Amori e tradimenti a Villa Callas
Tre piani, diciannove appartamenti, per una superficie strutturale di 780 metri quadrati, ai quali vanno aggiunti anche i 7mila e 500 del parco che la circonda. «Villa Callas» ha una lunga storia alle sue spalle.
Costruita ancor prima della Grande Guerra (all'incirca negli Anni '30), la casa che a metà dello scorso Secolo fu abitata dalla famosa cantante lirica statunitense (ma di origini greche), Maria Callas, ha avuto trascorsi felici alternati a periodi più travagliati. Andando, infatti, a ritroso nel tempo, i passaggi che scandiscono le tappe principali di questo imponente edificio situato sulla strada del centro storico che porta alle «Grotte di Catullo» (proprio di fronte a parco Callas ed all'Hotel Villa Cortine) sono sempre stati accompagnati anche da una sorte di evoluzione della sua denominazione. Inizialmente, la residenza di via Catullo era conosciuta come «Villa Giannantoni», derivante dal suo primo «inquilino» (un industriale veronese di cui si conoscono poco le sue generalità).
L'intera proprietà visse una serie di passaggi (nel Dopoguerra il «rogito» venne firmato prima dallo zaratino Antonio Zerauschehek e poi da Angelo Marinoni, un fabbricante di forni elettrici di Verona) che la portarono, alla fine, nelle mani del veronese Giovanni Battista Meneghini, un imprenditore di laterizi e grande appassionato di musica lirica. Da qui, il collegamento con una giovane ed ancora sconosciuta Maria Callas, è molto facile. Sancito quindi il cosiddetto «patto dei sei mesi», nel 1949 i due si sposarono. Sempre per amore, Meneghini decise di regalarle la sua stessa casa di Sirmione, che si trasformò da «Villa Meneghini» a «Villa Callas». Per 10 anni, i due vissero all'interno di quella lussuosa palazzina, con la Callas che decise di riqualificare alcune parti del parco: in primis i giardini, colorati ed adornati con gazebo ed aiuole, e la piscina (a forma di Lago di Garda o di «cuore»).
Intorno la fine degli Anni '50, ecco l'incontro con il ricchissimo armatore greco, Aristotele Onassis, che decretò di fatto la separazione della coppia Meneghini-Callas. Ed ecco allora riaffiorare da quella piccola reggia segreti, svelati soltanto in alcuni «passi» della biografia del «Titta» Meneghini. Si narra, infatti, di un furioso litigio avvenuto nella torretta di «Villa Callas» tra il «padrone di casa» Meneghini ed Onassis. Di fronte alla vista del lago, l'armatore di Smirne definì il Garda come una «pozzanghera», un luogo indegno per una bellezza come Maria. Nella narrazione di «Maria Callas, mia moglie» si racconta anche che la sera stessa del «battibecco», la cantante, accecata d'amore per Onassis, decise di lasciare la Penisola gardesana, senza mai più fare ritorno. Solo ed abbandonato, poco tempo dopo anche Meneghini se ne andò da «Villa Callas», trasferendosi in un abitazione poco distante (in via Verona, nella frazione di Colombare), restandoci fino alla sua morte, avvenuta nel 1981, quattro anni dopo la scomparsa della sua ex consorte.
Per altri 10 lunghi anni, quell'edificio rimase completamente abbandonato, visto da alcuni ragazzini della zona come ad una sorta di «parco giochi». Nel 1988, infine, l'intera struttura di «Villa Callas» fu trasformata in un residence privato, suddiviso in poco meno di 20 bilocali, indirizzati per la maggior parte a scopo di «seconde case», tranne che per due inquilini «fissi». Uno di questi è Ugo Santi che due anni fa invitò Dario Fo all'interno della storica villa per ricevere in dono dal Premio Nobel un suo quadro raffigurante proprio Maria Callas.
«Dato che quest'anno ricorre il 40° anniversario della Divina - ha spiegato Santi -, si stanno studiando soluzioni per organizzare eventi nel parco, rendendo Villa Callas visitabile al pubblico». E così, anche Villa Callas potrà svelare quei segreti, celati per tanti anni dal mondo delle grandi celebrità del passato, che movimentarono in lungo ed in largo la quotidianità di Sirmione.