450 anni fa la peste a Desenzano
Sono passati ben quattrocentocinquant’anni da un evento che sconvolse la (allora) piccola cittadina desenzanese.
Siamo nel 1567 quando alla già difficile situazione del paese, carica di problemi per i contrasti tra la comunità e il parroco Lana de’ Terzi (la cui cacciata porterà all’interdetto emanato nel 1569 da Pio V) si aggiunge una terribile male: la peste. A curarla viene chiamato l’esperto medico di Toscolano Maderno Andrea Gratiolo, il quale, aiutato dal chirurgo Pietro Giudici, riuscirà a limitare al minimo l’infuriare della malattia petecchiale cavandosela «con poca mortalità di popolo».
Aristotelico, amico del più celebre Girolamo Fracastoro (Vr 1478 - Affi 1553) impegnato a curare la sifilide, il Gratiolo fu un esempio di mentalità rinascimentale figlia della rivoluzione scientifica. Dall’osservazione della natura egli capì che la forma pestilenziale era dovuta ai «caalèr», ovvero i bachi da seta allevati in casa e i cui escrementi generavano condizioni igienico-sanitarie a rischio.
Anche nel procedimento terapeutico il Gratiolo dimostrò grande prudenza e moderazione, astenendosi da terapie troppo invasive. La sua esperienza desenzanese fu raccontata in un assai interessante «Discorso di peste», edito per la prima volta nel 1575 e ripubblicato a cura di Edoardo Campostrini per l’Ateneo di Salò nel 2009.