È una donna minuta Gianna, umile, serena e molto riservata, completamente diversa dalla maggior parte degli artisti che fanno di tutto per mettere in mostra la propria arte e cercare celebrità. Gianna Soldati delle proprie opere su pietra è giustamente fiera eppure le mostra con grande fatica, quasi nascondessero un segreto che è difficile raccontare persino a se stessi, figurarsi agli altri.
Di origine comasca, è arrivata a Montichiari circa trent’anni fa per seguire il marito Radames e in questo paese, che ha sentito presto come suo, si è messa a disposizione degli altri come pranoterapeuta sensitiva. I soggetti dei suoi disegni su pietra sono volti che vengono da lontano e con forza espressiva notevole, offrono emozioni sempre diverse a chi li contempla.
«Fin da bambina ho intuito di avere doti particolari» racconta «Mi capitava di toccare le persone e che queste si sentissero incredibilmente meglio, mi chiamavano per fare le iniezioni e magari la febbre o i dolori passavano subito dopo. Sentivo di dover far qualcosa per gli altri ma avevo paura di parlare di questa mia dote, timore che mi si guardasse in modo strano. Ho deciso di seguire a Milano corsi per conoscere il corpo umano e qui ho conosciuto chi ha saputo indirizzare le mie doti. Sono diventata così bioterapeuta, diplomata in riflessologia all’Istituto Scientifico di Ricerca e Applicazioni Energia Bio – radiante e per lunghi anni ho lavorato con i pazienti nel mio studio. Non ho mai promesso miracoli e lo dicevo chiaramente a chi veniva da me. Io desidero solo alleviare la sofferenza degli altri e molti ne hanno tratto beneficio. Ho curato mio marito per 22 anni. Aveva un tumore molto esteso. Non si è mai privato delle cure mediche e degli interventi che sono serviti ad affrontare la sua malattia ma con il mio aiuto ha vissuto più a lungo e senza dolore. Come artista del marmo sono ispirata, anzi a dirla con precisione “guidata”, da un’entità particolare, un santo senza dubbio, che ogni notte mi parla e mi detta i soggetti da incidere durante il giorno. Sono volti sorridenti, tra l’umano e il soprannaturale, disegni geometrici, scritte e parole talvolta in una lingua indecifrabile che danno serenità a chi le guarda o le legge. Ho fatto un’unica personale nel 1997 a Brescia, su consiglio di alcuni amici, ma non aspiro alla fama. Le mie opere sono qualcosa di privato che mi nasce da dentro, anche se ho raccolto varie soddisfazioni e elogi. Alcuni pezzi, ad esempio, che ritraggono il Sacro Cuore sono esposti a Ponna, il mio paese di origine, in provincia di Como. Le creo con una tecnica tutta mia che preferisco resti segreta. Nella mia vita ho vissuto questo dono con serenità e grande fede (ho avuto l’onore di incontrare Papa Wojtyla che ha stretto le mie mani benedicendole) e allo stesso modo l’ha percepito chi mi era accanto, questo mi rende una donna tranquilla che ogni giorno sa di poter vivere un’esperienza nuova e profonda che resterà per sempre scolpita nel marmo.»