Bergamo e Brescia unite nella marcia per il 50esimo dei Donatori di organi
Marciatori e ciclisti hanno percorso oltre 220 chilometri attraversando più di 80 paesi tra la bergamasca e il bresciano per sensibilizzare sull'importanza della donazione degli organi.
Si è conclusa ieri sera, domenica, a Coccaglio, la Marcia Vita per la Vita per celebrare il 50esimo di fondazione del Dob, il sodalizio dei Donatori di organi di Bergamo, poi divenuto Aido.
Bergamo e Brescia unite nella marcia per il 50esimo del Dob
La manifestazione sportiva organizzata dall’Aido in occasione dell'anniversario di fondazione dei Donatori di organi ha perso il via sabato mattina dal quartiere Monterosso a Bergamo, dove è stata celebrata una Messa e i volontari hanno acceso la fiaccola, dando il via alla Marcia Vita per la Vita. La cerimonia è stata presieduta dai parroco di Monterosso e di Coccaglio, le parrocchie dove sono nati il Dob e la Marcia.
L’Aido di Coccaglio, in collaborazione con i sodalizi provinciali di Bergamo e Brescia e con i gruppi Avis, con i Volontari del soccorso di Coccaglio e di concerto con il Consiglio regionale e nazionale Aido, negli ultimi tre mesi si è spesa per organizzare una nuova marcia Vita per la Vita per celebrare l’importante avvenimento. La manifestazione sportiva non agonistica a staffetta podistica e ciclistica è terminata ieri sera, domenica, in piazza Marenzio a Coccaglio, per l'occasione illuminata con il tricolore.
"Siamo stanchi, ma contenti per la buona riuscita della manifestazione, che è riuscita oltre le nostre più rosee aspettative - ha spiegato Lino Lovo, presidente dell'Aido di Coccaglio e deus ex machina della Marcia - In tutti i paesi che abbiamo attraversato abbiamo trovato ad accoglierci i sindaci con la fascia tricolore e i sacerdoti, i gruppi e i volontari Aido e le associazioni". Pre la prima volta nella storia della Marcia Vita per la Vita un sindaco, Giovanni Aldi di Castrezzato, ha corso portando la fiaccola in fascia tricolore.
La prima marcia venne richiesta a Lovo e all'Aido di Coccaglio da Giorgio Brumat, fondatore del Dob e dell'Aido, e nel 1975 l’Aido si recò a Roma da Papa Paolo VI. Dall’anno successivo il sodalizio di Coccaglio ha proseguito con il gruppo sportivo Vita per la Vita e l’Aido nell’organizzazione di marce in giro per il mondo, raggiungendo perfino la Russia.
Uno dei momenti più emozionanti, oltre a quello a Bergamo e alla tappa in piazza Loggia a Brescia, è stato sicuramente quello conclusivo a Coccaglio, paese dove è nata la Marcia Vita per la Vita e terra natale di Lovo. "L'incontro al cimitero con i miei famigliari per salutare i miei genitori, mio fratello e gli amici che purtroppo negli anni ci hanno lasciato è stato molto emozionante e per me ha avuto un forte valore affettivo - ha proseguito Lovo - Un ringraziamento è d'obbligo a tutti i collaboratori e ai volontari che hanno lavorato per la riuscita della manifestazione. Si sono superati".
Il gruppo di 64 persone tra marciatori tedofori, ciclisti e organizzatori, con un’età che oscilla tra i 20 anni e gli 85, era composto da coccagliesi e da residenti in Franciacorta, ma anche da friulani, terra natale di Brumat.
Il percorso e l'intervento del sindaco di Coccaglio
Il percorso della Marcia Vita per la Vita per commemorare i 50 anni del Dob si è snodato tra oltre 80 paesi e frazioni della bergamasca e del bresciano in soli due giorni. Marciatori, ciclisti e tedofori sono partiti da Bergamo alle 9 di sabato e, dopo una sosta al cimitero maggiore per ricordare Giorgio Brumat e i fondatori dei Donatori organi Bergamo e dell’Aido, la carovana ha percorso le strade tra le due province macinando oltre 220 chilometri fino all’arrivo a Coccaglio.
