Lucrezia Molgora conquista il bronzo al Cairo
La 20enne, atleta della società rovatese Karate Genocchio, sul podio a uno dei più importanti circuiti al mondo
di Stefania Vezzoli.
E’ una dei quattro karateka italiani che hanno conquistato la medaglia di bronzo alla Karate 1 Serie A del Cairo, uno dei circuiti più importanti al mondo. Lucrezia Molgora, atleta del Karate Genocchio di Rovato, si è imposta sulla portoghese Sara Leal (con il risultato di 5-2) nei -50 kg di Kumite, piazzandosi sul terzo gradino del podio.
Lucrezia Molgora conquista il bronzo al Cairo
Un traguardo che ha un sapore speciale per la ventenne di Settala (Milano) che frequenta la Facoltà di Psicologia a Milano e da gennaio è entrata nel team rovatese: una scelta di vita che ha segnato per lei una sorta di rinascita dopo un periodo molto difficile.
Come sei arrivata a Rovato?
Faccio karate da quando ho otto anni e durante il mio percorso ho cambiato palestra con l’obiettivo di migliorare e raggiungere risultati sempre più importanti. Un percorso che mi ha portato a Rezzato, con molti sacrifici per conciliare i ritmi pesanti degli allenamenti (per un periodo ero titolare della Nazionale italiana), i chilometri avanti e indietro e lo studio, e che alla fine mi ha spinto a trasferirmi, da sola, a Rezzato, lontana dalla mia casa e dalla mia famiglia. Non è stato semplice, soprattutto perché mi sono trovata ad affrontare la pandemia. Il mio obiettivo era sempre lo stesso, ossia crescere nel karate, ma non riuscivo più a essere incisiva nelle gare. Ho pensato perfino di smettere, ma non volevo buttare via i sacrifici fatti. Ho sempre affrontato le difficoltà senza scappare. Ed è stato nel corso di queste riflessioni che ho pensato al Karate Genocchio, una soluzione che mi avrebbe permesso di tornare a casa (sono 50 km ma con la Brebemi si percorrono in fretta). Quindi mi sono messa in contatto con Simone Genocchio, che conoscevo già come allenatore della Nazionale.
E come è andata?
Lui ne ha parlato con suo papà e suo fratello e qualche giorno dopo mi ha detto che erano pronti ad accogliermi. Ed è stato proprio così: mi hanno accolta in un momento non facile, insieme abbiamo fatto un percorso di piccoli passi. E’ stato come prendere un bicchiere e aggiungere una goccia alla volta: il bicchiere non è ancora pieno, ma ora mi sento più sicura di me e delle mie capacità. Sono grata ai miei maestri e alla famiglia del Karate Genocchio, ho trovato dei compagni fantastici con cui condividere l’esperienza delle gare e dei maestri che credono in me più di quanto io creda in me stessa.
Come ti sei avvicinata al karate?
Da piccola mia mamma voleva farmi fare ginnastica ritmica o pattinaggio, ma io sono sempre stata molto competitiva. Una mia amica delle elementari faceva karate, ho iniziato anche io e alla prima lezione mi sono innamorata. Poi ho scoperto che anche mio nonno materno, che non ho mai conosciuto, faceva karate.
La medaglia del Cairo è il segnale che sei sulla strada giusta: quali sono i tuoi obiettivi?
Il mio obiettivo è continuare a fare bene, raggiungere risultati ancora più importanti e riuscire a esprimere al massimo le mie capacità. E spero che questo diventi il mio lavoro.