Il Metodo Bonori per il trattamento dell’artrosi alle anche
Il duplice approccio, da medico e da paziente, del dottor Pierantonio Gardelin, chirurgo specialista in ortopedia e traumatologia
È possibile utilizzare il Metodo Bonori per il trattamento dell’artrosi alle anche. A tal proposito abbiamo interpellato il dottor Pierantonio Gardelin: si tratta di un chirurgo, specialista in ortopedia e traumatologia. Il medico è attivo principalmente nell’area milanese e la sua prevalente area di interesse è il trattamento dell’artrosi di anca e ginocchio, sia dal punto di vista conservativo che chirurgico. “Ho conosciuto il dottor Matteo Bonori tramite i social, scoprendo poi che il suo metodo è unico - ha affermato - la fisioterapia ricopre un ruolo fondamentale e questo trattamento innovativo ha qualcosa di diverso, da utilizzare anche abbinato alle moderne tecniche rigenerative sulla cartilagine”.
Metodo Bonori e artrosi alle anche
Il dottor Gardelin soffre di artrosi all’anca di medio grado, diagnosticagli circa tre anni fa: “Il mio approccio al Metodo Bonori è quindi duplice, sia dal punto di vista scientifico che da quello del paziente. Ho praticato varie terapie e fisioterapie, posso affermare che con Bonori ho avuto benefici già dopo il primo trattamento, ottenendo dunque un risultato immediato. Lavora molto sulla capsula, ovvero sull’insieme dei legamenti che tiene stabile l’articolazione dell’anca. Questo lavoro manuale fa sì che il paziente ottenga, senza dolore, una maggiore elasticità della capsula, che con l’artrosi tende ad irrigidirsi e a provocare limitazioni di mobilità. In parallelo il Metodo usa le onde d’urto radiali, sempre con l’obiettivo di dare elasticità alle strutture, alla capsula e alla muscolatura. In aggiunta sono insegnati esercizi di mantenimento”.
L’utilizzo di cellule staminali
Continua il dottor Gardelin: “Il paziente con artrosi all’anca ha due possibilità. La prima si verifica quando non ha consumato completamente la cartilagine. In tal caso è fondamentale procedere con il Metodo Bonori e inoltre è possibile prevedere l’innesto di cellule staminali chiamate mesenchimali, prelevate dal tessuto adiposo. Non viene ricostruita la cartilagine ma si arresta il processo degenerativo cronico (oppure lo si allenta gradualmente). Si tratta di un unico intervento, in anestesia locale per prelevare il grasso, senza limiti d’età e svolto in ambulatorio. Non servono ricoveri, stampelle e interventi chirurgici. In Italia questa strada è percorsa da 7 anni e ha ottenuto notevoli risultati, in termini di miglioramento della sintomatologia del paziente e di stabilità della radiografia. Faccio parte del Centro Nazionale Artrosi di Monza: in sostanza da qui passano tutte le terapie innovative per la cartilagine”.
La chirurgia protesica
La seconda possibilità riguarda il paziente ormai privo di cartilagine, come spiega il dottor Gardelin: “In questo caso il ritorno ad un’attività sportiva, lavorativa o quotidiana senza dolore si può avere solo con un intervento di chirurgia protesica. Due sono le tecniche protesiche: una è l’artroplastica di rivestimento, praticata solo da una manciata di specialisti in Italia. Conserva la testa del femore e la ricopre con una coppa di metallo resistente agli urti e al consumo. Perciò è indicata per l’uomo giovane e sportivo, molto conservativa dal punto di vista osseo e in grado persino di restituire la possibilità di praticare sport e a svolgere le attività sconsigliate con la protesi tradizionale. Per le donne si usa una tecnica mininvasiva per via anteriore, passando attraverso i muscoli che non vengono tagliati. L’incisione è chiamata bikini perché segue la piega inguinale”.
Informazioni e contatti
Gli studi fisioterapici dove effettuare i trattamenti del dottor Matteo Bonori Fisioterapista Osteopata si trovano in tutta Italia e le sedi sono in continua crescita. Per ulteriori informazioni visitare https://fisioterapiabonori.it/.
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