Fu internato nei campi di lavoro: medaglia d'onore a Pietro Vanin
L'onorificenza è stata consegnata questa mattina ai famigliari del carabiniere.
Aveva scelto di rimanere fedele ai propri ideali, al re, di non schierarsi con i tedeschi e le camice nere. E così dopo l'8 settembre del 1943 il bresciano Pietro Vanin, carabiniere di stanza a Fiume, era stato costretto a due anni di prigionia nei campi di lavoro in Germania. Questa mattina, in occasione delle celebrazioni del 2 Giugno a Bassano Bresciano, ai famigliari di Vanin hanno ritirato la Medaglia d'onore ai cittadini italiani deportati einternati nei lager nazisti conferita al bresciano (scomparso nel 1952, pochi anni dopo il rientro in Patria) dal Presidente della Repubblica.
Fu internato nei campi di lavoro: medaglia d'onore a Pietro Vanin
Breve ma toccante, la cerimonia si è svolta questa mattina dopo la tradizionale deposizione della corona d'alloro davanti al monumento dei Caduti alla presenza del sindaco Michele Sbaraini, delle istituzioni civili e religiose e della famiglia Vanin: i figli Giuseppe e Antonietta, la nipote Loretta e gli altri parenti. Classe 1905, originario del Veneto, Pietro Vanin stava prestanto servizio a Fiume quando l'armistizio è calato su di lui e i suoi compagni. Uomo d'onore, di principio aveva scelto l'internamento piuttosto di combattere per i nazisti e la Repubblica di Salò. Sono seguiti due anni di lavori forzati, dal 25 luglio del 1944 al 5 aprile del 1945, passando da un campo di lavoro all'altro in Germania, in condizioni disumane, trasportato sui carri del bestiame come se fossero animali.
Due anni di miseria, sperando sempre di poter rientare a casa, raccontati sul metallo di una piccola gavetta che Vanin portava sempre con sè, incidendo il metallo con un coltellino e segnando date e luoghi. L'ultima incisione recitava "partenza": l'inizio del ritorno in Italia, attaversando la Germania a piedi fino alla svizzera.
"La libertà non ci è stata regalata"
"La libertà non ci è stata regalata, ma l'abbiamo conquistata con sacrificio, battaglie, e pagando un caro prezzo", ha esordio il primo cittadino prima di lasciare spazio alle testimonianze commosse della famiglia dell'internato e di consegnare loro la Medaglia d'Onore. Sacrifici come quello di Pietro Vanin, che al contrario di molti ha avuto la fortuna di poter riabbracciare i suoi cari.
"L'esempio del vostro caro e la preziosa eredità che ha lasciato ci consentiranno di avere maggiore fiducia nel futuro e di costruirlo con più solide fondamenta", si legge nella lettera della Prefettura. Un segno di rispetto, di gratitudine, verso chi ha fatto la storia e ne ha pagato il prezzo.