La Valle Camonica ha “incoronato” sabato sera i migliori formaggi di alpeggio
Non è stato semplice scegliere i migliori, tra un plafond di 53 prodotti arrivati sul tavolo della giuria.
La Valle Camonica ha “incoronato” sabato sera i migliori formaggi di alpeggio. La giuria di qualità - formata da Elio Ghisalberti (Guida Espresso), Gian Carlo Morelli (migliore carrello di formaggi 2020), Michele Valotti (tra i 15 migliori carrelli di formaggi 2020), Roberto Barbieri (relatore e formatore Slow Food Formaggi), Biagio Primiceri di Slow Food e dall’agronomo Guido Calvi, direttore Parco Adamello - ha decretato i vincitori della prima edizione di «Fiormaggi», il concorso organizzato da PromAzioni360 di Loretta Tabarini e dall’Associazione Darfense Agricoltori, su invito dell’Amministrazione comunale di Darfo Boario Terme e con il prezioso coordinamento di Slow Food Valle Camonica. nella figura di Gualberto Martini. Non è stato semplice scegliere i migliori, tra un plafond di 53 formaggi arrivati sul tavolo della giuria. Che alla fine, però, ha portato a termine il suo compito in modo ineccepibile.
I vincitori
Nella categoria «affinati» è stata premiata Melissa Sacellini dell’azienda agricola Le Saiotte di Berzo Inferiore, mentre il Casolet più buono è risultato quello di Sonia Spagnoli della Casera di Gianico. Nadia Salvetti dell’omonima azienda agricola di Losine ha sbaragliato la concorrenza mettendo a segno un bis nelle categorie Ricotta stagionata e Formagella. Martino Furloni di Breno ha presentato alla giuria il miglior Nostrano fresco, mentre le sorelle Bettoni dell’azienda agricola Prestello di Prestine hanno vinto con il loro Silter. Andrea Bezzi di Ponte di Legno non si è accontentato di portare a casa il primo premio per il Nostrano stagionato, ma ha conquistato anche il cuore... e il palato del presidente di giuria Gian Carlo Morelli: a lui è infatti andato il premio «Coup de coeur» per il suo Silter. Infine, è stato premiato anche il più giovane casaro in gara, il sedicenne Nicola Botticchio dell’azienda agricola Marta Andreoli di Artogne.
Valorizzare i prodotti caseari di malga
Il concorso - che ha fatto registrare una partecipazione altissima e del tutto inaspettata, dal momento che si trattava appunto della prima edizione - era indirizzato a valorizzare i prodotti caseari di malga del bacino superiore dell'Oglio, ma anche far conoscere ai consumatori i prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento sostenibile, stimolare un consumo più consapevole e promuovere un confronto costruttivo tra le aziende, al fine di mantenere viva e dinamica la cultura casearia della Valle Camonica. Non da ultimo, premiare i prodotti di qualità per sostenere l'economia locale e farli apprezzare anche sui mercati nazionali ed esteri.
“In Valle Camonica, nel tempo, si è sviluppata una straordinaria cultura casearia, con una varietà di prodotti difficile da riscontrare in altre realtà territoriali – sottolinea il vicesindaco di Darfo Boario, Attilio Cristini - Nel 2018 l'Unesco ha riconosciuto come proprio patrimonio la riserva della Biosfera di Valle Camonica. Tra le sue varie peculiarità la presenza di circa 2.800 specie di fiori, di cui 2.230 ufficialmente censite, che rappresentano un quarto della flora italiana e metà dell'intera flora delle Alpi. La maggior concentrazione si riscontra sul monte Frerone (circa mille specie), a Crocedomini, al Tonale, alla Presolana e in Concarena”.
Una tale varietà floreale del pascolo montano “conferisce al latte prodotto da vacche, capre e pecore, caratteristiche organolettiche che vengono trasmesse ai formaggi attraverso percezioni sensoriali uniche e straordinarie – spiega Gualberto Martini di Slow Food Valle Camonica -. Il concorso “Fiormaggi” tende a valorizzare proprio queste caratteristiche. La professionalità e la creatività del singoli casari fa poi la differenza. E' estremamente importante far conoscere i nostri formaggi e le loro peculiarità ai consumatori ed ai ristoratori. Quando manca la conoscenza, sono altri a scegliere al posto nostro. Siamo convinti che sia importante consumare cibo in modo consapevole, soprattutto i prodotti locali che provengono da metodi di coltivazione e di allevamento sostenibili: tutto ciò per conservare viva la nostra cultura gastronomica e sostenere l’economia del territorio”.