Allarme influenza aviaria nella Bassa

Situazione di emergenza negli allevamenti avicoli dove sono già stati abbattuti oltre un milione di capi tra tacchini, anatre, polli e galline

Allarme influenza aviaria nella Bassa
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Allarme influenza aviaria

Siamo vicini ad una vera e propria ecatombe. Nel giro di pochi giorni gli animali abbattuti a causa del virus dell’influenza aviaria nei nostri paesi supereranno il milione. Centinaia di migliaia tra tacchini da carne, galline ovaiole, anatre, polli e riproduttori. Una situazione di crisi che ha messo in allarme tutto il comparto avicolo locale e che sta facendo registrare danni enormi. Il virus, che è tornato a far paura nei mesi scorsi nelle provincie di Mantova, Piacenza e Cremona, ora è arrivato anche nella Bassa, costringendo l’Ats di Brescia a procedere all’abbattimento di centinaia di migliaia di capi.

Gli abbattimenti e i danni

Tra questi non tutti sono risultati positivi ai test condotti dai medici veterinari negli allevamenti, ma la maggior parte sono stati decimati in via precauzionale per evitare il contagio e che l’epidemia si espandesse.
Ad oggi sono 21 i focolai individuati e 12 gli allevamenti in cui si è proceduto al depopolamento. Si è partiti dall’abbattimento di 40mila tacchini a San Gervasio, per poi passare a Pontevico, Alfianello, Gottolengo, Pavone del Mella, ed ora ad essere abbattute in questi giorni sono quasi 120mila pollastre a Cigole.
Ad agosto del 2017 un allevamento nel comune di Lonato ha subito un depopolamento in quanto funzionalmente contiguo ad un focolaio in provincia di Mantova. Ma la situazione, malgrado l’istituzione di zona di protezione e di sorveglianza, è precipitata a metà ottobre. Ad oggi è stata effettuata una stima degli indennizzi che verranno riconosciuti agli allevatori, a seguito dell’abbattimento dei capi, che supera i 3milioni e 400mila euro nel caso di abbattimento di focolai e di oltre 2 milioni e 600mila euro nel caso di abbattimento per depopolamento.

I controlli per limitare l'epidemia

Il controllo dell’influenza aviaria infatti si basa sulla prevenzione, sia sulla identificazione precoce dei focolai e sulla eradicazione della malattia. Un virus che viene trasportato dagli uccelli migratori che si spostano da una zona all’altra, aumentando in maniera esponenziale il rischio di contagio. Nei focolai confermati sono disposti l’abbattimento e la distruzione degli avicoli presenti nelle aziende infette, delle uova e dei materiali contaminati e il divieto di ripopolamento. Contemporaneamente viene istituita una Zona di Protezione e Zona di Sorveglianza, definite da un raggio rispettivamente di 3 e 10 chilometri di distanza dal focolaio. In queste zone sono disposti divieti e limitazioni alle movimentazioni di pollame, pulcini, uova. Attualmente nelle zone di restrizione vigenti risultano ricompresi 65 allevamenti di cui 54 nel Distretto di Leno. Una situazione di emergenza il cui bilancio si aggrava di giorno in giorno e che rischia di bloccare completamente il comparto avicolo locale.

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