"Atto Finale": duro colpo alla cosca Facchineri, chi è finito in carcere?
Tra le vittime anche un imprenditore del basso Garda che avrebbe tentato di compiere un gesto estremo.
Operazione "Atto Finale", quattordici gli arresti e tre fermi.
Tra le cosche più di spicco della Piana di Gioia Tauro
Si tratta perlopiù di imprenditori resi particolarmente vulnerabili durante il periodo del lockdown, le cosche hanno ben saputo fare leva sulle difficoltà finanziarie e fiscali nelle quali imperversavano diverse attività.Questo quanto emerso dall'Operazione Atto Finale condotta dai Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza con il coordinamento della Dda e dei sostituti procuratori Roberta Panico, Erica Battaglia e Carlotta Bernardini ai danni di esponenti di spicco di uno dei casati di 'ndrangheta più antichi e potenti della Piana di Gioia Tauro, quello dei Facchineri. Dietro le sbarre ci sono finiti Giuseppe e Vincenzo Facchineri, quest'ultimo di base nel milanese era membro un tempo anche della banda della Magliana. Avevano però un referente anche nel bresciano, tale Franco Scullino 56 anni di Desenzano del Garda. In carcere ieri ci sono finiti anche Nicola Bonelli, Vincenzo Caia, Roberto Franzè, Raffaele Maffettone, Rocco Zerbonia e Florin Ionescu. A ciò si aggiungono anche Massimiliano Bisci, Francesco Giuseppe Scalise e Salvatore Muià; ai domiciliari ci sono finiti Salvatore Carvelli e Leonardo Maria Maffettone. Tra gli indagati anche un luogotenente della Guardia di Finanza in servizio nella Compagnia di Brescia: avrebbe accettato 70mila euro in cambio di informazioni sulle indagini relative alle aziende controllate dal clan criminale. Il luogotenente ed un collega della Compagnia di Brescia sono inoltre accusati di truffa.
Ieri, inoltre, i Carabinieri di Desenzano del Garda, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per l'estorsione aggravata ai danni di un libero professionista del lago di Garda; uno dei due indagati ora risulta essere latitante. Le perquisizioni hanno fatto emergere un bottino da 500mila euro in possesso di due bresciani.
Come adescavano le vittime
Nel corso della conferenza stampa che si è tenuta ieri (lunedì 25 ottobre) alla presenza del Procuratore capo di Brescia Francesco Prete è emerso che, ogniqualvolta gli imprenditori entravano in contatto con i malavitosi, questi ultimi evidenziavano la loro appartenenza a casati criminali di un certo rilievo proprio per far si che la vittima potesse assecondare le richieste da loro avanzate con il risultato (per i malviventi) di incassare ingenti bottini.
Chi sono le vittime
Tra loro un imprenditore edile residente appena oltre l'Oglio, un imprenditore milanese e un libero professionista del basso Garda il quale è stato ad un passo dal compiere un gesto estremo.