e si trovava su un Renault Trucks di proprietà dell’azienda quando, all’altezza del km 247+600, nel territorio comunale di Desenzano, il suo veicolo è rimasto di fatto schiacciato tra l’autoarticolato che lo precedeva, condotto da E. B., 53 anni, di Latronico (Pz), rimasto illeso, e l’autocarro adibito a carro attrezzi che lo seguiva, e che trasportava sul pianale una Bmw, e condotto, appunto, da M. U., che se l’è cavata con una prognosi di 15 giorni. Inizialmente, secondo la ricostruzione della Polstrada di Verona Sud intervenuta per i rilievi, sembrava che il trentaseienne avesse prima tamponato il mezzo che aveva davanti a sé e poi fosse stato a sua volta tamponato da quello sopraggiunto alle sue spalle, il conducente dell’autoarticolato aveva infatti chiaramente riferito di due colpi ravvicinati, ma in realtà non è andata così; la consulenza tecnica ha consentito di appurare come i due urti siano stati entrambi prodotti dal carro attrezzi e come tanto l’autoarticolato quanto l’autocarro della vittima fossero fermi in quel momento per via di rallentamenti al traffico: entrambi i conducenti avevano correttamente decelerato e si erano arrestati accodandosi ai veicoli che li precedevano.
Velocità sostenuta
Nonostante vi fossero buone condizioni per guidare l’oggi 48enne di Desenzano, “marciando in prima corsia a una velocità di 90 km/h, non si avvedeva tempestivamente della presenza avanti a sé di due veicoli fermi o in fase di arresto”, scrive il Pm nella sua richiesta di rinvio a giudizio. Nonostante la manovra di emergenza dell’indagato, che ha sterzato a sinistra e troppo tardivamente frenato, “egli collideva violentemente, ad una velocità di circa 72 km/h, per due volte con la parte anteriore centro destra del suo Iveco contro il Renault della vittima” prosegue il Sostituto procuratore. A seguito dell'importante sequenza di urti Chitoroaga, aggiunge il Sostituto procuratore, “restava incastrato tra le lamiere della cabina del suo veicolo”, con conseguenze devastanti. Il giovane camionista non è deceduto sul colpo, ma è spirato poco dopo.