Orgoglio cittadino

L'integrazione passa anche da studio e cultura: 110 e lode in Medicina con una tesi sul Covid

Sudwaric Sharma, si è laureato con il massimo dei voti all'Università di Milano. Nella tesi ha analizzato proprio l'aspetto organizzativo sanitario durante il Coronavirus.

L'integrazione passa anche da studio e cultura: 110 e lode in Medicina con una tesi sul Covid
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di Federica Gisonna

Il protagonista della storia è Sudwaric Sharma, 25enne clarense, ma di origini indiane. Si è laureato con il massimo dei voti all'Università di Milano.

L'integrazione passa anche da studio e cultura

Laureato con 110 e Lode in Medicina e Chirurgia all’Università di Milano. Lui è Sudwaric Sharma, clarense di origini indiane che nell’anno del Covid ha raggiunto il suo traguardo più importante e, allo stesso tempo, ha lanciato il messaggio che l’integrazione passa anche dallo studio e, nel suo caso, che le proprie conoscenze si possono mettere a disposizione per salvare la vita delle persone. Ad annunciare la notizia, sui social, è stata la mamma del venticinquenne che, orgogliosa, ha deciso di condividere (nonostante la timidezza dimostrata poi da Sudwaric) la sua gioia e il suo orgoglio.

Originario di Delhi, in India, il 6 agosto 1996, all’età di 4 anni si è trasferito in Italia con la famiglia che ha lasciato il Paese d’origine per motivi lavorativi. Il giovane ha frequentato tutte le scuole a Chiari e poi, prima di iscriversi all’Università, il liceo don Milani a Romano di Lombardia.
«Mi sono laureato in Medicina, ma credo che nemmeno sia una notizia - ha esordito Sudwaric con una gentilezza disarmante - Probabilmente, come tutti i bambini, non ho sempre pensato di fare il medico. Poi, però, negli anni mi sono accorto di avere una predisposizione alle materie di ambito filosofico e scientifico. Ragionandoci, mi sono ritrovato a pensare che mi sarebbe piaciuto fare Medicina e così è stato, ma non nascondo che ci sono stati momenti in cui desideravo fare il cuoco o il musicista e anche che, sicuramente, c’è stato un pochino lo zampino di mia madre. Ho scelto questa facoltà per me stesso, ma sapevo che l’avrebbe anche resa estremamente felice».

Il 25enne non è l’unico laureato in famiglia, i suoi genitori, infatti, hanno conseguito il titolo in India. Lui, invece, è il primo ad aver completato il ciclo di studi in Italia.
«Sono cresciuto a Chiari e sono riconoscente alla mia città - ha proseguito il giovane - Dopo il liceo, però, ho sentito l’esigenza di spostarmi, di aprire i miei orizzonti e proprio per questo ho scelto di frequentare l’Università a Milano. Avevo bisogno di aprire la mia mente e interfacciarmi al mondo e non poteva esserci luogo migliore. Dopo tre anni da pendolare mi sono trasferito perché gli orari non erano più compatibili con gli orari che stavo facendo al Policlinico di Milano Ospedale Maggiore. Mi sono trovato davvero molto bene. Ho incontrato persone che hanno alimentato la mia curiosità e hanno dato apporto alla mia crescita e questo mi ha formato. Ho potuto conoscere gente proveniente da tutta Italia e stringere rapporti che sono andati oltre il locale. Non nego di aver faticato, ma non mi è pesato studiare per mesi interi perché credo nel mio percorso e se nel mio piccolo posso davvero dare un consiglio è quello di fare ciò in cui si crede nonostante possa sembrare faticoso».
Tra le cose che hanno influito sulla formazione del giovane c’è stato anche l’essere rappresentante degli studenti universitari e l’impegno nel Consiglio del dipartimento di Medicina e l’aver intrapreso il percorso di insegnamento tra pari.

«Sono entrato a far parte di Sono4You (la rete europea dell'ecografia per studenti di medicina, ndr) prima come tutor e poi come responsabile - ha spiegato - Ci occupiamo di divulgare la conoscenza pratica: si punta ad imparare e poi insegnare, ma direttamente sul campo, cosa un po’ difficile adesso».
Il Covid, ovviamente, ha influito sul percorso. «La scorso anno non è stato facile - Avevamo appena finito gli esami e sicuramente è stato un colpo il lockdown. Poi ho subito sentito la necessità di dover dare una mano. Così mi sono messo a disposizione per dare una mano alla Centrale operativa (il numero verde Covid). E’ stato stranissimo, per strada c’erano solo i riders che facevano le consegne e di certo non mi aspettavo una cosa del genere. Poi, come tesista del Policlinico, ho potuto dare un contribuito nel controllo dei pazienti Covid curati da casa, monitorando la situazione e garantendo assistenza. Ovviamente, per la tesi non poteva esserci argomento di verso. Ho trattato l’aspetto organizzativo sanitario, considerando anche cosa non è andato. Dell’aspetto umano di questa pandemia poi non parliamone, i segni ce li porteremo sempre. Speriamo davvero di poterne uscire grazie al vaccino».

Il 25enne si è laureato lo scorso 29 giugno. In questi giorni è impegnato nella preparazione per il test di abilitazione che si terrà a fine luglio.
«Come tutti inizierò facendo le sostituzioni e le guardie mediche, ma mi piacerebbe prestare servizio anche a Chiari per le vaccinazioni - ha aggiunto - Ho tanto da imparare sul campo dato che nell’ultimo periodo i tirocini non sono stati fatti. E’ stata una perdita a livello formativo e conto di recuperare presto. Ho voglia di mettermi in gioco. Capisco che tanti coetanei puntano ad un lavoro che possa far subito guadagnare qualcosa, ma ci vuole coraggio e anche gli studi lunghi poi pagano. Inoltre, spero che il mio percorso, così come quello di tanti altri, possa essere d’esempio anche per tanti giovani indiani e non solo. E’ necessario usare risorse e mente, impegnarsi nello studio per farsi strada. Questo ci rende elastici, ci apre la mente. Credo che i sacrifici poi diano tanti frutti. Inoltre, penso che l’integrazione passi anche per lo studio, per la cultura e tramite la creazione di tessuti sociali. Il mio futuro probabilmente sarà qui a Milano, proverò a giocare le mie carte, ma tornerò sempre a Chiari dalla mia famiglia. Inoltre, vorrei trovare un modo per ridare alla mia città ciò che lei ha dato a me».

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