Giallo sul lago d'Iseo: le ricerche per ora non hanno dato riscontri

Ad avvistare a 80 metri di profondità un'auto con all'interno resti umani in avanzato stato di decomposizione sono stati due sommozzatori amatoriali.

Giallo sul lago d'Iseo: le ricerche per ora non hanno dato riscontri
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Giallo sul lago d'Iseo: le ricerche di ieri non hanno dato riscontri. I due sub hanno avuto un abbaglio o a 80 metri di profondità c'è un cadavere in un'auto?

Giallo sul lago d'Iseo: le ricerche per ora non hanno dato riscontri

Due sommozzatori amatoriali sono recati dai carabinieri di Tavernola Bergamasca dopo aver avvistato, durante un'immersione a 80 metri circa di profondità e al largo della zona Nord del paese rivierasco, un'auto di vecchio tipo con all'interno resti umani in avanzato stato di decomposizione. Imediatamente è stata allertata la compagnia carabinieri di Clusone e sono state avviate le ricerche.

Ieri, mercoledì, nella zona della Cementifera è stato calato in acqua un robot per le ricerche subacquee, ma a causa di un problema tecnico a metà pomeriggio le operazioni del Nucleo subacquei e dei volontari del Soccorso Sebino di Pisogne si sono interrotte. L'ispezione strumentale effettuata fra gli 80 e i 100 metri di profondità, però, non ha dato riscontri. Sul posto era presente anche la motovedetta dei carabinieri di Iseo.

Un abbaglio o un cadavere?

Gli inquirenti non escludono alcuna pista. Che le acque abbiano tenuto celato il corpo di una vittima di omicidio? La zona fra Predore e Tavernola era stata soprannominata "cimitero del Sebino"proprio per la presenza di diversi cadaveri riaffiorati fra gli anni Settanta e Ottanta a seguito di crimini riconducibili alla malavita.

Il corpo di Vittorio Di Capua, avvocato gestore dell’ippodromo di San Siro rapito nel marzo 1977, era riaffiorato nell’ottobre dello stesso anno proprio nella zona di Tavernola Bergamasca, poiché la salma non era più trattenuta sul fondo dal blocco di cemento cui era stata legata dopo l’omicidio. Gli investigatori avevano ipotizzano che il delitto fosse da collegare alla mano della ‘Ndrangheta.

Il 23 settembre 1989 due cadaveri vennero recuperati sempre nei pressi di Tavernola. Si trattava dei corpi di due fratelli, Vincenzo e Fabio Pisano, originari di Caserta e trasferitisi a Sant’Omobono in Valle Imagna da alcuni mesi, scomparsi il 3 settembre e uccisi a colpi di pistola. I due avevano precedenti penali ed erano ritenuti vicini agli ambienti della Camorra. Per l’omicidio vennero arrestati due bergamaschi; il movente pare fosse un regolamento di conti per una partita di droga o di armi.

Il 26 ottobre 1990, a Sarnico, venne recuperato un cadavere in avanzato stato di decomposizione e che probabilmente era in fondo al lago da circa cinque anni: si scoprì che erano i resti di Antonio Camasso, 31enne nativo di Mondragone (Caserta) e residente a Darfo Boario, scomparso nel 1985. La pista seguita dagli inquirenti fu quella di un omicidio maturato in un regolamento di conti. Il delitto è rimasto irrisolto.

Potrebbe, però, trattarsi anche di un abbaglio dato dalla narcosi da azoto, fenomeno che si verifica talvolta durante le immersioni subacquee in caso di pressioni ambientali superiori a circa 4 atmosfere (quindi a oltre 30 metri di profondità) e accentuato dalla velocità di discesa.

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