"La nostra comunità vi ha visto partire 50 anni orsono e oggi vi trova qui - ha esordito il sindaco di Coccaglio, Alberto Facchetti - Caro Lino, il viaggio è stato avventuroso, difficile e a tratti interrotto, ma la vostra forza e perseveranza abbiamo avuto modo di conoscerle. Sappiamo che il tempo non è galantuomo con nessuno, tu instancabile hai saputo bussare a mille porte, chiedere senza remore a chi poteva aiutarti, non accontentarti della risposta “non si può fare”, caparbio e determinato con la certezza della buona causa che hai portato nella nostra comunità per 50 anni di indefesso volontariato. Caro Lino tu sei stato la personificazione del concetto di volontariato.
Avete completato una marcia che è metafora della vita, metafora di un impegno volto a far conoscere il concetto del dono, del dono di se stessi per l’altro. Avete costruito nella società un modello alternativo. La nostra società moderna del benessere diffuso basata sul capitalismo speculativo, fondato su consumi e finanza ha ridotto a ben poca cosa il dono, nella sfera civile, pubblica, economica. Anzi il dono tutt’oggi rimane qualcosa di strano, da capire bene, perché sembra nascondere insidie. Pensare a qualcosa di gratuito scatena ancora diffidenza nella gente. Ebbene grazie al vostro impegno ed quello delle vostre organizzazioni locali, provinciali, nazionali, abbiamo scoperto che esiste, che prorompe nelle coscienza un alternativa all’egoismo possessivo del mercato di scambio, il dono è capace di costruire con le persone sistemi complessi, travolgenti marce non competitive planetarie che crescono sempre più fino ad arrivare a promuovere “l’amore per l’intera umanità”.
Non è sempre stato facile dicevo, posso solo immaginare come sia stato faticoso partire quel giorno, perché i problemi riguardo le donazioni erano enormi, di ordine pratico, medico, etico, morale, normativo, la sopravvivenza dei pazienti, l’etica dell’espianto, la tecnologia biomedica agli albori, la diffidenza della gente. Eravate marziani sulla terra con a capo un uomo buono e geniale di nome Giorgio Brumat, friulano di origine bergamasco di adozione (anche un po' bresciano) che fondò il Dob ora Aido, tanta volontà di fare, di cambiare, di partire.
Questa marcia non finisce qui oggi, riparte con slancio, vi saranno persone nuove, nuove energie, inventerete nuove modalità perché la società evolve, cambia apparentemente nei costumi e nei modi. L’Aido attraversa il tempo parlando dell’uomo, dell’uomo sofferente e dei suoi cari, dell’uomo buono, caritatevole, e dei suoi cari. Parlando a tutti noi mettendo in risalto l’estremo valore intrinseco potenziale di ciascuno. Valore di vita, di speranza di sopravvivenza. Quanto è rivoluzionario questo messaggio che in modo estremamente pratico e diretto ci fa comprendere quanto ciascuno di noi è unico nell’intelletto e parte di un grande sistema vitale che è l’umanità.
Siete un valore costituente della nostra società, della nostra bella Italia che possiede la Costituzione più sensibile e vicina all’uomo, simbolo di libertà e di coraggio. Anzi avete saputo, a mio giudizio, con il vostro lavoro far ancora meglio dei nostri padri costituenti i quali misero il lavoro come base della nostra Repubblica. Voi avete messo l’uomo quale valore fondante del vostro lavoro. Grazie a tutti voi e grazie cavalier Lino".
La tappa a Chiari
In piazza a Rovato
In piazza Cavour a Rovato ad accogliere i marciatori e i ciclisti con la fiaccola c'erano l'assessore Elena Belleri e il parroco don Mario Metelli. Presente anche la presidente dell'Aido di Rovato Giusi Buffoli.