Bianca Daller, insegnante vittima del terrorismo
Era il 16 dicembre 1976 quando in piazzale Arnaldo a Brescia sotto il portico all’angolo con via Turati scoppia una bomba nascosta in una pentola a pressione. Decine di feriti gravi ma una sola vittima, l’insegnante in pensione Bianca Daller. Bianca è nata il 19 agosto 1915, ha insegnato tedesco presso alcune scuole cittadine tra cui l’istituto Abba Ballini che le ha dedicato il laboratoio linguistico. Il comune di Brescia ha posto una lapide in memoria sul luogo della strage e il comune di Soiano, paese a cui lei era particolarmente legata, le ha dedicato una via.
Il 10 maggio alle 20.30, in occasione della giornata del 9 maggio dedicata alle vittime del terrorismo e delle stragi, nella sala consiliare del Municipio di Soiano verrà presentato il libro «Rapsodia familiare in tre tempi. Uno sguardo sulla vita» dove oltre al sindaco Giuseppe Previ interverranno la curatrice del libro Bianca Bardini, Marco Fenaroli della Casa della memoria di Brescia e il figlio di Bianca Andrea Gritti. A quest’ultimo abbiamo rivolto qualche domanda per capire meglio l’amore di Bianca per Soiano. Perché secondo lei sua madre era così legata al paese? «Mia madre ha trascorso qui dei periodi molto belli. Era solita venire in vacanza nei mesi di settembre/ottobre, nel periodo della vendemmia, una volta le vacanza non erano fatte come adesso per rilassarsi. Veniva a trovare la zia che viveva qui e dava una mano nella vendemmia. Questo per quanto riguarda la sua adolescenza. Si è anche sposata a Soiano nell’ aprile del 1945. Era legata anche ad altri paesi in zona, come Mocasina, frazione di Calvagese della Riviera. Qui ha vissuto nei primi anni della sua vita, fino a 5 anni, nella casa della nonna che successivamente è stata venduta. Mia madre aveva origini materne da questa zona, sua madre si chiamava Emma Florioli. Il padre invece era romagnolo, anche se il cognome Daller va pensare più al Veneto. Mia madre ha anche lavorato sul Garda, il primo incarico come insegnante subito dopo la laurea lo prese a Salò ed ogni giorno partiva con il tram da Brescia». Perché ha deciso di mettere a disposizione gli scritti lasciati da sua madre per questo libro? «La casa della memoria che ogni anno a dicembre organizza una cerimonia di commemorazione lo scorso anno, per il quarantesimo anniversario, mi ha chiesto se volessi contribuire. Andare a cercare qualcuno che la conosceva era un po’ più complicato, non sono rimasti molti in vita. Anche se nel corso degli anni ho avuto il piacere di conoscere qualche suo ex alunno. In ogni caso ho pensato che gli scritti che per tanto tempo avevo custodito potessero andare bene e potesse essere una buona idea pubblicarli». La casa della memoria di Brescia è un’associazione non a scopo di lucro nata per volontà del Comune, della Provincia e dei familiari delle vittime della strage di piazza della Loggia con lo scopo di pervenire alla più completa ricostruzione dei fatti di tale strage.
Di Silvia Massolini, da Gardaweek del 28 aprile