Morì sul lavoro: tre condanne per la scomparsa di Carlo Bonazza
Il 37enne era caduto da un'impalcatura: il committente dovrà scontare 2 anni e 6 mesi, i soci un anno e 8 mesi. Assolti, invece, dall'accusa di frode processuale.
Due anni e 6 mesi di reclusione per uno, uno e 8 mesi per gli altri due. Tanto dovranno scontare, secondo il giudice, i tre imputanti ritenuti responsabili della morte di Carlo Bonazza, 37enne di Offlaga, titolare della società di artigianato ArcTek, scomparso nel 2015 in un incidente sul lavoro. Le sentenze sono state emesse ieri, mercoledì 22 settembre, alla conclusione del processo di primo grado durato due anni e finito con la condanna dei due soci del 37enne, un 44enne di Offlaga e un 49enne di Gardone Val Trompia, e del committente, un 60enne di Mairano.
La vicenda
Era il 9 luglio del 2015. Bonazza si stava occupando della rimozione della copertura di amianto sul tetto di un deposito in via Zanardelli, a Mairano, quando è precipitato da un’altezza di circa 10 metri e ha sbattuto la testa al suolo. A nulla erano serviti i soccorsi, la corsa in ospedale: il trauma cranico, i danni al fegato, alla milza e le fratture costali erano troppo gravi, il 37enne si era spento il giorno dopo. A compiere i primi rilievi erano stati carabinieri di Dello. Dalle successive indagini, tuttavia, per il Pubblico Ministero erano emerse delle «note stonate», testimoni di un possibile tentativo di depistaggio da parte degli imputati, poi accusati di frode processuale, di aver inquinato la scena e modificato lo stato dei luoghi prima che arrivassero gli inquirenti.
Secondo le prime ricostruzioni, che facevano presupporre una caduta accidentale, la vittima al momento dell’incidente si trovava su trabatello regolarmente presente e utile per quel tipo di lavoro, intento a rimuovere le reti di protezione dal tetto. Secondo l'imputazione, diversamente da quanto inizialmente ipotizzato dai rilievi pareva che la vittima si trovasse all’interno di una cesta sollevata da un braccio telescopico non adatto allo scopo e quindi in deroga alle norme di sicurezza. I tre imputati avrebbero provato a occultare queste prove, da qui l’accusa di frode processuale. Nè dal capo di imputazione nè dalle indagini però, come dichiarato dal legale della parte civile, risulterebbe che sia stato spostato il cadavere.
Le sentenze
L'assenza di «manomissioni» sul corpo di Bonazza, sempre sottolineata dagli avvocati difensori, è stata poi confermata dal giudice che ha assolto i tre imputati dall'accusa di frode processuale, ritenendoli responsabili invece dell'omicidio colposo del 37enne essendo state violate le norme in materia di sicurezza sul lavoro. Al committente la pena più alta, due anni e sei mesi; i due soci dovranno invece scontare un anno e 8 mesi di reclusione.
Ritiratasi dal processo come parte parte civile l'anno scorso, dopo aver ottenuto il risarcimento da parte del committente, la famiglia di Carlo Bonazza ha accolto la sentenza, le cui motivazioni verranno comunicate successivamente. "Avevo ragione fin dal primo giorno, perché io l'ho sempre sostenuto, l'ho sempre saputo - ha commentato la moglie, Ilaria Capuzzi - Questa volta la giustizia mi ha dato ragione"