L'appello di Sonia sull'endometriosi, una malattia poco conosciuta
«Non sottovalutate i sintomi. Rivolgendosi alle persone giuste si possono trovare delle soluzioni e diminuire il rischio di infertilità», ha spiegato la donna.
di Federica Gisonna
Marzo è il mese della prevenzione e della conoscenza della malattia. Così, la quarantanovenne residente nella Bassa, ha deciso di parlare dell'endometriosi e portare la sua testimonianza.
L'appello di Sonia sull'endometriosi, una malattia poco conosciuta
Endometriosi. Una parola già difficile e che lascia presagire una difficoltà effettiva. E’ una malattia, invalidante. E se ne parla poco, pochissimo. Ma, proprio a marzo, mese della prevenzione, è bene fare in modo che più persone possibili aprano gli occhi. Che le donne possano diventare consapevoli di quella che è una patologia, che probabilmente fin da bambine, le affligge. Sonia Bonetta, affetta dall’endometriosi, ha voluto portare la sua testimonianza, senza filtri, per fare in modo che i sintomi non vengano sottovalutati e che si possano trovare delle soluzioni o, quantomeno, provare a contrastare l’infertilità e il dolore.
La patologia
Come riportato sul sito del Ministero della salute, in Italia sono affette da endometriosi il 10-15% delle donne in età riproduttiva; la patologia interessa circa il 30-50% delle donne infertili o che hanno difficoltà a concepire. Le diagnosi conclamate sono almeno 3 milioni. Il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in fasce d'età più basse.
La diagnosi arriva spesso dopo un percorso lungo e dispendioso, il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni psicologiche per la donna. Sostanzialmente, l’endometriosi è la presenza di endometrio, mucosa che normalmente riveste esclusivamente la cavità uterina, all’esterno dell’utero e può interessare la donna già alla prima mestruazione (menarca) e accompagnarla fino alla menopausa. Le donne che soffrono di endometriosi riferiscono dolore mestruale, dolore durante i rapporti sessuali, dolore alla minzione e alla defecazione, a volte accompagnato dalla comparsa di sangue nelle urine o nelle feci. Il dolore può essere cronico e persistente, ma generalmente i sintomi si aggravano durante il periodo mestruale. Purtroppo, l’endometriosi è causa di sub-fertilità o infertilità (30-40% dei casi) e l’impatto della malattia è alto ed è connesso alla riduzione della qualità della vita e ai costi diretti e indiretti. Una limitata consapevolezza della patologia è causa del grave ritardo diagnostico, valutato intorno ai sette anni. Una pronta diagnosi e un trattamento tempestivo possono migliorare la qualità di vita e prevenire l’infertilità. Infatti, sin dalla più giovane età è molto importante sapere che i dolori mestruali e durante i rapporti non sono normali e, proprio per questo, non devono essere taciuti. Scoprendo la malattia si possono anche cercare delle soluzioni, sottovalutandola o fingendo che non esista, invece, non si fa altro che peggiorare le cose.
La testimonianza
Insomma, l’endometriosi è una malattia complessa, cronica e poco conosciuta anche se, purtroppo, incide pesantemente sulla vita della donna.
«Ho iniziato a star male quando avevo otto anni, in contemporanea con le prime mestruazioni - ha raccontato Sonia - I dolori erano molto forti, avevo delle vere e proprie emorragie. Anche i miei genitori si accorsero che effettivamente c’era qualcosa che non andava e così sono iniziate le varie visite da medici, ginecologi e specialisti. Fin da giovane ho iniziato a prendere la pillola che inizialmente mi ha fermato il mestruo, ma poi mi ha causato anche diversi problemi di altro genere ed è stato necessario rivolgersi anche ad un endocrinologo».
Tante, troppe cose che per una ragazzina avevano un grosso impatto anche psicologico.
«A 17 anni mi sono sentita male a scuola - ha continuato Sonia - Sono stata ricoverata al Civile, in Ginecologia, e per la prima volta mi hanno parlato di endometriosi. Poi, ho finalmente trovato il medico giusto e sono iniziate le cure. Nel mentre, sono cresciuta. Mi sono sposata e ho sentito il desiderio di avere un figlio. Che però, purtroppo non è mai arrivato. Oltre a numerosi interventi, ho infatti iniziato le terapie ormonali e il percorso di inseminazione. Sempre tutto a mie spese ma purtroppo nulla ha fatto effetto. E’ stato pesante, frustrante. Il desiderio di diventare mamma era enorme. Ti senti sola e non sai cosa fare, come affrontare la situazione. E per di più, devi fare i conti con chi ti chiede perché sei ingrassata, se sei incinta e non fa altro che farti sentire peggio. A 36 anni, poi, mi sono arresa e mi sono sottoposta alle asportazioni e resezioni. Vorrei evitare anche ad una singola persona di vivere la mia esperienza».
Sonia, infatti, è poi diventata molto attiva nella prevenzione insieme ad altre donne, anche tramite gruppi Facebook, cerca di rendersi utile il più possibile.
L’appello
«Ci metto la faccia e vorrei lanciare un appello, non perchè mi piaccia apparire o raccontare la mia storia, ma perché è necessario per fare aprire gli occhi - ha spiegato - Vorrei sensibilizzare le mamme soprattutto, è importante non sottovalutare i sintomi, fare attenzione e rivolgersi alle persone giuste. A specialisti che possano dare una mano e, magari, anche evitare l’infertilità. Io sono a disposizione per chiunque voglia fare una chiacchierata. Sono pronta a indirizzare, per quanto posso, nelle strutture più adeguate e dare consigli. La prevenzione è importante e purtroppo, con il Covid, tante malattie sono state offuscate. Questo è il secondo anno che non possiamo organizzare la Marcia su Roma. Spero che le Amministrazioni rispondano all’appello di colorare nuovamente gli edifici di giallo, che rappresenta la malattia. Urge fare luce. Solo così poi le donne potranno essere indirizzate nei posti giusti e, magari, trovare una soluzione. Noi, come dico sempre, siamo delle guerriere e possiamo lottare».