Legambiente Lombardia chiede la revisione del Def

Legambiente Lombardia chiede la revisione del Def

«La sentenza del Tar di Roma ha rigettato il ricorso di una sessantina di associazioni ambientaliste. Non è che “un incidente di percorso”, ci appelleremo al Consiglio di Stato perchè siamo legittimati a farlo – dichiara Dario Balotta, responsabile trasporti Legambiente Lombardia – Stiamo chiedendo, come Legambiente, anche una revisione del progetto Tav da anni.

Sono 23, su un totale di 111, le opere infrastrutturali prioritarie su cui è in corso la “project review” da parte del ministero delle Infrastrutture. A dirlo è l’allegato Infrastrutture al Def, approvato l’11 aprile scorso dal Consiglio dei ministri insieme al documento di Economia e finanza. Nella lista ci sono conferme di “revisioni” in corso già note, come la Torino-Lione tratta nazionale, o la Catania-Palermo ferroviaria, ma anche molte novità, come l’autostrada Tirrenica, la metro C di Roma, l’alta capacità Brescia-Verona-Padova, il Terzo Valico, le tratte di adduzione ai tunnel svizzeri, la 106 Ionica, la superstrada Ferrara-Porto Garibaldi, la Grosseto-Fano.

Tramontata con il nuovo Codice appalti la legge obiettivo, l’Allegato al Def si configura come “documento ponte” in vista dei veri provvedimenti strategici individuati dal Codice: il «Piano generale dei trasporti e della logistica» (Pgtl) e il «Documento pluriennale di pianificazione» (Dpp), dovrebbe essere varato dal Mit entro pochi mesi.

Questo ripensamento del ministero prende atto che sulle tratte brevi come la Verona-Vicenza non ha senso ragionare di 300 km/h ma basterebbero 240K/h. Chiediamo che la revisione venga fatta anche per la Brescia Verona e che il Cipe si esprima definitivamente per la cancellazione dello shunt ( 32 km in più dal costo di 900 milioni di euro). Ciò consentirebbe anche la revisione del tracciato che potrebbe così passare da Peschiera del Garda per assicurare una maggiore utenza anche turistica, e una riduzione del consumo di suolo a 138 ettari contro quella di Rfi che prevede 168 ettari.

La nostra proposta di affiancamento in sede dei nuovi binari sarebbe la più competitiva perché i costi di infrastruttura e del materiale rotabile sarebbero nettamente inferiori e si eviterebbe la perdita del 25% del fatturato (12,5 milioni anno) dell’area del Lugana.

I benefici ambientali sarebbero enormi ma anche i costi di esercizio sarebbero inferiori per il minori consumi di energia e di spese di manutenzione. Il quadruplicamento consentirebbe inoltre un reale raddoppio della capacità della linea e l’adozione di un sistema misto. A differenza del progetto Rfi i treni locali, regionali, merci e le frecce potrebbero utilizzare indifferentemente i quattro binari a beneficio dei pendolari , del turismo e delle merci».