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Peste suina, dopo il provvedimento nazionale resta la preoccupazione degli allevatori

A Brescia il 14% dei maiali italiani.

Peste suina, dopo il provvedimento nazionale resta la preoccupazione degli allevatori
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Allevatori ancora preoccupati, la peste suina rappresenta un pericolo per la loro attività.

Provvedimento nazionale

Il presidente di Coldiretti Brescia Valter Giacomelli in riferimento alla firma dell’ordinanza dei ministri della Salute Roberto Speranza e delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli per fermare la diffusione della peste suina africana (PSA) dopo i casi riscontrati su cinghiali in Piemonte e Liguria ma anche in Germania, Belgio e Paesi dell’Est Europa afferma

La tempestiva adozione di un provvedimento nazionale che consente alle attività produttive di continuare a lavorare in sicurezza, fornendo rassicurazioni in merito alle esportazioni, è importante soprattutto per la nostra provincia dove è allevato il 14% dei maiali italiani.

Grave rischio di contagio tra gli animali

La Peste Suina Africana può colpire cinghiali e maiali, è altamente contagiosa e spesso letale per questi animali, ma non è invece assolutamente trasmissibile agli esseri umani – precisa Claudio  Cestana vicepresidente Coldiretti Brescia e coordinatore consulta suinicola provinciale – stiamo vivendo un momento di forte incertezza e di preoccupazione soprattutto per i vincolo di esportazioni verso i paesi terzi e le conseguenti ripercussioni sull’andamento del mercato. É necessario vigilare oltre che sul piano sanitario anche contro le speculazioni di mercato a tutela degli allevatori e del sistema economico ed occupazionale”.

Divieto di caccia con eccezione

L’ordinanza interministeriale – spiega Coldiretti - prevede il divieto di ogni attività venatoria salvo la caccia selettiva al cinghiale nella zona stabilita come infetta da Peste Suina Africana, ossia 114 Comuni di cui 78 in Piemonte e 36 in Liguria, dove la presenza di allevamenti è per fortuna molto contenuta. Nell'area circoscritta sono altresì vietate la raccolta dei funghi e tartufi, la pesca, il trekking, il mountain bike e le altre attività di interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti. L'ordinanza in vigore per sei mesi – continua la Coldiretti - si pone l’obiettivo di "porre in atto ogni misura utile ad un immediato contrasto alla diffusione della Psa e alla sua eradicazione a tutela della salute del patrimonio faunistico e zootecnico suinicolo nazionale e degli interessi economico connessi allo scambio extra Ue e alle esportazioni verso i Paesi terzi di suini e prodotti derivati".

Oltre il 60% esportazioni per paesi europei

Le esportazioni di carni suine e derivati Made in Italy ammontano complessivamente nel mondo a 1,7 miliardi ma va sottolineato – precisa la Coldiretti - che oltre il 60% è destinato a Paesi dell’Unione Europea che riconoscendo il principio della regionalizzazione prevedono eventuali blocchi solo dai comuni delimitati, dove peraltro l’attività di allevamento è molto contenuta. Un comportamento analogo peraltro è stato adottato anche da paesi come Regno Unito, USA e Canada dove è diretta la maggioranza dell’export extra Ue per i casi analoghi che si sono verificati in Germania, Belgio e Paesi dell’Est Europa e per questo – continua la Coldiretti - diventa ora importante un’azione diplomatica per formalizzare questo orientamento e non penalizzare la filiera.

Agire subito

 

“Adesso serve subito – conclude il Presidente Giacomelli – un’azione sinergica su più fronti, anche con la nomina di un commissario in grado di coordinare l’attività dei prefetti e delle forze dell’ordine chiamate ad intensificare gli interventi, per tutelare e difendere gli allevamenti e compensare gli eventuali danni economici alle imprese. Si ravvisa infine la necessità di avviare iniziative comuni a livello europeo, perché è dalla fragilità dei confini naturali del paese che dipende l’elevato rischio di un afflusso non controllato di esemplare portatori di peste”.

 

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