Ultima cioccolata per il bar Marconi
Dopo circa 50 anni, il locale cesserà il servizio per lasciare spazio alla tradizione della pasticceria.
di Federica Gisonna
Una scelta, quella del primo "caffè delle signorine" di Chiari, volta alla qualità del prodotto e alla ferma convinzione di voler restare un’attività artigianale.
Ultima cioccolata per il bar Marconi
La fine di un’era. E, forse, nonostante ci siano quasi 30 gradi, è il caso di andare a bere l’ultima cioccolata. Chiude dopo oltre 50 anni il bar Marconi. Il primo «caffè delle signorine» di Chiari, l’unico nel quale ancora oggi non si vendono alcolici (se non qualche birra in alcune particolari e sporadiche sere d’estate), a partire dal 20 giugno, cesserà la sua attività. Ma resteremo senza dolci, brioches, torte e prelibatezze? Assolutamente no. O almeno non più di qualche settimana. La pasticceria, infatti, dopo un «restyling» sarà nuovamente pronta a sfornare i suoi pezzi forti.
La storia
Di cose da dire, per raccontare la storica attività dei Marconi, ce ne sarebbero tante. Di certo, nella ricetta, ci sono i legami personali, l’amore, la dedizione verso il lavoro e la massima attenzione sia al prodotto che al cliente che, negli anni, è diventato un tassello del puzzle formato dalla famiglia. Basti pensare che il primo a aprire la forneria, in via XXVI Aprile nel 1921, fu Mario Marconi che, insieme alla moglie Pasqua, diede vita ad una delle realtà commerciali più longeve della città. Poi toccò a Giulio, grande pasticcere venuto a mancare un anno fa (che già preparava i dolci, ma ne acquisì la gestione nel 1988) e a sua moglie Giuliana, arrivando a Stefano, Laura e Lorenzo che, oggi, lavorano insieme alla quarta generazione formata da Alessandra (al banco con Laura e Lorenzo) e Marco (in laboratorio con Stefano) e un paio di altri collaboratori. Per dovere di cronaca, il bar aprì di contorno alla pasticceria solo nel 1972 in quella che, fino al 1980, fu una parentesi, per la ristrutturazione del palazzo, in via Bettolini (dove attualmente c’è Rocco strumenti). Da oltre quarant’anni, però, Marconi domina nuovamente l’angolo tra via XXVI Aprile e via Cavalli.
E in un racconto dalle mille pagine, non si può non citare la Premiata Forneria Marconi. Conosciuto anche come PFM, il gruppo musicale noto in tutto il mondo (così come il poli-strumentista clarense Mauro Pagani), prese il nome dell’attività proprio perché Pasqua, punto fermo della forneria, firmò delle cambiali per l’acquisto degli strumenti di questi giovani musicisti in nome dell’amicizia dell’altro figlio, l’artista Giovanni Carlo Marconi, proprio con Pagani.
La decisione e lo sguardo al futuro
Una scelta, quella di chiudere il bar, non dettata dal Covid, ma che sicuramente ha portato alla consapevolezza della decisione.
Ci siamo fermati a pensare a quella che era la nostra idea di futuro. Abbiamo, insieme, fatto delle valutazioni aziendali e famigliari. C’erano delle decisioni da prendere e abbiamo convenuto che stravolgere la nostra attività non avrebbe fatto per noi. Abbiamo scelto di basarci sul nostro prodotto vincente, la pasticceria che mai avremmo voluto rendere industriale. Siamo legati a un’idea di artigianalità e tradizione ben definita e dalla quale non vogliamo distaccarci. Il nostro è un lavoro che comporta sacrificio, tempo sottratto alla vita privata, ma anche immensa soddisfazione data dall’apprezzamento dei clienti che mai vorremmo deludere. Il bar, però, comporta un dispendio di energie che non compensa a titolo di guadagno e, quindi, bisognava capire se ampliarlo, aggiungendo nuovi servizi, o chiuderlo. Da qui, la decisione di rinunciarci e di rinnovare, anche nell’aspetto, la pasticceria consapevoli che questa è la nostra strada. Puntiamo su quello che è realmente il nostro lavoro senza intraprendere sentieri che non ci appartengono o fingere di essere ciò che non siamo. Noi siamo quelli del dolce della domenica da condividere in famiglia, della coccola durante una festa o una ricorrenza. Siamo pasticcieri e ne siamo fieri.
Dunque, il 20 giugno, il bar Marconi chiuderà definitivamente le sue porte. Poi, alla riapertura, nulla sarà più come prima. La pasticceria sarà completamente nuova e pronta per l’asporto. Ma chissà se anche per quell’amatissima cioccolata che per cinquant’anni abbiamo gustato seduti al tavolo non si possa trovare una soluzione.. mai dire mai